Il pittore Gaspar Spadafora

   di Pasquale Criniti

Gaspare Spadafora nacque a Pratola Peligna (AQ) il primo giugno del 1876; suo padre Antonio faceva il muratore e la madre Maria Santilli la casalinga.

Quando era ragazzino contrasse una malattia infettiva, probabilmente il tifo, e stette molto male con febbre molto alta e persistente per cui i suoi genitori temettero fortemente di perderlo.

La madre, molto devota e disperata per le condizioni precarie del figlio, rivolse le sue preghiere ad una Madonna del luogo affinché salvasse il suo bambino.

Dopo vari giorni di febbre elevata improvvisamente una mattina il piccolo Gaspare si svegliò senza più febbre e sembrò recuperare completamente il benessere psicofisico.

Con la crescita il ragazzino, influenzato dai racconti della madre, si mostrava sempre più attratto dalle immagini religiose ed iniziò lui stesso a disegnarle.

Il padre che, come muratore, era bravo ed apprezzato incominciò a portarselo dietro per insegnargli il mestiere, ma Gaspare era decisamente più portato per la pittura.

Un insegnante del luogo fu il primo ad intuire le potenzialità del ragazzo e spinse il padre ad assecondare la passione di Gaspare.

Ottenuti pastelli, tavolozze e pennelli il ragazzo iniziò a disegnare e dipingere di tutto.

Gli abitanti di Pratola Peligna furono i primi ad appassionarsi ai lavori di questo ragazzo ed in numerose abitazioni iniziarono ad apparire i suoi “dipinti a muro” che spesso ritraevano immagini sacre.

Recatosi a Roma il giovane Gaspare ebbe l’opportunità di conoscere Teofilo Patini e Francesco Paolo Michetti e di avere dei contatti con loro.

Nella capitale ebbe la possibilità di migliorare le sue capacità ed anche qui iniziò a riscuotere un certo successo.

Nel 1908 decise di lasciare l’Italia ed emigrare in Argentina dove lo attendeva un suo compaesano che gli permise di vivere suo ospite per qualche tempo nella città di San Miguel de Tucumàn.

In questa bella città, definita “El Jardin de la Republica”, il giovane Gaspare all’inizio si adattò a fare vari lavori che non avevano nessun rapporto con il suo vero talento finché una domenica, mentre stava seduto su una panchina intento a disegnare, gli si sedette accanto un sacerdote.

Questi era il parroco di una Chiesa di quella città ed avendo notato ed ammirato la bellezza del disegno chiese a Gaspare se fosse disposto a dipingere per la sua chiesa.

Questo incontro fortuito cambiò la vita del pittore abruzzese che accettò la proposta e decise di abbandonare da quel momento in poi tutti gli altri lavori poco remunerati per dedicarsi solo e soltanto alla pittura ed alle decorazioni.

Inoltre la domenica, che era la sua giornata libera, si dedicava alla realizzazione per privati cittadini di ritratti e di “murales” che venivano ben retribuiti.

Così facendo pian piano era nata e si era andata diffondendo la “leggenda” del pittore “delle Madonne” ed anche, vista la sua incredibile capacità di manovrare ad arte più pennelli mentre dipingeva, quella di “Cinco Pinceles” (cinque pennelli).

Nel 1948 Evita Peron, che si trovava in visita con il marito Juan Peron nella Provincia di Tucumàn, ebbe modo di vedere uno dei suoi dipinti e ne rimase molto colpita, tanto che chiese di conoscerne personalmente l’autore e volle stringere la mano al pittore “delle Madonne”.

Per uniformarsi alla nuova nazione che lo ospitava aveva fatto sparire dal suo nome la e finale ed era diventato Gaspar Spadafora.

Oltre ad occupare il suo tempo con la pittura si incominciò a dedicare alla critica d’arte con ottimi risultati scrivendo apprezzati articoli per vari giornali ed alcune riviste.

Il suo talento pittorico gli permise di realizzare opere che ancora oggi fanno bella mostra in musei e chiese di San Miguel de Tucumàn ma anche di Buenos Aires, dove visse per qualche anno, ed in altre città dove fu chiamato per dipingere affreschi.

Tra quelli ammirabili a Tucumàn meritano di essere segnalati il dipinto della “Immacolata concezione” nella chiesa di san Pedro, l’affresco nella Cappella del Collegio Salesiano “Tullio Garcìa Fernàndez”, il dipinto “San Antonio Maria Claret” ed il dipinto “Corazon de Maria”.

Gaspar Spadafora morì a Tucumàn nel 1955.

Il sindacalista Geremia Mancini, presidente dell’associazione storico-culturale “Ambasciatori della fame”, ne ha raccontato la storia inserendolo tra i personaggi abruzzesi emigrati poco conosciuti ma meritevoli di attenzione e rispetto per aver rappresentato degnamente l’Abruzzo nel mondo.

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