JE SUIS MEMINO

#okboomers

di Pierluigi Lido

Oggi la newsletter della banca online mi suggeriva di investire sui trend degli anziani
di domani. Il titolo della mail era: La popolazione invecchia? Ecco come cavalcare il
trend. Ci saranno così tanti anziani da divenire il business di questo Paese. E
sembra uno tra i tanti memini del giorno sui social, i social maledetti dove niente è
serio, dove tutto è una inutile burla mista a voyeurismo digital. Sono troppo duro?
Non penso proprio. La prendo troppo sul serio? Forse.
O forse no perché persino a quella sciapita di Chiara Ferragni un pubblico ministero
disse che la sua querela nei confronti di uno scappato di casa poteva cadere poiché i social
non sono un contesto serio e attendibile e che un insulto sui social non ha
autorevolezza e una sua credibilità. Come dare torto a quel pubblico ministero?
Peccato però che oramai sui social [maledetti] si vincano fior di campagne elettorali
e che la vita delle persone sia oramai veicolata da identità digitali. Va così, oggi va
così, e se va così, come direbbe Renè Ferretti in tutte le serie di Boris, io che vi devo
dire: #vivalamerda.
Tornando a noi, l’Istat mi ricorda che la popolazione italiana continua a invecchiare e
la natalità a scendere. Chi pagherà il costo di questa previdenza? Io? I miei figli?
Ulisse? Alzo la mano: non mi sta bene. A nessuno importa nulla, se non a qualche
giovincello che vorrebbe sostituire qualche vecchietto, è una storia che si ripete

perché non siamo il Paese delle rivoluzioni ma della pastasciutta e del “vai avanti tu
che io ti seguo”, “c’ho un amico che la può risolvere”, “fatti i cazzi tuoi”.
Tornando a noi, il commercialista mi ricorda che l’Inps rimane una garanzia, anche
se gli artigiani e i commercianti sono la cassa più povera. Sembra un altro memino
del giorno quando sento parlare di previdenza sociale. Inquadrandomi in un altro
modo avrei una pensione più alta pagando lo stesso importo in contributi: le ragioni
non sono note ed è inutile imbastire una solfa sul fatto che delle ragioni serie non ci
siano. I conti non tornano e basta, e delle ragioni per cui non tornino questi conti non
mi importa nulla. Le uniche ragioni che intravedo è che ai tempi in cui c’era da
ragionare si è ragionato male, malissimo, creando enormi disuguaglianze sociali e
rompendo l’ascensore sociale, smontandolo e rivendendone i pezzi nei mercatini
dell’usato e a nero o sottocosto sotto a qualche ponte a trattare con qualche
criminale.
Sarei troppo duro? Non penso proprio.
Io penso che l’ondata di populismo che ci è caduta addosso sia figlia di tante
disuguaglianze, di un mancato investimento nella cultura e nel rispetto della
collettività e che tutto questo non ha retto con una crisi economica che ha scoperto
tante situazioni di disagio a tutti i livelli. L’Italia forse non era pronta ad aprirsi a un
mondo globale poiché impegnata nella sua storia a proteggere i propri orticelli tra i
rivoli della propria burocrazia.
Come possiamo fare per fronteggiare tutto questo? Io parlo per me: mi sono aperto
una partita IVA nel 2009 in piena crisi internazionale e ho fatto due figli per
realizzarmi a pieno titolo come persona. Niente è stato facile, niente lo è oggi e nulla
lo sarà. Ma non è possibile piegarsi a uno stato di cose senza reagire, e non è
nemmeno possibile vivere di memini e di una positività che ha stancato. Parlo per
me, come sempre, altrimenti che ci sto a fare qui sopra, se non a dire la mia. Tutto
qui, come ogni mese. Statemi bene: è l’unica cosa che conta.

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