La politica risani i rapporti con i cittadini
Riflessioni
Non credete che sia giunto il momento di porre un freno a certe esternazioni denigranti, di descrivere la partitocrazia avversaria come una associazione a delinquere contro le leggi, contro i diritti dei cittadini, contro la Costituzione, contro la semplice onestà amministrativa? Vogliamo continuare a fare politica solo urlando contro l’antagonista, furti di legalità e di denaro?
Perche non cercare il dialogo, non confrontarsi su progetti, sviluppi di crescita della comunità, sulle criticità nazionali ed internazionali e come contribuire a risolverli; perché manca la cultura della mediazione propria della democrazia parlamentare, perché ad ogni campagna elettorale la ricerca ossessiva del nemico…?
Pensate che solo le manette, la carcerazione preventiva, possano riformare la politica?
Pensate sia giusto forzare la legge, infamare l’avversario senza riscontri obiettivi, senza prove inconfutabili, persona innocente inizialmente per diritto fino a prova contraria.
Ritenete giusta applicare la carcerazione preventiva come metodo coercitivo per scoprire la presunta corruzione? E poi il più delle volte, dopo diversi anni, dopo addebiti infamanti, anni di gogna mediatica, liquidare il caso giudiziario con un nulla di fatto per mancanza di prove, o meglio per i più fortunati una sentenza di innocenza.
Chi risponderà per una vita sociale distrutta, chi pagherà per la morte dello sfortunato innocente inquisito, che non avendo retto alle mortificazioni si è suicidato? Pensate davvero che i politici disonesti sono l’unico e peggiore male del nostro Paese? Con questo modo di agire, con queste procedure da tribunale della santa inquisizione non corriamo il pericolo di provocare sempre più indignazione, sfiducia nelle Istituzioni, con il rischio del collasso della democrazia? A chi farebbe comodo? Riflettete, non siate pigri e troverete la soluzione.
Pensate che con il “Giacobinismo” si possa fermare il dilagare del fenomeno? Ritenete che lo si possa risolvere, con chi furbescamente e subdolamente veste i panni di giustiziere applicando procedure giustizialistiche come programma politico, contagiando intellettuali, magistrati, giornalisti opportunisti e gente comune?
Pensate che, in una vera democrazia, la politica nelle mani di novelli “Robespierre all’italiana” possa debellare il fenomeno denunciato per motivi di vera giustizia? O verità per verità, il loro scopo è destabilizzare l’avversario fino alla sua distruzione per accaparrarsi il potere.
Allora come uscirne? Direte voi. I cittadini devono tornare ad essere attenti, interessati e partecipi alla politica, senza farsi accomunare, plagiare; devono distogliersi dalle cordate giustizialiste travestite da intenti democratici, perché non sono mai disinteressate.
Un Paese è veramente democratico se sa rispettare le idee, se sa vivere nel reciproco rispetto degli uni per gli altri. Uno Stato è veramente civile e democratico se i suoi componenti sanno confrontarsi e trarre dal dialogo le giuste scelte, appellandosi a quei principi etici che sono le fondamenta e la vera forza di ogni sana e matura democrazia.
Chi conosce un po’ di storia dell’umanità sa dove potrebbe condurre il “Giacobinismo”.
Persino il giudice Giovanni Falcone “uomo” dello Stato, concreto nelle sue azioni, con una idea sostanziale della giustizia (si ispira ai valori etico-sociali espressi dalla società civile) denunciò pubblicamente il pericolo dei subdoli comportamenti di molti giustizialisti e affermò con forza che bisognava “rispettare la presunzione di innocenza”.
La verità è che la crisi etica è nella nostra società, fino all’ultimo dei cittadini. Gli italiani sono tutti corrotti? Sono altrettanto corrotti i politici, i funzionari, sindacalisti, giudici, consiglieri comunali, giornalisti, moralisti compiacenti, conniventi e superficiali?
C’è in questo nostro paese qualcuno ancora incorruttibile? Se veramente dovessimo perseguire tutti quelli in sospetto di colpevolezza, come tempo fa asseriva un noto giudice del tribunale di Milano, nessuno si salverebbe o tutt’al più pochi …. privilegiati giustizialisti.
Se dovessi esprimere una graduatoria per le grandi colpe, il primo posto lo assegnerei al popolo, alle elezioni vota chi gli può elargire favori, posti di lavoro e prebende… Ma veramente tutti accomunati a delinquere? Possibile?
Quante omissioni di atti d’ufficio, quante case costruite dall’oggi al domani abusivamente, quante cementificazioni irregolari …!?! Come mai non si sono accorti di niente i funzionari, i tecnici, i magistrati e i cittadini? Tutti conniventi, tutti corrivi.
Io penso che le colpe minori le hanno proprio i tanto sbeffeggiati politici. In fin dei conti le leggi buone o cattive sono state fatte, anche troppe, ma altri avevano il compito di vigilare e farle rispettare. Dov’erano?
Il gioco al massacro in questi ultimi anni, in questi ultimi giorni si è inasprito promuovendo la caccia al colpevole. L’informazione, di parte, prezzolata, fa della politica cronaca nera tutti i giorni, a tutte le ore, su più canali, si erge a paladino di diritti, a loro dire violati, persino su punti e virgole, con urla ed atti da “Giacobini”.
Ogni parola, ogni atto dell’avversario malcapitato, viene riportato come una minaccia alla democrazia, non c’è verità se non quella prezzolata della loro presunzione, vero atto antidemocratico. E la Giustizia? A tutto questo teatrino fa pendant ed è sempre più ideologizzata.
L’informazione è preziosa se corretta e libera da pregiudizi di appartenenza, se scevra da giochi ed equilibri interni, se ricca di grandi temi e non di “urla Giacobine”
Il giustizialismo degli anni Novanta, della caduta della prima repubblica, ha provocato tanti danni, ha dato forma ad un “Sistema Giustizia” con tendenze ad imbastire e coltivare accuse in base ad una presunzione di colpevolezza.
Il cittadino, il politico, anche se lontano da affari meno che limpidi, sotto gli occhi di una magistratura formata a distorsione del diritto e degli atteggiamenti, conseguenze di legami con correnti di pensiero associativo e politico e dei rapporti spesso fuorvianti con la stampa “clan giudiziario – mediatico” correva rischi spaventosi, con il coinvolgimento in vicende giudiziarie dove la tortuosità delle costruzioni accusatorie si univa alla sommarietà delle indagini, alla leggerezza delle verifiche e delle valutazioni delle prove.
Si può permettere che continui questa tendenza ad imbastire e coltivare accuse in base ad una presunzione di colpevolezza che distrugge la vita di politici, di cittadini, il più delle volte risultati innocenti, dopo anni di sofferenze ed umiliazioni?
Si può accettare che si chiedano le dimissioni all’imputato politico di turno e che questo sia diventato un vezzo ricorrente, senza alcuna conseguenza per chi le urla, spesso innocuo per chi le promuove, che si alimenta spesso senza conoscere a fondo gli antefatti addebitati e in quale forma, al solo scopo di ottenere una ribalta nel teatrino dei salotti mediatici “del tanto per dire qualche cosa di ovvio”con lo scopo di provocare ed amplificare ulteriore giudizio negativo a danno dell’antagonista da abbattere.
I giudici quando sbagliano ne rispondono? A questo punto delle riflessioni non posso non invitarvi a parlare di GIUSTIZIA, della Magistratura.
Il giustizialismo ha portato alla costituzione di un “partito dei magistrati”, ideologizzato, con le sue correnti, con i suoi compromessi clientelari che consente l’emergere di una nuova “gerarchia”, ben più intollerante verso gli altri, ma benevola verso i propri errori. Certo di questa lobby non tutti i magistrati ne fanno parte, una cosa è certa la giustizia – partito può facilmente distorcere i risultati e farne ulteriore strumento di potere che domina tutto l’apparato giudiziario.
Ne è l’esempio l’automatismo delle carriere che dà motivo di accedere così a livelli superiori (fare carriera) senza tenere conto di considerazioni e giudizi in base alle capacità, al valore, all’impegno dei magistrati, senza dare conto dei propri errori. Non credete che questa sia una giustizia a misura solo dei magistrati, dei loro interessi e delle loro aspirazioni?
Quando sbagliano, provocando danni anche irreparabili, le loro carriere non hanno alcun intoppo.
In questi anni, il potere e le anomalie funzionali della magistratura si sono rafforzate, sono diventate il ruolo essenziale; l’esistenza e l’accettazione del “partito dei magistrati” sono motivo della prevaricazione costante sulla politica, invadendo persino gli spazi del Governo e della cosa pubblica quando il potere legislativo e quello esecutivo mostrano timidezze.
In altre parole l’appartenenza alla Associazione Magistrati è oggi fonte di condizionamenti rilevanti e fuorvianti, di possibili interferenze sull’esecutivo, sugli altri poteri dello Stato e dei cittadini.
La democrazia è un sistema delicato e complesso, fatto di equilibri istituzionali tra diversi poteri, di forme istituzionali, ma anche di elementi culturali che devono essere continuamente rinnovati e curati. Non va mai sottovalutato il rischio dello svuotamento interno della democrazia, la storia è testimone che molte dittature hanno preso forma e potere inizialmente attraverso elezioni legittime. Per questo è fondamentale gestire la democrazia riconoscendo e respingendo le spinte disgregatrici, è importante governare con giustizia gli eccessi di disuguaglianza; è essenziale preventivare e curare la trascuratezza dello spirito partecipativo dei cittadini perché esso è il sale di una sana democrazia e la cura fondamentale per evitare la radicalizzazione dello scontro sociale.
Basta con la retorica politica del “si dimetta” prima che qualsiasi sentenza dimostri nei fatti, concreti e inalienabili, il reato contestato. Non bastano le urla, il teatrino dei salotti mediatici, gli avvisi di garanzia ad orologeria!!
In definitiva sono necessari interventi che riportino all’interno delle loro competenze una magistratura veramente indipendente da ideologie partitiche, indipendente da poteri interni, che torni alla verifica della qualità del lavoro dei giudici e delle loro responsabilità.
Inoltre si eliminino certe “gerarchie di fatto” che governano i rapporti con la massa dei colleghi dai quali dipende l’esito delle elezioni interne nell’A.N.M.
Basta con il potere condizionante delle varie correnti alle elezioni del C.S.M. Basta con la protezione dell’asinità di certi magistrati e dei loro errori che restano impuniti.
Basta con la distorsione della giustizia intesa non come perseguimento del giusto, ma al contrario come strumento di “lotta” e di intromissioni sempre più pesanti e determinate nella funzione del potere politico legislativo, per adattare le leggi alle esigenze dell’apparato giudiziario e del corpo della magistratura.
Hanno riformato la macchina giudiziaria secondo le proprie esigenze corporative e secondo i disegni ideologici delle “correnti”. Se in Italia la giustizia non fosse concepita con il metro della corporazione dei magistrati, ma fosse strutturato in funzione degli interessi della generalità dei cittadini, nessuno avrebbe potuto pensare di redigere un codice di procedura penale di “tipo accusatorio” senza operare contemporaneamente la separazione delle carriere dei magistrati.
“Il partito dei magistrati” si oppone alla separazione delle carriere perché vede avvenire per legge la scissione del partito in quanto sarà così sottoposto a due organi separati giudicanti e alla separazione delle carriere relative a funzioni diverse tra loro dialetticamente contrapposte.
Ben venga la separazione delle carriere in magistratura, sarà un intervento che darà più potere di libertà di giudizio, scevro da condizionamenti, al giudice giudicante e mette il PM (l’accusa) sullo stesso piano della parte difensiva. Sarà anche importante il metodo ad estrazione per eleggere i membri del CSM, strumento che eliminerà i poteri condizionanti delle correnti politiche della magistratura.
“Il male è nelle cose stesse ed il rimedio è violento. Dobbiamo portare la scure alla radice. Dobbiamo far conoscere al popolo i suoi diritti e quindi impegnarsi per rivendicarli, bisogna mettergli le armi in mano, assalire in tutto il regno i meschini tiranni che lo tengono oppresso …” Jean Paul Marat, da “le catene della schiavitù”
Pensate che sia questo l’atteggiamento da avere in un paese civile e democratico? O saranno i cittadini non più servi del potere a responsabilizzarsi, a partecipare attivamente nella politica, a rifiutare ogni rapporto clientelare. Quale sarà la democrazia del futuro?
Certo l’attuale democrazia rappresentativa tende ad essere piuttosto formale, perché priva di contenuti sostanziali che le dovrebbero dare significato: – Reale partecipazione politica, accesso ai diritti di cittadinanza, tutela dei diritti fondamentali e delle libertà individuali –
Per cui bisogna che sia integrata e migliorata per trovare nuova linfa e interesse partecipativo.
Il giudice Giovanni Falcone asseriva “Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così, solo che quando trattasi di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”