La Francia: crisi diplomatica con l’Italia per l’immigrazione? No! Solo invidia politica

di Domenico Di Carlo

(testo pervenuto a metà maggio)

Sulle dichiarazioni rilasciate alla stampa, dirette o indirette per l’Eliseo, dal ministro degli Interni francese Gérarld Darmanin, sulla incapacità del Governo Meloni di gestione dell’immigrazione, un diplomatico avrebbe detto: “è solo un incidente di percorso politico tra due Stati amici, ci si può sempre confrontare e chiarire”. Ciò è vero, ma è dai tempi del presidente De Gaulle che ci sono stati, talvolta, incidenti di percorso politico, sempre e solo con la cugina Italia. Per caso, non è che i governanti francesi soffrono di una malattia congenita la ” grandeur” napoleonica? Alla base di quelle dichiarazioni, possiamo credere che vi siano i problemi della povera gente, piena di dignità, alla ricerca di un asilo politico o di un aiuto economico?

A me sembra proprio di no! Proprio analizzando i processi della storia politica europea e mondiale. È noto sul tema della immigrazione che le nazioni più esposte nel Mediterraneo sono Italia, Francia, Spagna e Grecia. Senza voler fare alcuna valutazione politica, ma oggettiva, non mi pare che l’Italia abbia eretto muri o barricate, al contrario di altre nazioni. Pertanto, le dichiarazioni del ministro francese, incolpevolmente riferite a questo tema, appaiono insensate, irrispettose del governo italiano, chiunque sia a guidarlo.

Ancor più penose appaiono le dichiarazioni di talune forze politiche nostrane di opposizione che, per ragioni esclusive di lotta interna, raccolgono le accuse francesi senza alcuna analisi su come la Francia gestisca l’immigrazione clandestina sul proprio territorio.

È lecito però domandarsi: quel tema è reale o sottintende altra questione? Non c’è forse dell’altro? Si può disvelare un fatto politico che simula la verità? Non vi sembra che la politica economica del Governo Meloni, tutta da realizzare ovviamente, in Nord Africa e in Medio Oriente, richiamandosi al progetto politico-economico di Mattei, possa aver infastidito e intralciato le mire francesi che ambiscono ad avere l’esclusiva diplomatica con le nazioni nordafricane ed africane?

Richiamarsi al progetto politico-economico di Mattei, in quei Paesi, significherebbe riaprire una forte ripresa di relazioni diplomatiche dell’Italia nel Mediterraneo (Algeria, Marocco, Tunisia, Egitto, Libia, Etiopia ecc.) e un ruolo più incisivo in Europa e nel mondo.

È probabile che la visita a Roma del generale Haftar abbia innervosito il governo francese, in quanto le iniziative italiane contrasterebbero con l’incarico, dato dal presidente Macron a Paul Soler, di ricostruire la presenza francese in Libia e nei Paesi nordafricani, per tornare a svolgere un ruolo politico esclusivo e condizionante nei rapporti tra i Paesi africani e l’Europa.

La politica internazionale, però, ci svela che in Libia nessuno si fida più dei francesi e di Soler che, d’accordo con l’Eliseo, avrebbe l’ambizione di organizzare una conferenza a Parigi con il rappresentante dell’Onu per la Libia Abdoulaye Bathily e le milizie sparse in Libia, con l’intendo di creare, sotto la regia francese, una forza militare congiunta delle milizie libiche, volta a garantire lo svolgimento delle elezioni entro l’anno.

I francesi pensano che l’arrivo del generale Haftar in Italia non riguardi il blocco dell’immigrazione dalla Cirenaica, quanto quello più cinico di intralciare le iniziative di Soler e restituire all’Italia un rapporto privilegiato. Se già il presidente francese Macron ritiene le iniziative del governo italiano sul fronte libico e nordafricano lesive delle prerogative francesi, figuriamoci cosa accadrà se, ai colloqui con Haftar, si aggiungessero intese con i Paesi africani per trasformare l’Italia in un “hub” energetico per lo smistamento di gas e petrolio in Europa. A rendere più nervoso il governo francese sono gli stretti rapporti dell’Algeria e della Tunisia con l’Italia, in quanto la Francia considera questi territori parte integrante dei propri interessi nazionali.

I dispiaceri potrebbero aumentare se alla Tunisia, per l’intervento della presidente Meloni e del ministro Tajani, dal Fondo Monetario Internazionale venisse concesso un prestito di due miliardi di dollari al presidente Kais Saied, per arginare la crisi economica e le immigrazioni in Italia e in Europa di giovani e famiglie.

E poi il risentimento aumenta se si aggiunge che il generale Haftar è un protetto dell’Egitto, e che dopo l’incontro del suo presidente Al-Sisi con la presidente Meloni nel novembre del 2022, l’Egitto, di fatto, ha rotto l’interlocuzione privilegiata con la Francia, conquistata nei momenti di difficoltà dei governi italiani sul caso Regeni.

A me pare che queste siano le vere ragioni della crisi di rapporti, non ancora diplomatici, tra l’Italia e la Francia. Infine, per ricordare a noi stessi, nelle relazioni diplomatiche vi sono norme, ancorché giuridiche deontologiche, che portano gli Stati a rispettarsi ed aver fiducia l’uno dell’altro e che queste norme furono alla base del pensiero ideologico e politico di De Gasperi, Schumann e Adenauer per la costruzione dell’Europa. La Francia, più che apparire, si ispiri a quel pensiero.

À votre santé!

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