La fretta

di Pungiglione

MONTESILVANO – Le scelte affrettate dell’Amministrazione – specie se non sorrette da validi motivi – spesso si traducono in vistosi flop e nessun vantaggio per la città. Scelte del genere a Montesilvano se ne sono verificate diverse: a prescindere dagli impegni economici che hanno comportato, se ne possono elencare alcune, come la vicenda di via Roma, il rialzo del manto stradale della riviera, la avventata pista ciclabile che sarebbe dovuta passare per la pineta, il taglio dei pini alle spalle della ex stazioncina Fea, per ricordare le più assurde.

Via Roma: annunciata da anni come area pedonale, specie dopo il restyling dell’asfalto e l’arredo urbano (le panchine), oggi – per contrasti del Comune con la ditta appaltante dei lavori – è una strada vuota, dove nessuno passeggia anche per l’assenza di vetrine. Dei promessi sgravi fiscali per i rari commercianti, poi, nemmeno l’ombra. Negli ultimi mesi la polizia locale ha eliminato le transenne che vietavano l’accesso (da corso Umberto) alla medesima, consentendo la sosta a molte auto private. Ma allora via Roma è area pedonale o parcheggio? Nessuno sa rispondere, dopo che l’Amministrazione ha sostenuto spese ingenti per riqualificarla. Per la cronaca, ignoti hanno rubato due panchine, ma in Comune il furto non è stato nemmeno denunciato ai carabinieri. L’assurdo è che non è stato adottato nessun accorgimento per evitare un eventuale terzo furto. Bastava bloccare con una saldatrice elettrica i dadi avvitati alla base delle poltrone, ma un esperto comunale non l’ha ritenuto necessario, per cui un altro ladruncolo potrebbe portar via una nuova poltrona, che fa parte dell’arredo urbano di via Roma.

Secondo progetto naufragato prima di nascere: il rialzo della sede stradale del lungomare (300 m) e conseguente realizzazione di una pista ciclabile che – secondo le intenzioni di un amministratore affetto da megalomanie – sarebbe passata all’interno della pineta di Santa Filomena, prima ancora di chiedere il benestare della Forestale. L’opposizione (nel 2020) tuonò inutilmente affinché si bloccasse il progetto, evidenziandone l’inutilità. I lavori invece andarono avanti, la riviera fu chiusa al traffico con le conseguenze negative che l’intervento stava procurando (leggi: la sabbia sulla sede stradale) e il netto divieto della Forestale alla realizzazione della pista ciclabile attraverso la pineta. Per la cronaca, l’intervento abortito è costato però 54 mila e 700 euro. E tutto questo a prescindere dai disagi alla circolazione, dovuti – a giugno 2020 – ai lavori stradali.

Ancora una scelta insensata: l’abbattimento del patrimonio arboreo (114 pini) alle spalle della stazioncina ex Fea dove si è voluto attrezzare un parcheggio, che poteva coesistere con gli alberi. In quell’occasione un amministratore assicurò che, per riparare al taglio dei pini, ne sarebbero stati piantumati almeno altre centinaia. L’intervento è costato 400 mila euro, ma dei nuovi alberi nemmeno l’ombra, per non parlare del danno ambientale, dovuto all’abbattimento dei pini e stigmatizzato dagli ambientalisti. Certi amministratori locali ignorano che gli alberi assorbono CO2 (anidride carbonica) e rilasciano ossigeno. Sono concetti che si apprendono sui banchi di scuola, ammesso che qualche politico si sia seduto per cinque o sei anni sui banchi.

Infine, la spasmodica e costosa rincorsa alla bandiera blu. Il Sindaco avrebbe dovuto preoccuparsi di migliorare la raccolta della differenziata (un accorgimento necessario per rispettare le percentuali richieste) piuttosto che tenere riunioni e incontri con gli studenti.

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