Non ci sono più alibi

 

Si continua a governare senza dare ordini certi e senza dare certezza di responsabilità. Andiamo sul concreto!

di Gennaro Passerini

 

Siamo un Paese che non impara dai propri errori. Siamo stati incollati alla televisione per vedere i disastri che avrebbe provocato l’uragano Irma mentre si consumava la tragedia di Livorno dove canottini improvvisati portavano in salvo cittadini colpiti da una alluvione che non possiamo definire inaspettata. Spesso i problemi marciscono e purtroppo producono tragedie.

E allora ci si giustifica con “è colpa della natura, non ci possiamo fare niente”.

È così che ci si nasconde etichettando come imprevedibili, bombe d’acqua, terremoti distruttivi, frane, alluvioni e valanghe, tutte “calamità straordinarie” che, al contrario, quasi nella totalità hanno carattere di prevedibilità.

Siamo un Paese che non impara dai propri errori, siamo un paese che annualmente annovera “calamità” di ogni genere ma non è in grado di prevenirle. Si parla sempre di eventi inaspettati, dissertiamo animatamente sul colore dell’allarme lanciato il giorno precedente e si continua a sfuggire il cuore della questione.

Da decenni raccontiamo tragedie e da decenni ripetiamo sempre le stesse cose. E poi intervengono le inchieste della magistratura per accertare le responsabilità, come se la pur doverosa inchiesta bastasse per salvarci dalle catastrofi future, come se le inchieste, che spesso durano anni, potessero evitarci la conta dei morti, dei dispersi, i danni economici o potessero risparmiarci le fantomatiche ricostruzioni.

Cosa corretta e utile sarebbe che la politica, le amministrazioni di ogni livello e colore, iniziassero a perseguire l’unico percorso virtuoso: governare i territori, prevenire con interventi mirati e affinati nel tempo le criticità ben note, visibili e prevedibili. Continuiamo a ostruire i greti dei fiumi con urbanizzazioni selvagge. I letti dei fiumi necessitano di costanti interventi di manutenzione per evitare accumuli di materiale ostruente, le acque vanno regimentate con intelligenza che non si ottempera con le cementificazioni esasperate e irrispettose della natura.

Case abusive, palazzi che danneggiano il territorio vanno abbattuti. Non si disboscano, non si cementificano e non si asfaltano intere colline favorendo l’azione dannosa dello scorrimento veloce dell’acqua verso valle. Le opere di urbanizzazione in zone terremotate, che non abbiano il carattere di antisismicità, vanno abbattute e ricostruite a norma.

Da decenni raccontiamo di tragedie e da decenni ripetiamo sempre le stesse cose!!!

Il Giappone, territorio caratterizzato da una continua e forte sismicità, ha imparato a gestire e convivere con i terremoti adeguando l’urbanizzazione all’antisismicità. Ponti e strade distrutti vengono ricostruiti in tempi brevissimi.

In Florida, un uragano epocale grande quanto la Francia e dalle caratteristiche catastrofiche apocalittiche, riescono a gestirlo in tutti i passaggi, affinando uragano dopo uragano il modello di prevenzione. E da noi?

Strade che franano e ponti che crollano restano spesso tali per anni e anni.

Da noi i ponti crollano per mancanza di manutenzione o perché costruiti con materiale scadente.

Da noi spesso i macchinari necessari per il soccorso sono inutilizzabili per mancanza di manutenzione ordinaria (le famose turbine spazzaneve inutilizzabili in occasione della nevicata 2017 in Abruzzo).

Da noi ci sono spesso finanziamenti per “curare il territorio”, ma non vengono usati; la burocrazia impedisce la speditezza degli interventi; i vari Enti coinvolti si rimpallano le competenze o per assurdo mancano progetti adatti a catturare fondi europei.

Da noi è celere l’intervento delle Procure, ma è indefinibile la tempistica degli interventi di ricostruzione e assolutamente assente la prevenzione.

Questa è la misura dell’inefficienza del nostro Paese.

Ci vogliono mesi perché il governo partorisca un decreto “toppa” fatto male e altri sette mesi per consegnare le prime diciotto casette per i terremotati, e alle aziende con capannoni o stalle crollate per consegnare strutture provvisorie inadatte che crollano al primo vento.

In questi molteplici anni di terremoti, di alluvioni, di ponti e case crollate, di valanghe e incendi non siamo riusciti a dare seguito e affinare politiche di prevenzione.

Analizziamo il nostro territorio, la città di Montesilvano e le città adiacenti, Pescara e Silvi, visto che si parla della Grande Pescara.

A ogni pioggia, da decenni, i fiumi Pescara e Saline e il torrente Piomba esondano; le strade si allagano, i tombini esplodono per la pressione e buttano fuori acqua e fogna; le case, i negozi e i garage si inondano. I numerosi sottopassi che caratterizzano la nostra viabilità diventano inaccessibili e causa di tragedie mortali.

Gli allagamenti si ripetono poi più volte nell’arco dell’anno.

Non sarebbe il caso di attuare almeno un piano di prevenzione iniziando dalla manutenzione ordinaria della pulizia dei tombini?

Inoltre gli uffici tecnici del Comune di Montesilvano sono a conoscenza che il collettore di corso Umberto I è sottodimensionato perché ostruito al 65% della propria capienza e che sarebbe necessaria una manutenzione di ripulitura che negli anni non è stata mai compiuta.

Inoltre l’eccessiva urbanizzazione e cementificazione di aree non adeguate nei servizi alla crescita demografica (via Marinelli, via Calabria, viale Abruzzo, via Trentino, via Maremma, via Liguria, via Italica, via Umbria, lungomare da viale Europa fino a via Marinelli, retro pineta e vari sottopassi, via Vestina…) a ogni pioggia più o meno intensa si allagano causando danni economici e notevoli disagi.

Perché in questi anni le varie Amministrazioni che si sono succedute non hanno avviato interventi di prevenzione?

Vista la ciclicità degli eventi, perché non ci siamo dotati preventivamente di un numero sufficiente di idrovore, per affrontare con celerità le emergenze, invece di aspettare che arrivino da altre amministrazioni?

Perché ci sia finalmente l’attenzione appropriata a questo cronico problema quale episodio tragicamente eclatante dobbiamo attendere?

Quale calamità dovrà colpirci, che assurga a onore di cronaca nazionale, per poi vedere rimpallarsi le responsabilità da Regione, Provincia e Comune?

Sarebbe opportuno che la politica, le amministrazioni a ogni livello, gli Enti preposti iniziassero a prendersi l’unico atto utile e virtuoso: quello di assumersi le responsabilità di governare il territorio.

È scaduto il tempo dei se e dei ma, è scaduto il tempo del rimandare, della vergogna dei tempi abissali: è tempo di ricostruire e prevenire. La politica, i partiti abbiano il coraggio di assumersi atti coraggiosi, anche se impopolari in alcune circostanze e sicuramente anti-elettorali.

C’è di mezzo la vita di ognuno di noi; basta col subire danni, disagi e tragedie a causa di governi che non governano, di amministrazioni che amministrano i grandi e piccoli problemi di un territorio con la formula inconcludente “poi vediamo”.

L’immagine politica che si riflette di questa maggioranza è ideologicamente indefinita, è di una coalizione rissosa, chiusa in una classe di ragazzini inquieti, disagiati per il timore di non potere più governare i piccoli interessi clientelari, interessati solo alla gestione delle poltrone e del piccolo potere. Chiusi nei loro egoismi e privilegi, paventano e rifiutano il progetto della Grande Pescara, e la collegialità di idee che al contrario potrebbero essere il volano del futuro sviluppo economico di una vasta area accomunata da pari interessi e necessità.

È vero, mancano ancora parecchi mesi alle elezioni comunali e regionali; le più vicine sono le elezioni politiche prossime, ma a questo punto gli elettori vorranno conoscere quale proposta politica verrà fatta, quali risoluzioni oramai improcrastinabili si intendono avviare per la salvaguardia del territorio, per lo sviluppo economico e culturale di una vasta comunità eterogenea nelle sue componenti, non più legata ai bassi e retrogradi campanilismi di pochi. Non ci sono più alibi.

Il sindaco Maragno chiarisca i rapporti con la maggioranza, definisca un programma dettagliato e pianifichi con essa, fin da oggi, l’azione futura del suo governo a dimostrazione della forza politica e programmatica. Siamo alla vigilia di elezioni alle quali non si può arrivare con le solite politiche di basso spessore, sostenute da maggioranze ondivaghe; siamo di fronte a scelte politiche di grossa valenza e responsabilità; nella società avverranno radicali cambiamenti che richiederanno unità di intenti se si vorrà scrivere davvero una pagina nuova di crescita per i nostri territori che riporti credibilità alla politica e ai partiti.

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