Le trasmissioni Tv e il Far West

di Gabriella Toritto

Il 27 gennaio del 2019 veniva pubblicato su “Il Grande Sorpasso” di Pescara un mio scritto in merito alla qualità delle trasmissioni Tv dal titolo La Tv: madre benigna o perfida matrigna?”, in cui affermavo che la Tv “è partecipe in profondità dell’evoluzione dei comportamenti sociali, (…) proprio in ragione del fatto che in essa, attraverso le sue caratteristiche materiali, tecnologiche, passano nuove forme di pensiero”. Ora, se la Tv è “partecipe” dell’evoluzione/involuzione dei comportamenti sociali, e se “attraverso” di essa “passano nuove forme di pensiero”, allora ne consegue che la Tv è corresponsabile dei mutamenti che si verificano in una società.

La Tv ha modificato il nostro rapporto con il tempo, ha cambiato i nostri passatempi, divenendo essa stessa strumento di svago. E poiché è un media, relativamente nuovo, ha influito sul clima culturale della società odierna, soprattutto di quella occidentale.

Francois Mariet, professore alll’Università Paris-Dauphine, specialista dei media, ha scritto che la Tv “è questione di tecnologia, di percezione, di marketing. Non di morale. Essa muta più lo sguardo che le cose guardate”.

Senza volerlo Mariet, pur negando la questione morale, ha reso un’affermazione dirompente: la Tv ha il potere di “mutare” lo sguardo con cui si guardano le cose prodotte in immagini. Dunque se si riconosce alla Tv il potere di mutare lo sguardo di noi fruitori, forse noi tutti, e non solo, un problema dobbiamo pur porcelo!

Tanti anni fa il professore Vittorino Andreoli, psichiatra, nel suo saggio “Giovani”, ha descritto la gioventù contemporanea confusa dal “bombardamento di immagini”, e ha tracciato il profilo di giovani dell’hic et nunc, del qui ed ora, dell’eterno presente, dell’avere, anzi del possedere, e non dell’essere; di giovani che legano la propria esistenza alle cose: se non si possiede quella cosa (si tratti dello smartphone di ultima generazione o di altro in voga) si è degli esclusi, si è dei “vinti”, si smette di esistere. E la Tv è un proliferare di “cose” pubblicizzate!

Della Tv misconosciuta, poco amata dalla Scuola, incontrollabile e generalizzata si è scritto molto finora. Schiere di scrittori, docenti universitari, insegnanti, pedagogisti, psichiatri hanno detto e scritto la loro sulla televisione, ora esaltandone l’uso e la fruizione, ora condannando.

Vastissima è la letteratura sui suoi pregi e difetti. Molti sostengono che la televisione sia il mezzo di comunicazione di massa meno colto, di più facile accesso e fruizione, soprattutto per le classi sociali svantaggiate, e che sia la baby-sitter a cui molti genitori affidano i propri figli.

La Tv viene anche accusata di indurre i bambini e i giovani alla passività e alla violenza. Personalmente mi riconosco fra quanti condannano certa televisione.

Faccio un esempio. Giorni fa, in seguito all’ennesimo efferato ed inenarrabile delitto, in più trasmissioni televisive e sulla carta stampata di rispettabili quotidiani nazionali è stato affrontato l’argomento sulla violenza di genere facendo ricadere molte responsabilità sui social.

Ora che i social siano il “ricettacolo” degli sfoghi più ingiuriosi e inopinabili, nonché della follia corrente, è risaputo. Così come è noto che non ci sono solo i social bensì esiste anche una televisione che, a tutte le ore, propone immagini e contenuti tra i più truculenti e volgari che i giornalisti dei talk show e dei programmi di approfondimento giornalistico quotidiano hanno finora deliberatamente ignorato. Come mai?

Attualmente la tv, fra guerre, disastri ambientali, film horror, survival, etc. etc., manda in onda un vero e proprio INFERNO. Non la si può proprio guardare! Conviene spegnerla per il proprio benessere mentale. Eppure mai come in questo momento, l’umanità smarrita avrebbe bisogno di un po’ di sana leggerezza, di una carezza, di un sorriso. Si salvano alcuni programmi mattutini di cucina. Si salvano i bei films di Tv 2000, generalmente molto educativi. Si salvano i documentari sulle bellezze della natura e alcune rubriche curate da giornalisti di antico talento e grande cultura.

Altro non c’è, se non violenza. Denaro e violenza. Qualche anno fa avrei scritto pornografia e violenza. Ora ci sono solo violenza e il culto del dio denaro.

Lo stesso San Pio da Pietrelcina, quando negli anni ’60 lo informarono che nelle case di San Giovanni Rotondo “era arrivata” la televisione, rispose che stava per entrare il diavolo nelle case. Parole profetiche.

La nostra Tv rigurgita films d’oltreoceano traboccanti di mitra, di pistole, di bombe, di ordigni nucleari trafugati e pronti ad esplodere in chissà quale parte del mondo, di ceffi della peggiore risma pronti a spargere terrore e a seminare morte.

Come disse molti anni fa papa Wojtyla, oggi vige la cultura della morte.

E allora ci si meraviglia? Di che cosa si meravigliano certi personaggi televisivi? Perché non invitano i loro editori, i proprietari delle tv da cui sono ingaggiati e strapagati a cambiare i circuiti di approvvigionamento dei contenuti che mandano in onda? Perché non aprono un Forum sulla Tv violenta che noi utenti siamo costretti a “sorbirci”? Certamente si può scegliere! Sì, si può scegliere e si può fare zapping. Ma se la maggior parte delle emittenti televisive propone violenza e il “nulla eterno”, rimane un’unica scelta: spegnere la tv. Mentre non posso “spegnere” il canone da pagare.

Qualcuno obietterà che le responsabilità dell’educazione dei giovani e di ciascuno di noi ricadano sulla famiglia e sulla scuola. È vero! E’ pur vero però che oggi esistono diverse agenzie educative che influiscono sulla formazione e sulla crescita dell’infanzia e dell’adolescenza e sull’evoluzione/involuzione di noi tutti. Le odierne nuove “agenzie educative” spesso entrano in conflitto con l’educazione classica di un tempo in cui il padre, la madre, la rete parentale erano in grado di “impostare” ed orientare i giovani.

La stessa Tv è a tutti gli effetti un’agenzia educativa che addirittura precede la scuola stessa, poiché i bimbi, ancora molto piccoli, ne fruiscono immagini e linguaggi ancor prima di entrare nella scuola d’infanzia e, in quanto agenzia educativa, la televisione ha l’obbligo di porsi la questione morale. Altro che!

Quando ci si appella alla questione morale non si auspica alcuna repressione, neppure una vigilanza sospettosa e minacciosa. Non si chiede la censura. Gli addetti ai lavori, tuttavia, in primis i dirigenti delle emittenti televisive, gli stessi opinion leaders devono maturare la consapevolezza e la responsabilità del linguaggio, dei comportamenti usati e ostentati, delle immagini e dei contenuti.

Già Platone nel V libro di Repubblica esortava i poeti e i commediografi del suo tempo a proporre eroi e immagini moralmente utili alla crescita degli adolescenti. Figurarsi dei bambini!

Infatti con la “teoria della mimesi” il filosofo greco sosteneva la tesi dell’imitazione, per cui l’esposizione a scene di violenza, continue e gratuite, a suo avviso, potevano indurre nei bambini, nei giovani (aggiungerei anche negli adulti) una reazione analoga per imitazione e/o per assuefazione.

Diversi studi statunitensi, già molti anni fa, sostenevano che “la presenza della televisione nelle case degli americani ha prodotto la peggiore delle epidemie di violenza giovanile che il paese abbia mai conosciuto”.

Oggi, quotidianamente, anche nelle fasce orarie pomeridiane, si fruiscono immagini e linguaggi non adatti neppure ad un pubblico adulto, che lo stesso pubblico adulto rifiuta con disgusto. Vi sono programmi di successo, talk show, i cui opinion leaders si esprimono e si comportano in modo diseducativo, favorendo esempi di bullismo, di turpiloquio e di aggressività. Questi sì che sarebbero da censurare, anzi da denunciare! Ma tutti tacciono. Dove sono i proprietari delle Tv? Gli editori? I giornalisti? I politici? I governanti?

Dati i silenzi e le reiterate immagini violente sono costretta a concludere scrivendo che si vuole una società violenta. E allora Far West sia!

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