ALBA FUCENS, GIOIELLO ARCHEOLOGICO D’ABRUZZO

   dell’archeologa Arianna Di Felice

Inauguriamo la rubrica meraviglie intorno a noi curata dall’archeologa Arianna Di Felice con la descrizione del sito archeologico di Alba Fucens. L’obiettivo è quello di descrivere le meraviglie che ci circondano e sono raggiungibili nell’arco di 1-1,5 ore di spostamento per fornirci spunti di approfondimento. Spesso siamo portati a visitare siti lontani da noi e trascuriamo quelli a portata di mano. Lo spirito di questa proposta è quello di suggerirci la conoscenza di ciò che ci circonda. Grazie Arianna!! (MDF)

Alle pendici del Monte Velino, nel comune di Massa d’Albe (AQ) e a poco più di un’ora di macchina dalla costa adriatica, si trova una delle meraviglie archeologiche della nostra regione: Alba Fucens.

L’origine di questo nome così “luminoso” è da ricercare tra i significati della parola Alba: “altura” o “bianco”, ipotesi questa più accreditata, in quanto si è pensato che l’area intorno al centro cittadino potesse essere ricca di sassi bianchi. E Fucens, appellativo dei Marsi per il vicino Lago Fucino, prosciugato poi totalmente nel 1873.

Portata alla luce nel 1949 dagli scavi effettuati dall’Università Cattolica di Lovanio, guidati dall’archeologo belga Fernand De Visscher, ancora oggi la città di Alba Fucens è oggetto di ricerche approfondite, scavi e restauri. Numerose sono anche le iniziative culturali che la Soprintendenza mette in atto all’interno della zona archeologica.

Viene fondata nel 304. a.C. dai romani, come una colonia di diritto latino, in un territorio dominato dalla popolazione italica degli Equi. Roma necessitava di ampliare i suoi confini sull’attuale Italia centrale e Alba Fucens, con la sua altitudine (da 949 a 990 m s.l.m) e le rapide fortificazioni, rappresentava un avamposto strategico perfetto su quest’ampia area e sulla Tiburtina Valeria.

Roma stanziò subito 6000 coloni a fortificare la città e coltivare i campi centurizzati: Tito Livio (IX, 43,25) “Soram atque Albam coloniae deductae. Albam in aequos sex milia colonorum scripta”. La vicinanza del Lago Fucino e l’esposizione favorevole hanno reso i terreni attorno ad Alba Fucens sempre estremamente produttivi, garantendole prosperità per secoli.

Lo sviluppo della città e il numero degli abitanti raggiunge il suo apice durante l’età imperiale, come testimoniano non solo le numerose iscrizioni rinvenute ma anche l’intensa attività quotidiana che traspare dalle botteghe e dagli edifici pubblici e privati, o di culto, splendidamente conservati.

Il sito archeologico, con accesso gratuito, è aperto tutti i giorni (tranne qualche festivo), dall’alba fino al tramonto. Si raggiunge facilmente in auto fino al punto informazioni turistiche e si prosegue poi a piedi questa emozionante esperienza. Salta subito all’occhio la cinta muraria, in gran parte conservata, lungo la quale si trovano le quattro porte di accesso alla città: Porta di Massa, Porta Sud, Porta Massima e Porta Fellonica. Al momento l’accesso al sito archeologico avviene attraverso la porta di Massa, esposta ad Est. Una volta entrati ci si rende subito conto della tipica suddivisione urbana romana, in isolati, cardi e decumani. L’importanza del forum, che si incontra lungo il cammino, si percepisce ancora oggi e con essa anche la completezza degli edifici pubblici che su di esso si affacciavano. Tra questi bisogna citare la basilica, sede dell’amministrazione giuridica, edificata alla fine del II sec. a.C. di cui è ancora ben visibile il tribunal; il macellum, il mercato con le conseguenti botteghe; le contigue terme, perfezionate in età imperiale e riccamente decorate, luogo di incontri e di politica prima ancora che di diletto. Proprio in questa zona, durante una mattinata di scavi del 1960, è stato rinvenuto l’Heracles Epitrapezios, Ercole detto Epitrapezios, “a tavola” (trápeza in Greco antico). In marmo pentelico, alto 2,40 m ed attualmente esposto al Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo di Villa Frigerj, a Chieti.

Camminando lungo le importanti Vie della città, da Via del Miliardo a Via dei Pilastri, si giunge poi all’anfiteatro. Di forma ellissoidale, misura 96 metri per 79 e viene edificato nella prima metà del I sec. d.C. per volere del Prefetto Macrone. Venuto alla luce negli anni ’50, poco rimane delle sue gradinate, anche se sono ben visibili gli ingressi, per animali e gladiatori e la dedica a Macrone.

La presenza di questo anfiteatro e i resti del teatro romano testimoniano chiaramente l’importanza societaria e l’alto livello culturale di Alba Fucens.

Uscendo dall’anfiteatro e tornando nel pieno centro abitato si incontrano numerose domus e svariati edifici di culto come il tempio di Iside o il sacrario di Ercole. Sulla collina subito fuori del centro abitato sorgeva il tempio dedicato ad Apollo, trasformato durante il VI sec. d.C. nella Chiesa di San Pietro in Albe, visibile durante la visita agli scavi e visitabile su prenotazione. Unico esempio di Chiesa monastica abruzzese con colonne antiche a separazione delle navate.

La lenta decadenza di Alba Fucens coincide con quella dell’Impero Romano. Le invasioni barbariche e diversi eventi sismici hanno portato al progressivo abbandono della città in favore di luoghi ancora più alti e meglio difesi, in un periodo che va dal VI all’ XI sec. d. C. All’arrivo dei Saraceni inizia la costruzione del borgo medievale di Albe, sul colle San Nicola, proprio sopra il sito archeologico, e del castello a quattro torri divenuto con il passare dei secoli proprietà degli Orsini.

Il terremoto del 1915 distruggerà questo borgo fortificato, rendendolo ancora oggi poco più di un insieme di ruderi.

Tanto vi sarebbe ancora da raccontare su Alba Fucens e su chi la abitava. In questi luoghi traspare ancora oggi il fascino di un luogo di grande importanza storica e archeologica e che conserva intatta la bellezza e la suggestione, in un’istantanea di duemila anni fa.

Tutti dovrebbero visitare almeno una volta questa città e passeggiare per le sue vie fino al punto più alto, da cui tutte le mattine i suoi abitanti potevano ammirare il sole sorgere sul Lago del Fucino.

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