Enrico il chirurgo artista

Enrico il chirurgo artista
di Gennaro Passerini

Conosco il dott. Enrico Cappuccilli da oltre 40 anni, sin da quando, assistente e poi aiuto chirurgo, operava all’Ospedale S. Liberatore di Atri nel reparto di chirurgia generale, per poi raggiungere e ricoprire il ruolo di primario di branca nell’Ospedale di Sulmona.

Enrico Cappuccilli

Stimato professionista, uomo eclettico e ricco di fantasia, amante della convivialità e della buona compagnia, ho ritenuto d’intervistarlo perché la sua storia di artista possa essere esempio interessante, positivo e di stimolo, per chi in un periodo della vita, la così detta “terza età”, possa ritrovare e vivere motivazioni ed emozioni intense che credo fortemente rigenerative e stimolanti per il tempo che vive.

D. –Quali motivazioni’ dott. Cappuccilli, ti hanno portato a dedicarti all’arte ed in particolare alla pittura?
R. Vedi la passione del dipingere è stata sempre presente in me fin dall’età adolescenziale, purtroppo gli impegni per lo studio, per la formazione professionale e poi per l’attività lavorativa molto intensa, l’hanno ostacolata per un lungo periodo.
Non avevo tempo disponibile per raffinare e perseguire le tecniche dell’arte pittorica essenziali per esprimersi al meglio e capire quale genere d’arte intendessi realizzare.
Al termine della carriera chirurgica ho frequentato per circa tre anni una scuola creativa presso lo studio di un noto artista sulmonese.
D. –Scusa se ti interrompo, toglimi una curiosità che mi intriga, che attinenza può esserci tra la chirurgia e il tuo genere di pittura?
R. Amico mio ti rispondo semplicemente con una parola “la creatività”.
La creatività, in alcune occasioni, mi ha consentito di risolvere problemi chirurgici altrimenti irrisolvibili. Nella pittura non figurativa la creatività è l’elemento fondante.
D. – Ad oggi a quante mostre espositive di pitture hai partecipato?
R. – Se non ricordo male oltre quarantacinque, di cui sei mostre personali in importanti gallerie e musei. Tra questi il Media Museum di Pescara, il Museo Michetti di Francavilla, ex Aurum Pescara, Galleria Guidi di Forte dei Marmi, palazzo Mazzarra di Sulmona, Pinacoteca Patiniana di Castel di Sangro, ex Pinacoteca di Assisi, Fortezza Civitella del Tronto, Cisterne Romane di Atri e tante altre.
D. – È vero che nel tuo percorso artistico pittorico sei seguito da un famoso Maestro sulmonese?
R. – Vedo che sei ben informato, sono onorato di potere usufruire della guida del maestro Umberto Malvestuto, artista di fama internazionale, pittore, scenografo e scultore.

A questo punto mi fa piacere condividere con voi lettori il pensiero del maestro Umberto Malvestuto sull’arte pittorica dell’amico Enrico.
“Seguo da alcuni anni Enrico Cappuccilli e posso affermare che ha bruciato le tappe artistiche, perseguendo un suo modo del tutto particolare di dipingere che in un primo tempo doveva assolvere al solo compito di esercitazione pittorica nelle forme con tendenza prima al Surreale e subito dopo al Simbolismo.
In questi dipinti di prima e seconda generazione era già possibile cogliere ed apprezzare la sua creatività e la fervida fantasia.
Allo stato attuale lui stesso non si riconosce più in queste opere, avendo scelto di assecondare progressivamente un percorso che lo ha portato ad un genere d’arte in cui il colore a sfumature pastello sembrano averlo allontanato dall’oggettività per avvicinarlo di più alla soggettività e al libero sfogo della fantasia.
Pertanto solo il colore e la luminosità avrebbero a suo parere il compito di suscitare il piacere dell’occhio nella sua interiorità più profonda.
La sua arte sembrerebbe avere come termine di riferimento quelle esperienze che in Kandinsky venivano definite come “espressionismo astratto” o “astrattismo”; tuttavia Enrico Cappuccilli persegue in questo stesso contesto un discorso pittorico dai contenuti del tutto personali.
Pertanto, e solo recentemente, l’artista effettua una sua elaborazione per esprimersi in modo creativo nell’astratto in cui prevale l’uso di colori per lo più tenui e luminosi unito alla sua originalità creativa seppure eterogenea.
Con questi propositi riesce a realizzare opere sempre diverse le une dalle altre, ricercando solo aspetti cromatici che spesso allontanano le “forme” dalla realtà, pur lasciandola intravedere.
La conoscenza personale dell’artista non mi fa escludere una sua ulteriore progressione i cui limiti non riesco al momento a prevedere in modo preciso ma che certamente stimolano la mia curiosità”.

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