Occidente unito contro la barbarie
di Gennaro Passerini
Perché non si perda la memoria, e si possa avere una ampia visione di quanto accaduto in questi ultimi quaranta anni, rivisito alcuni aspetti fondamentali, storico politici, dal dopoguerra 1945 in poi.
Per favorire “il dolce commercio”, come lo chiamava Montesquieu, e quindi la prosperità, lo stato di diritto e la democrazia rappresentativa, sono fondamentali la pace e la sicurezza.
Questo ordine liberale si ebbe per un trentennio (1945-1975) nel momento in cui si realizzò all’interno degli Stati nazionali, soprattutto in Europa occidentale, un compromesso virtuoso tra “liberalismo” (filosofia politica e morale fondata sul concetto dei diritti inalienabili e il sostegno per le libertà civili elaborate inizialmente tra la fine del XVII e il XVIII secolo) e la “social-democrazia ed economia sociale di mercato”.
Il liberalismo riconosce all’individuo un valore assoluto ed autonomo rispetto a quello della società e dello Stato. Lo Stato liberale è contro lo Stato assoluto (il sovrano ha un potere senza limiti giuridici) tende ad arginare il più possibile gli abusi di potere e quindi a garantire la libertà dei cittadini dall’ingerenza dei pubblici poteri.
I limiti del potere dello Stato vengono posti, attraverso il riconoscimento che esistono diritti naturali dell’individuo anteriori al sorgere dello Stato (teoria della struttura dei poteri), mediante l’organizzazione delle funzioni principali dello Stato in modo che esse non vengano esercitate dalla stessa persona e dallo stesso organo (vedi monarchie assolute); ma da diverse persone o organi cooperanti. L’aggettivo “liberale” sta proprio ad indicare l’ambizione di sottoporre “l’anarchia” internazionale al governo del diritto, incentivando allo stesso tempo gli Stati al rispetto dei diritti umani.
La social-democrazia è una filosofia politica, sociale ed economica che sostiene riforme in senso socialista, all’interno dei sistemi di democrazia liberale, rifiutando perciò le teorie rivoluzionarie proprie del comunismo e del massimalismo. Per social-democrazia s’intende il socialismo riformista, ispirato ai principi della democrazia parlamentare, rispettoso dei diritti individuali di libertà, inclusa la libertà di mercato, e fortemente sostenitrice dello Stato sociale, per realizzare una maggiore equità sociale.
Ma, in seguito alla crisi economica globale degli anni Settanta del secolo scorso, si ruppe l’ordine liberale e al suo posto è emerso un nuovo ordine da molti definito “neoliberale” che favorì un esclusivo interesse a favore dei mercati e dei capitali (la grande Finanza). Così nasce la crescente egemonia, a partire dagli anni Ottanta, di una scuola secondo cui (con a capo Friedrich von Hayek) tutte le sfere della società, compresa quella politica, devono essere orientate dalla sfera del mercato (regime neo liberale).
In questo modo si è ribaltato il rapporto fra mercato e democrazia; quest’ultima ha dovuto rispettare i crescenti vincoli del capitalismo e diventare conforme al mercato. Si è giunti così a promuovere una globalizzazione “spinta” dei mercati, che hanno creato diseguaglianze inique con la polarizzazione di redditi stratosferici per poche elite a discapito di poveri sempre più poveri e con la perdita di capacità economica anche della media borghesia.
Come conseguenza di quanto è avvenuto, negli ultimi trenta anni, sono cresciute altre dinamiche destrutturanti: l’ascesa dei Populismi in Europa e negli Stati Uniti, con conseguente deriva isolazionista, che ha permesso l’ascesa di potenze autoritarie come la Russia e soprattutto la Cina e le minacce del terrorismo Jihadista. Inoltre cresce l’importanza di tecnocrazie sovranazionali o globali con il declino, fino all’impotenza, del fattore politico rispetto a quello tecnico-economico, fino all’annullamento della sovranità popolare con la crescita esponenziale di una categoria di potere fuori del diritto diretto e del controllo della comunità (del pubblico).
Cosa sta accadendo oggi? Panico, paura di un nemico potente, organizzato, avversario implacabile della modernità, della libertà, del progresso economico e della pace, che ha dichiarato guerra contro la democrazia, contro la libertà, i valori dell’Occidente.
Quello che sta accadendo può cambiare i destini del mondo in cui viviamo?
Gli anni che verranno saranno dominati da queste menti diaboliche che hanno ideato, organizzato questo crimine mostruoso dell’invasione dell’Ucraina? Da queste menti che non hanno alcuna considerazione della vita umana? Da queste menti turbate, offuscate da ideologie mostruose di potere (imperialismo, colonialismo e sciovinismo) che rischiano di fare sprofondare l’umanità in un nuovo clima di guerra, la terza guerra mondiale?
Quello che sta accadendo può cambiare i destini del mondo in cui viviamo?
Sarà importante riflettere sulle molteplici cause che hanno portato a questa immane tragedia. Importante frenare un neoliberismo (nessuna ingerenza dello Stato nell’economia e nella società, costola del capitolo della globalizzazione) che enfatizza troppo il concetto di mercato e lo monopolizza, condiziona la politica, prevarica la cultura e la vita dei popoli.
Il mondo occidentale per troppo tempo ha abbassato la guardia, illusa che con la caduta delle ideologie del XX secolo, fascismo e comunismo, oramai certi problemi fossero superati. È il momento di ritrovare i valori comuni col maggior numero possibile di popoli. È con la forza, il coraggio, i sacrifici che si combattono le canaglie che hanno ideato, programmato e stanno portando a termine crimini mostruosi contro il diritto di libertà ed autonomia di un popolo sovrano, che hanno dichiarato guerra all’Occidente, alla sua cultura, alla democrazia solo per demenziali idee di ricreare un impero dispotico e disumano, rischiando di fare sprofondare l’umanità in un inimmaginabile clima di guerra nucleare, di distruzione e morte.
Le dittature del XX secolo furono sconfitte perché il mondo occidentale credeva negli stessi principi di libertà e di democrazia, e i nostri padri li vollero difendere per le generazioni future, a costo di grandi sacrifici, lutti e distruzioni. Quello che sta accadendo può cambiare il destino del mondo in cui viviamo e per il quale sono serviti secoli di trasformazioni della società, della storia culturale sviluppatasi nel corso del XVIII, XIX e XX secolo insieme alla storia politica, delle idee, alla storia economica e a quella sociale.
Questa guerra unilaterale dichiarata in Europa contro l’Ucraina e il mondo occidentale, questi strateghi della distruzione e delle morti di massa attraverso l’idea di un nazionalismo esclusivo, fazioso ed esaltato che si risolve in una aprioristica negazione dei valori e dei diritti degli altri popoli e Nazioni, non dovrà prevalere contro le democrazie, la libertà e i valori occidentali, altrimenti arretreremo secoli di storia dell’uomo e della sua evoluzione socio-economica.
È con la forza, il coraggio e la fermezza delle proprie idee che potremo vincere certe violenze e non con i sofismi di certi progressisti “radical chic” avversari implacabili della modernità, mossi dall’odio verso la libertà, il progresso economico, antiamericanisti faziosi e pacifisti per convenienza.
A questo punto vi pongo una domanda: a chi giova la messa in discussione del governo Draghi? La caduta, cui prodest?
Cari lettori vi sembra che possano esserci motivi dettati da invidia, rivalità, insofferenza, avversione tra Conte e Draghi? Potrebbe anche essere possibile, spesso in politica certe scelte hanno le motivazioni più strane. Però io credo che la motivazione sia soprattutto quella politica.
Mi chiedo forse ci sono gravi “incomprensioni” nella politica interna: ambientale, sociale ed economica?
È giustificabile come motivazione togliere la fiducia ad un Governo mentre presenta “un decreto aiuti” alle famiglie e alle imprese per affrontare i concitati rialzi energetici? Si può mettere in crisi un Governo che mette nella sua agenda, a seguito dell’inflazione, incontri di gruppi di interesse “Sindacati e Confindustria” per la riduzione del cuneo fiscale e l’aumento dei salari, anche contro le dichiarazioni in merito sfavorevoli della Banca Centrale Europea che lo reputa un’idea non buona?
Perché tutto questo dopo che questo Governo in data 30 giugno 22 ha appena acquisito dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) 24 miliardi di euro con cui favorire la transizione post pandemica dell’Italia?
Perché togliere la fiducia alla vigilia di una sessione di bilancio subordinato ad un debito pubblico superiore al 150%?
Si può aprire una crisi al buio perché il governo autorizza, finalmente dico io, la costruzione di un termovalorizzatore che possa risolvere l’annoso problema dell’immondizia che soffoca la città di Roma?
Ma ritenete credibile che la sfiducia al Governo sia dovuta per quanto sopra enumerato? Credo che condividiate, a questo punto, di escludere incomprensioni sulla politica interna che si attiva a risolvere problematiche di grande interesse per la Nazione.
Ed allora se motivazioni di politica interna in gran parte questo Governo le stava affrontando la motivazione va trovata altrove, cosa rimane? La politica estera.
Sin dal primo inizio dell’aggressione della Russia all’Ucraina, i Cinque Stelle, con Conte in testa, servendosi di motivazioni pacifiste, che definirei strumentali, hanno giustificato e condiviso, in verità unitamente ad alcuni dirigenti leader della Lega, in modo ambiguo, l’aggressione. In seguito hanno manifestato disagio fino ad una contrarietà acclamata per gli aiuti all’Ucraina e per le sanzioni alla Russia. Nella realtà, così, ricostruendo lo spazio populista che aveva dato vita al primo governo Conte (giugno 2018-agosto 2019) che aveva tentato di riposizionare l’Italia sul piano internazionale, con una forte critica alla UE, avvicinandola alla Russia e alla Cina.
In seguito la pressione dei Cinque Stelle è cresciuta non contenti di un Draghi divenuto perno dell’Alleanza Europea e Transatlantica. Un premier, quello italiano, che con decisione ed autorevolezza, nonostante le resistenze iniziali di un Macron (condizionato dalle opposizioni antieuropee e populiste della destra e della sinistra francese) e di Scholz (per le sue ambigue relazioni con la Russia di Putin), ha insistito sulle sanzioni alla Russia, sulla necessità di un tetto al prezzo del gas russo e all’importanza di creare un esercito europeo comune per la difesa.
È chiaro che Draghi sia oggi ritenuto il leader europeo che più si è dato da fare per stabilizzare un fronte comune contrario all’azione e ai progetti di Putin.
Nette, chiare e durissime sono le considerazioni fatte da Dimitrij Anatol’evic Medvedee, politico e uomo fidato del leader russo, che ha ricoperto vari incarichi (presidente della Federazione Russa, presidente della Gazprom, capo enturage di Putin, vice presidente del consiglio di sicurezza …), in un recente tweet dove mostra che, l’obiettivo di Mosca, è destabilizzare i governi europei più determinati e contrari all’azione e agli obiettivi putiniani.
Se due più due fa quattro, vista l’azione e gli intenti del passato governo Conte e le attuali contrarietà al governo Draghi, le contestazioni e le azioni da parte dei Cinque Stelle escludo siano dovute alla politica interna, diversamente sono da addebitare alla politica estera del nostro capo del Governo.
Destabilizzare il Governo Draghi non porterà di certo voti ad un partito dei 5S oramai allo sbando, ma ha come scopo principale di favorire gli interessi militari di Putin. La matematica non è una opinione, e gli addendi, specchio di una somma di comportamenti e azioni in quattro anni di governo dei 5S, dimostrano, pur cambiandone l’ordine, in modo chiaro, a “cui prodest” la messa in discussione del governo Prodi.