Lettera al Direttore
Taccuino internazionale
Ricevuta via mail da Francesco Squillante Subbiano (Arezzo) il 23.04.2022
La tragedia ucraina successiva alla Pandemia ancora in atto, se per un verso ha messo in discussione la globalizzazione commerciale ed energetica, per altri invece accentua al massimo grado il principio di interdipendenza della politica e della geo politica mondiale.
Putin varcando il Rubicone della guerra di aggressione, dei bombardamenti e delle stragi indiscriminate ha sfidato apertamente non solo l’occidente, ma l’intero equilibrio mondiale vigente dal secondo dopo guerra in poi.
Egli si propone a capo o come apripista di una alleanza in parte neocomunista fra Russia post-sovietica e Cina post maoista, ma allargata, almeno nelle intenzioni, ad ulteriori potenze quali India, Iran e Brasile per citarne solo alcune. Lo scopo è quello di rompere definitivamente il potere regolatore e di deterrenza del G7 e l’uso del dollaro come moneta di riserva mondiale, spaccare Europa, Usa e GB con il ricatto energetico e militare nucleare e rimettere postumamente in discussione gli esiti della guerra fredda.
Prima vittima in caso di vittoria putiniana sarebbe la libertà, non la nostra libertà, ma la libertà in generale! Di fronte a tale sfida il mondo libero ha gravi debolezze, in primis la presenza di una quinta colonna antioccidentale trasversale a destra e sinistra classiche al proprio interno. Personaggi come Le Pen e Orban e altri sono di fatto una vera e propria quinta colonna putinista nel cuore pulsante dell’occidente.
Ulteriore debolezza è l’aver colpevolmente abbandonato larghe parti dell’Africa all’aggressività militare ed economica Russo Cinese, per non parlare del Medio Oriente e della Siria. Altrettanto si può dire dell’India a rischio di saldatura con i Russo Cinesi, nonostante l’antica rivalità con la Cina stessa. Tutto ciò impone di svegliarsi urgentemente, in primis con una grande mobilitazione civile e democratica per impedire la vittoria di personaggi divisivi e con legami oggettivi con Putin quali Marine Le Pen, nel contempo isolando leader ambigui per usare un eufemismo come Orban.
A vittoria acquisita di Macron rilanciare subito il dinamismo europeo in Africa con un grande piano inclusivo a partire dal nord del continente, Libia inclusa, per sottrarlo totalmente all’egemonismo Russo Cinese, per poi muoversi uniti fra tutti i paesi del G7 per recuperare rapporti e presenza in tutte le aree di confronto.
Sul fronte ucraino accelerare l’adesione del Paese alla UE al massimo grado e non arretrare di un passo nella politica di sostegno al legittimo governo democratico dell’Ucraina stessa, continuando a dare aiuti economici, umanitari e ovviamente, se non si vuole essere ipocriti, militari.
L’ora è di quelle storiche e bisogna essere all’altezza senza ambiguità e con il coraggio dei giusti.
Risposta del direttore: Gentile Francesco, condivido pienamente la sua analisi e l’identificazione del rischio per la libertà nel caso della vittoria dei russi. Compresa la gravità della situazione attuale, non si può non rispondere aiutando il popolo ucraino umanitariamente, economicamente e militarmente. Tutto il resto è noia.
Edilizia nella Nuova Pescara
Ricevuta via mail il 20.04.22 da Lorenzo Camplone
Stimato Direttore,
vedo che nel comprensorio delle aree ex Camplone di Pescara si avvierà una prima edificazione lungo il margine più adiacente alla via Tiburtina. Il comprensorio, per estensione e posizionamento, risulta strategico e vitale per riassettare urbanisticamente un quadrante Urbano baricentrico inspiegabilmente rimasto in surplace da decenni. Conseguentemente è lecito aspettarsi (anzi pretendere) che il complesso degli investimenti porti ad una configurazione funzionale ma anche stilisticamente coordinata. Vedo ora invece in programmazione un cantiere destinato a realizzare un edificio che prefigura un utilizzo banale del proprio Lotto edificatorio… banale nel senso che non sembra avere il DNA specifico dell’intervento “Alfa” per carenza di energia, magari provocatoria, che invece servirebbe per relazionarsi con l’edificato che verrà. L’immagine che vedo sul cartello di cantiere mostra un edificio senza “personalità”, nel senso che non ha connotati modernisti, ne ripropone moduli di buona edilizia storicizzata (presenti in città soprattutto dell’anteguerra.. ma non solo). Modulo lineare, tanti balconi sul fronte e nessuna particolarità stilisticamente connotata. Tutto legittimo… Evidentemente è stata privilegiata un’affrettata valutazione costi-benefici.. rimandando forse in seguito una rivisitazione progettuale? Speriamo.. Se questo mio sfogo può essere qualificato come critica….
Devo precisare che in primis mi rivolgo verso l’amministrazione comunale, quella attuale come le precedenti, per non aver saputo interagire tempestivamente con tutti i co-interessati per predefinire un assetto territoriale equo e condiviso tra i partecipi, di alto profilo urbanistico ed edilizio nonché funzionale per la città.
Confido che lei voglia sull’argomento suscitare un angolo di riflessione con gli ordini professionali (non solo tecnici) perché la posta in gioco, per quelle aree dotate di elevato pregio di posizionamento, è estremamente importante, come d’altronde ognuno sa, per Pescara prima e per la Grande Pescara poi.
Ringrazio per l’ospitalità ne Il Sorpasso e cordialmente saluto.
Risposta del direttore: Caro lettore, fa piacere la sua stima per la chiamata a suscitare una riflessione sulla qualità edilizia della nostra città. Spazi centrali inutilizzati è bene che possano essere volano di crescita della qualità edilizia, proponendosi ad esempio di un impatto ambientale limitato o un miglioramento della qualità degli spazi pubblici o, come lei propone, connotati modernisti. L’ Unione Europea ha avviato la missione Città intelligenti e a impatto climatico zero, ovvero 100 città a impatto climatico zero entro il 2030. Potremmo essere più esigenti nelle nostre città partendo da oggi a pretendere per le nuove costruzioni livelli di emissioni prossime allo zero, in modo da ridurre al minimo il consumo di energia e permettendoci di ridurre l’utilizzo delle fonti combustibili provenienti da paesi non democratici, come il metano russo o il petrolio saudita. Grazie per la sollecitazione.
Mediocrità nella gestione dei percettori del reddito cittadinanza
Ricevuto via mail il 27 marzo 2022
Buongiorno, vorrei riferire che, per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, esiste un protocollo che comprende svolgere dei servizi socialmente utili, in attesa che l’ufficio di collocamento assegni un lavoro stabile ai percettori.
Io stessa, sono percettrice di questo aiuto sociale e di recente, sono stata contattata dall’ufficio dei servizi sociali del Comune, dove sono stata intervistata al fine di aggiornare la mia posizione con l’INPS e con l’ufficio di collocamento.
Da questa intervista è emerso che io non posso svolgere uno dei “lavori socialmente utili” definiti dal comune di Montesilvano, i quali si limitano alle pulizie delle strade, giardinaggio e lavori non adatti a una donna come me. Per cui, ho chiesto se l’ufficio dello IAT di Montesilvano, potrebbe rientrare in questo programma, essendo un ente pubblico.
Vorrei far notare, che per il reinserimento nel sistema lavorativo, i professionisti non sono contemplati perché non esistono le mansioni e non sono capaci di crearle e più tempo passa e più i disoccupati con competenze che potrebbero essere messe a vantaggio della comunità restano esclusi e più la comunità impoverisce. Si potrebbe lavorare per diversificare il mercato turistico in modo tale da creare nuovi posti di lavoro per i residenti di Montesilvano ma chi potrebbe aiutare lo IAT ad andare in questa direzione non viene accettato anche come lavoratore socialmente utile
Venerdì 25 marzo, ho partecipato all’evento svoltosi nella sala Camplone della Camera di Commercio di Pescara-Chieti, intitolato “Giornata della amicizia Italia Israele “, nel quale il rappresentante della ambasciata di Israele, spiegò che, in Israele le vacanze si prendono a settembre e questo potrebbe essere un buon tentativo per destagionalizzare il nostro settore di punta. La mediocrità del Comune priva i cittadini di opportunità di progresso e ricchezza.
Risposta del direttore: Gentile lettrice, è evidente che rifiutare la sua disponibilità, come immagino quella di altri potenziali volontari tra i percettori di reddito di cittadinanza, tenendo in considerazione la cronica mancanza di personale dell’amministrazione comunale, è segno di occasioni mancate per tutti. D’altro canto, immagino non sia semplice inserire negli uffici comunali lavoratori socialmente utili, ma è evidente sia una buona opportunità per tutti, anche se complessa da gestire. Spero si possa trovare una soluzione che possa soddisfare gli interessi di tutte le parti.
Nazionalismo, volontarismo, resistenza all’aggressione
Ricevuta via mail da Angelo Massimo Pompei il 9 marzo 2022
Quando si parla di nazionalismo e si annette a questa parola una connotazione negativa si commette un grosso errore. Il nazionalismo è figlio del XIX secolo ed ha espresso in Europa la nascita delle nazioni, come insieme linguistico, culturale, economico, sociale e politico, base e cemento dello Stato.
Il nazionalismo è stato Mazzini, Garibaldi e i tanti che hanno combattuto – a prezzo di enormi sofferenze individuali – per la nascita della Patria italiana.
Nazionalismo e liberalismo sono stati in Italia sinonimi, in una fase storica, quella del Risorgimento, più o meno coincidente con il cinquantennio 1820-1870: il più alto prodotto di questa simbiosi è stato la Costituzione della Repubblica Romana del 1849, non a caso ispiratrice della Costituzione del 1948.
Il nazionalismo dei patrioti non riguardava solo la propria patria, ma tutte le patrie da costituire in ogni angolo del mondo e dell’Europa in particolare: è per questo che Mazzini fondò la Giovane Europa; è per questo che Garibaldi fu chiamato l’”eroe dei due mondi”; è per questo che il patriota italiano Santorre di Santarosa andò a combattere per la libertà dei greci cadendo sotto il piombo dei turchi; è per questo che il garibaldino Francesco Nullo andò a combattere per la libertà della Polonia cadendo sotto il piombo dei russi ed è infine, per questa stessa ragione, che i garibaldini andarono a combattere in Francia contro i prussiani nel 1870. Va da sé che l’internazionalismo dei patrioti italiani era ricambiato da quello dei patrioti di altre nazionalità europee: uno dei generali della Spedizione dei Mille era l’ungherese Stefano Turr, l’inglese Jessie White partecipò a tutte le imprese garibaldine come infermiera e cronista per i giornali inglesi, Alexandre Dumas (l’autore de I tre moschettieri), solidale con la spedizione dei Mille, fu incaricato da Garibaldi di dirigere un giornale patriottico.
Questo internazionalismo patriottico è stato proseguito, durante la guerra di Spagna (1936-1939), dalle Brigate Internazionali, che vedevano la partecipazione di 40.000 volontari provenienti da 50 nazioni, tra cui molti erano fuoriusciti dall’Italia fascista e dalla Germania nazista, ma c’erano anche intellettuali e scrittori come l’americano Hemingway. Nessuno ha mai pensato in quegli anni che alle armi del fascismo e del nazismo non si dovesse opporre altra resistenza che quella dell’antifascismo armato (fu proprio il deficit degli armamenti la principale causa della sconfitta della Repubblica Spagnola).
La guerra antifascista in Spagna veniva anzi vista da Rosselli come il laboratorio preparatorio della guerra antifascista nel proprio paese: “Oggi in Spagna, domani in Italia”. E così in effetti è stato, perché i dirigenti e i quadri delle Brigate Internazionali li abbiamo ritrovati tutti sui campi di battaglia della Resistenza contro il nazifascismo e per la libertà e l’indipendenza della Patria.
Alle armi non si può opporre “Mettete dei fiori nei vostri cannoni” perché significa dare la possibilità all’arroganza dei prepotenti di averla vinta sui deboli e gli indifesi. La storia ha anzi dimostrato che una maggiore disponibilità alle concessioni per ottenere la pace accresce sempre più la volontà di potenza degli aggressori. Per Hitler l’acquisizione dei Sudeti con il trattato di Monaco del 1938 fu solo un pretesto per occupare tutta la Cecoslovacchia per poi continuare fino all’aggressione della Polonia e alla II guerra mondiale. Allo stesso modo per Putin il Donbass è oggi solo un pretesto per annientare l’Ucraina come nazione libera e sovrana.
La risposta degli ucraini all’aggressione russa evidenzia che il popolo ucraino è una Nazione, con una sua identità di collettività organizzata in Stato, non disponibile a subire imposizioni e violenze finalizzate a distruggerne l’autonomia, l’indipendenza, la sovranità. C’è del filisteismo in quel pacifismo che mette sullo stesso piano aggressore ed aggredito, puntando alla pace esclusivamente attraverso la via diplomatica o al massimo attraverso quella delle sanzioni economiche. In questo caso il pacifismo può conquistare la pace solo assumendo la forma di una lotta di popolo contro l’invasore: ciò comporta di necessità l’aiuto militare alla nazione aggredita, sia attraverso la fornitura di armi che attraverso la mobilitazione spontanea di decine di migliaia di volontari.
La forza del popolo ucraino in armi potrà diventare irresistibile, e non importa che di fronte ad esso ci sia una delle superpotenze nucleari, come già è stato dimostrato dal Vietnam.
Le alternative sul tappeto sono due: quella di una pace vittoriosa, in cui la civiltà si affermi sulla barbarie, oppure quella della pax romana descritta da Tacito con queste parole:” Hanno fatto il deserto intorno a sé e l’hanno chiamato pace”.
Risposta del direttore: Gentilissimo Angelo Massimo Pompei, sono passati quasi due mesi dalla sua missiva e quanto è accaduto e continua ad accadere conferma la sua rapidissima analisi. Sono spiacente di non averla pubblicata rapidamente a causa della cadenza bimestrale, ma la sua analisi continua a essere valida e condivisibile. Il suo contributo storico dimostra che negli ultimi due secoli si è sempre reagito alle aggressioni aiutando gli aggrediti. È incredibile quanto giustificazionismo abbiamo ascoltato in Italia negli ultimi due mesi. In molti hanno tentato di identificare le motivazioni che hanno spinto i russi ad aggredire l’Ucraina. Come al solito, quando esiste un contenzioso esistono ragioni da ambo le parti, ma è inaccettabile il tentativo di giustificare gli aggressori anche se essi avessero più ragioni degli aggrediti. Purtroppo, ci avviamo verso la distruzione dell’Ucraina dell’est violata da uccisioni e deportazioni in massa inaccettabili che dovrebbero spingere i pacifisti contrari ad aiutare gli ucraini ad abbandonare le loro posizioni. Ma la storia si ripete e ci stiamo avviando a una condizione abbastanza simile alla pax romana descritta da Tacito e da lei menzionata.