Perché nasca una nuova Repubblica Italiana

la giustizia, la politica, i mass media, la società civile, devono uscire da questa parodia di guerra civile

E’ vero che sia nella destra che nella sinistra, politica, in questa nostra società divisa in Guelfi e Ghibellini, è consuetudine che nasca, ad ogni avvenimento proposto dall’una o dall’altra parte, una strisciante sindrome del sospetto?

E’ vero che, secondo le appartenenze, per molti ciò che appare nelle proposte o nelle decisioni “dell’avversario” è sospetto, falso o irrilevante?

Nella cultura imperante del sospetto, per i mass media, è molto più intrigante, interessante, cercare di scoprire “le nascoste” intenzioni, quello che potrebbe esserci e non apparire, scoprire quale trama si nasconda dietro certi comportamenti, dietro certe proposte.

Di seguito, non è importante ciò che il protagonista di turno “dica” ma ciò che esso possa “non dire”. Non importa la notizia in se, ma cosa potrebbe esserci dietro la notizia. La cultura del sospetto indirizza su un presunto “non detto” e così interpretando, il più delle volte, rivolge particolare interesse verso argomenti e notizie non vere.

Questo modo di agire, di comunicare, è “il problema” della società, il cancro che si insinua in ogni componente del nostro paese, che svilisce ogni rapporto costruttivo, che rende la politica, la giustizia, i mass media, la vita pubblica, inaffidabile agli occhi dei cittadini. Come si può costruire “una nuova Repubblica”, come si possono attuare le riforme costituzionali necessarie per la stabilità e la crescita della Nazione con la cultura del sospetto?

Come può il cittadino così informato e di fronte a certi spettacoli, a dir poco disgustosi, avere fiducia nelle Istituzioni? E’ così che una certa politica e i menestrelli “targati”, invece di riflettere sul merito delle riforme costituzionali proposte, studiarne l’effettiva utilità, puntano l’attenzione, il confronto, l’informazione, solo sulle pseudo intenzioni subdole “non dette”, paventando la deriva plebiscitaria, la personalizzazione della politica.

Purtroppo un comportamento abituale, grave cronica patologia, prevarica la nostra società, la “partitomania”. Malattia diffusissima che frena ogni sviluppo della nostra società. La politica per i più significa solo partito, appartenenza e faziosità. La politica corretta che dovrebbe essere “disinteressata ed indipendente” viene penalizzata, esclusa in molti casi, nell’interesse della partitocrazia.

In realtà la politica, nell’interesse dei cittadini, avrebbe bisogno di una radicale semplificazione e di una grande partecipazione civile, indispensabile per lo sviluppo di una società moderna, post industriale e veramente democratica. Invece la partitocrazia ci ha intossicati, avvelenate ed annebbiate le menti; una democrazia che funzioni dovrebbe prevedere che ci sia un serio confronto di programmi alternativi al momento delle elezioni.

Avvenute le elezioni dovrebbe esserci una stabilità certa dell’esecutivo che a sua volta deve essere accettato come il governo legittimo di tutti, non sbeffeggiato e deriso dagli avversari nelle sue funzioni internazionali.

Basta con le campagne elettorali permanenti, basta con gli scontri violenti, quasi militari, servendosi dei soliti argomenti atti solo a destabilizzare l’avversario; se non spezzeremo questa perversa spirale di faziosità la nostra democrazia verrà fiaccata sempre più.

Basta con i richiami da destra “contro le sinistre illiberali” o al contrario da sinistra “contro la destra eversiva, contro il ritorno del fascismo”, non siamo più negli anni cinquanta, in questi anni ambedue gli schieramenti hanno compiuto notevoli sviluppi e grandi passi in avanti.

Se non spezzeremo questa spirale perversa, se non accetteremo il giusto riconoscimento “dell’alternanza democratica” aumenterà sempre più l’insicurezza nelle istituzioni e la nostra democrazia verrà sempre più indebolita, e così si darà motivo e spazio a formazioni di governo antidemocratiche.

Basta con le coalizioni pasticciate al solo scopo di sconfiggere “l’odiato avversario”. Pensate ancora che una democrazia si possa difendere e si evolva portando al governo una coalizione sgangherata?

Basta con le chiamate contro la destra eversiva, basta con la strumentazione di accadimenti marginali, insignificanti, lontani dal sano pensiero della società civile; soprattutto attenzione, perche è pericoloso dare importanza ad alcune manifestazioni proprie di soli pochi, sparuti esaltati, perche così facendo date loro rilevanza, considerazione ed esposizione mediatica.

Quando Margaret Thatcher e lo stesso Ronald Reagan hanno portato al governo una destra ben più radicale di quella italiana, hanno messo a repentaglio la democrazia?

Pensate ancora che una democrazia si possa difendere cercando voti contro questi o quello, contro la destra o contro la sinistra, o al contrario non sia più giusto e costruttivo avviare un confronto su programmi “organici”?

Quanti ritardi, quanti danni dovrà ancora subire il nostro Paese per colpa di un sistema politico “non politico?”. La verità è che in cotanto clima di quasi “guerra civile” costante, tra Guelfi e ghibellini, la nostra vita pubblica è solo la caricatura di una democrazia. “Politici contro politici, magistrati contro politici, magistrati contro magistrati, politici contro magistrati, Tv, giornali e radio contro questo o quello, istituzioni rappresentative che prendono parte, un tutti contro tutti che porta solo profonda mortificazione della democrazia, della libertà di opinione e di pensiero.

I mezzi di comunicazione, che dovrebbero perseguire un potere autonomo di controllo e informazione, si sono trasformati in questi ultimi trent’anni in tifoserie accanite “calcistiche” con un crescendo di incoerenze, gioco delle parti, spesso anche falsità, che tendono a prevaricare le menti.

Ed ora, tutti abbiamo chiuso gli occhi dopo la distruzione della prima Repubblica, è crollata la sua costruzione ideologica, è crollata la sua forma storica, cioè la democrazia dei partiti, è crollato il patto siglato con la vecchia Costituzione che ci legava gli uni agli altri.

Fino a quando dovremo continuare con un sistema politico “non politico?”. Continuando così la casa degli italiani crollerà ineluttabilmente, irreparabilmente andremo verso il crollo dell’unità nazionale, e le responsabilità saranno di tutti. Crollerà definitivamente il patto che ci unisce con gli altri per le evidenti disparità geoeconomiche.

Se non scriveremo un nuovo patto costituzionale, nuove regole sottoscritte da tutti, e un sistema elettorale che garantisca la stabilità della attività di un governo democraticamente eletto, l’assetto dello Stato, finanziario ,politico, amministrativo, la giustizia e i nuovi diritti e doveri della democrazia; se tutti insieme “Guelfi e ghibellini” non capiremo questo e non diventeremo protagonisti di “un nuovo inizio” e di una nuova Repubblica italiana, veramente democratica, il declino come nazione sarà irreparabile e diventeremo una colonia. Forse qualcuno se lo augura?

Il numero degli abitanti della Terra retti da governi democratici diminuisce e in questi i cittadini che vanno a votare sono sempre meno, i processi decisionali nelle democrazie sono sempre più complicati e lenti”, non vi sembrano questi indizi di una crisi epocale delle democrazie?

La più antica democrazia moderna, quella degli USA, che è stata di esempio a tante altre, vacilla e rischia di trascinare con se altre democrazie”.

Chiediamoci: la democrazia corre rischi perche è troppo debole o perche è troppo forte? Da una parte c’è chi si lamenta che lo Stato è debole e non riesce a mantenere i propri impegni con i cittadini, altri al contrario si preoccupano dei pericoli che si correrebbero con un eccessivo rafforzamento dell’esecutivo. Vi domando, è normale che si rimanga indecisi sul da farsi per colpa “della sindrome del sospetto” quando è in gioco il nostro futuro?

Sono molteplici i fattori latenti che possono provocare il collasso delle democrazie:

1) Le democrazie hanno difficoltà quando devono decidere sui molteplici e contraddittori interessi collettivi (occupazione, sviluppo, istruzione, protezione sociale, tutela dell’ambiente e dei beni culturali …) e quali di essi debba predominare, primeggiare sugli altri.

2) Nelle democrazie contemporanee sono spariti gli organismi che avvicinavano i governanti ai cittadini, sono spariti i partiti della prima Repubblica, le associazioni culturali e sociali, i movimenti.

3) Le forze politiche hanno cambiato natura e sono diventate oligarchie, per cui strutture che dovevano essere lo strumento principale della democrazia non è esso stesso democratico. Questo cambiamento ha provocato “una atomizzazione”, una frammentazione della società civile e di conseguenza della politica, dei partiti e del parlamento, cosa che provoca instabilità, rallentamento nell’operatività, disistima verso le istituzioni da parte dei cittadini. Di seguito è avvenuta la frammentazione in gruppi e sottogruppi, che si staccano dal partito principale, e come conseguenza abbiamo avuto la caduta delle ideologie portanti. L’eccessivo individualismo che vorrebbe un partito su misura, prolifera. Emergono capi e capetti con l’ambizione di comandare piuttosto che accettare ruoli subalterni.

4) Che dire della vergognosa legge elettorale, proporzionale, se non che è causa ed effetto principale della atomizzazione della politica e del Parlamento? Né servirebbe portare correzioni drastiche come lo sbarramento al 10% e norme che rendano difficile ai politicanti, una volta eletti in una grande lista, di uscirne per formare mini gruppi, componenti autonomi, che agiscono di testa propria per convenienza ed interessi personali, perche si cadrebbe in proteste ed accuse di antidemocraticità.

5)Nella politica e nella società mancano le grandi idealità che hanno permesso l’aggregazione dei popoli. Al contrario è in crescendo esponenziale l’egoismo individuale, la presunzione dell’ignoranza e la malafede.

6)Altro grosso “fattore di crisi” negativo è che per la maggiore parte dei governanti la politica non è più passione, ma mestiere. “L’arte di governare si riduce all’arte di guadagnare voti” non risparmiando fantasiose promesse alle pulsioni popolari del momento e al misero clientelismo.

7) E poi come non parlare “dell’ignoranza”!?! Bisogna assolutamente aumentare la conoscenza, tramite l’informazione trasparente e bipartisan degli organi di informazione (TV – Stampa – Radio) per interagire “con ragione” con il mondo circostante.

8) Importante è la selezione: portare nei ruoli giusti uomini capaci, che si siano distinti nella gestione privata, pubblica, nella politica, nazionale ed internazionale. Via i mestieranti di professione alla ricerca solo di una sistemazione economica.

Se non terremo conto dei fattori sopra descritti, la crisi economica, l’erosione degli standard di vita, le illegalità, la povertà a favore di gruppi di potere sempre più ricchi, la diffidenza crescente nelle istituzioni, i movimenti anti sistema, il debordante egoismo, l’ignoranza, influenzeranno sempre più il declino delle democrazie a favore dell’autoritarismo antidemocratico o peggio ancora di uno Stato totalitario attraverso l’assimilazione ad una particolare ideologia.

Per uscire dalle sabbie mobili in cui siamo è essenziale e prioritario che tutti i giornali, le tv e le radio, l’istruzione, qualsiasi organo di informazione si apra a discussioni pubbliche di merito su i vitali temi di riforma, fuori da ogni azione e pensiero di ricatto di qualsiasi schieramento.

Sarà importante una campagna d’informazione, trasversale, di disintossicazione mentale politico- sociale, che porti ad un forte movimento di opinione perche l’Italia diventi davvero una società aperta che tracci una nuova via di riforme democratiche che porti alla modernizzazione della Repubblica Italiana.

A questo proposito Il Presidente Mattarella, né contro la destra, né contro la sinistra, si adoperi a porre fine a questa trentennale parodia di guerra portando ad approvare la riforma della legge elettorale a favore di “un maggioritario uninominale”, riforma che finalmente potrà tirarci fuori dalle secche dell’ingovernabilità, dalla guerra tra Guelfi e Ghibellini, fuori dalla frammentazione in mille rivoli velenosi della politica e della società civile. Sarà il Presidente che finalmente avrà traghettato l’Italia verso la Seconda Repubblica Democratica, stato di città libera.

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