MISSIONE RECUPERO MALATI UCRAINI DA PESCARA

di Andrea Di Blasio

L’Abruzzo, insieme ad altre 7 Regioni (Liguria, Toscana, Lazio, Veneto, Trento, Friuli-Venezia Giulia) da subito ha risposto fornendo la propria disponibilità a partecipare alla missione internazionale sanitaria–umanitaria per favorire il trasferimento in ospedali italiani di cittadini ucraini bisognosi di cure e terapie immediate.

La chiamata da parte della CROSS, Centrale Remota Operazioni Soccorso Sanitario di Pistoia, è giunta, tramite il referente Regionale per le Maxi Emergenze Dr. Aberto Albani, il giorno 22 Marzo. A quella data era impellente la necessità di personale esperto per assistenza sanitaria ai bambini profughi ucraini. Siamo stati contattati per la disponibilità all’immediata partenza per una missione di circa 7 giorni. Senza alcun tentennamento abbiamo confermato la nostra disponibilità a partire. Il TEAM è composto dai professionisti dell’ASL di Pescara: leader la dr.ssa Amelia Contini, Medico Emergentista del Pronto Soccorso; dr.ssa Mariangela Battilana, Medico Rianimatore della Rianimazione, e dr. Andrea Di Blasio, Infermiere del Pronto Soccorso.

 

Arrivo a Pescara dei pazienti da accogliere in onco ematologia pediatrica

Devo dire che fin da subito, con la video call del 23 marzo tra la CROSS e il team del Meyer che era sul posto, abbiamo capito che la situazione prevedeva una certa elasticità organizzativa.

Abbiamo approntato velocemente quanto necessario per gestire le emergenze pediatriche e una sorta di mini-farmacia, atteso che il nostro compito sarebbe stato quello di assistere bambini oncoematologici o con gravi disfunzioni d’organo.

  Centro di accoglienza

La partenza è stata anticipata al Sabato 26 Marzo per poter prendere le consegne sul posto e verificare sul posto come organizzare al meglio la nostra missione.

Siamo partiti da Pratica di Mare con ATR della Guardia di Finanza e siamo arrivati a Rzeszów, 170 km da Leopoli, osservando all’imbarco numerosi pazienti diretti in Italia, che sarebbero stati assistiti dai medici ed infermieri dell’ARES Lazio.

La barriera linguistica con i profughi è stata un elemento importante da gestire, perché non parlavano inglese ma solo ucraino. Per fortuna abbiamo avuto a disposizione un traduttore delle Misericordie Italiane, presente in loco come supporto con il modulo DISEVAC, specializzato per l’evacuazione di persone fragili in emergenza. Per la traduzione della documentazione sanitaria abbiamo utilizzato con successo differenti app dei nostri smartphone.

La prima notte abbiamo pernottato presso una pensione, Hotel Villa Piast, nella quale i bambini restavano in attesa di trasferimento per l’Italia, 10 camere, pagate dal Gaslini di Genova.

L’indomani abbiamo preso consegne dai colleghi del Meyer prendendo contatti con le varie associazioni che si occupavano di far arrivare i piccoli pazienti dalle varie cittadine dell’Ucraina al confine.

Tra queste due si sono rilevate le più attive:

  1. St Jude, i volontari di una struttura americana di Memphis esperta sulla ricerca e trattamento dei bambini oncologici e presente in Polonia con un Treno Ospedale;

  2. Associazione Soleterre, una Fondazione con sede a Milano, impegnata da più di vent’anni nella promozione della salute e tutela dei più fragili. I volontari di questa associazione sono una forza, mettendo a repentaglio la loro sicurezza per andare a prendere i piccoli pazienti anche fin dentro i bunker.

Il nostro obiettivo era quella di selezionare i pazienti (la maggior parte bambini oncologici) tramite lo studio della documentazione clinica, che sarebbero potuti venire in Italia per continuare le cure, organizzare il loro trasferimento, supportati dalla CROSS, assistendoli nel tempo che intercorreva tra l’arrivo al confine, dove li andavamo a recuperare, e la partenza.

Abbiamo organizzato 4 voli per l’Italia, uno da Reszow 23 persone, il lunedì mattina successivo; uno da Varsavia 21 persone, IL giovedì sempre tramite l’ATR della Guardia di Finanza; uno da Lublino, 19 persone con un volo messo a disposizione dalla compagnia Aerea ITA, senza poter imbacare personale in barella, perché volo di linea e un jet privato, regalato da un benefattore per 5 persone in direzione Genova.

  Team sanitario ARES 118 – Abruzzo – GDF

  Momento di svago con i piccoli pazienti

Nonostante i 15 anni di esperienza tante le cose da segnalare e di queste tre mi hanno colpito personalmente.

  1. La situazione che abbiamo trovato a Przemysl, dove è situato il centro di accoglienza del confine di Medyka, 88 Km da Leopoli, un centro commerciale convertito a centro di accoglienza, svuotato di tutto e riempito di lettini, dove sono stipate 2500 persone (donne, bambini e uomini, giovani e anziani, non abili al combattimento perché malati) in cui ogni nazione gestiva un’area e in cui i volontari della protezione civile italiana garantivano l’assistenza a 700 rifugiati. L’ultima delle preoccupazioni era la prevenzione della diffusione del covid;

  2. Un bambino di 4 anni, a cui era stata diagnostica una leucemia acuta il 29 marzo, che se non fosse partito per l’Italia non avrebbe potuto iniziare le cure perché il suo ospedale di riferimento era stato bombardato quello stesso giorno;

  3. La storia di un ragazzo di 29 anni, con una leucemia in trattamento, per il quale l’ospedale di San Giovanni Rotondo aveva già dato disponibilità ad accoglierlo. Tale ragazzo era ad Odessa e noi eravamo riusciti a trovare il modo di recuperarlo al confine rumeno più vicino, ma non è mai riuscito ad arrivare al confine ed il 4 Aprile la madre, ci ha informato, ringraziandoci, che era deceduto.

La missione è tutt’ora attiva, ora è sul posto il team del Trentino Alto Adige. Qui a Pescara abbiamo accolto diversi bambini nel reparto di oncoematologia pediatrica con il supporto anche dell’AGBE.

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