Chiudete l’Internet?

#chefamo

di Pierluigi Lido Cofounder www.abruzzoarrosticini.it

pierluigi.lido@iuchet.it

(Febbraio 2019)

“Chiudete l’internet” è un grido nato online in opposizione all’analfabetismo funzionale dilagante, quello che crede che la Boldrini abbia una sorella (morta) che controlli non so quale privilegio oscuro e lo stesso che non vaccina i figli poiché lo ha letto su “dei blog demmerda”.

 

“Chiudete l’internet” è concetto più devastante e ampio che si serve invece di una popolazione controllata. Il Paese in cui risiedi determinerà i siti che puoi e potrai vedere, e quelli che non puoi e non potrai vedere, le cose che puoi sapere e quelle che non potrai sapere: una dittatura delle informazioni in via definitiva.

 

Questo modello è rodato in Cina dove internet è un sistema chiuso da tempo.

Le infrastrutture web sono di proprietà del governo cinese: le imprese private e gli individui possono solo affittare la banda dallo stato. Le prime quattro principali reti nazionali, vale a dire CSTNET, ChinaNet, CERNET e CHINAGBN non hanno però una propria infrastruttura di servizi collaterali che sono in mano a un mercato fatto di compagnie provinciali le quali di fatto rallentano enormemente tutta la velocità di connessione del Paese.

 

In Cina non esiste Google (lo usa il 2,8% della popolazione in modo limitato), c’è Baidu (68% di utilizzo), non esiste Whatsapp (c’è WeChat), è impalpabile Amazon (c’è il gruppo Alibaba) ed è impalpabile l’utilizzo di strumenti di payment come Paypal. Domina invece il sistema di pagamento Alipay dove puoi pagare qualsiasi prodotto direttamente dal tuo WeChat (il nostro Whatsapp). Soprattutto in Cina non si registrano particolari attacchi informatici subiti, tuttavia oltre il 43% degli attacchi informatici di tutto il mondo provengono da infrastrutture web cinesi.

 

La consolidata attitudine dei cinesi a rapportarsi con le tecnologie ha permesso al Paese di creare un ecosistema tecnologico controllato ove la incredibile mole di persone ha fatto da volano allo sviluppo di tecnologie che non sono il feticismo dei nerd, ma sono utilizzati da chiunque.

 

Chiudere internet in Cina ha permesso di fatto a tutti di utilizzare la tecnologia, una tecnologia controllata dal governo. Nessun Marck Zuckerberg in Cina può nascere senza trovarsi sotto il controllo dello Stato, nessun Steve Jobs può inventarsi un artefatto culturale rivoluzionario senza il consenso del Governo.

Allo stesso momento qualsiasi mediocre insegnante di lingua inglese in Cina (come Jack MA) può trainare nel mondo il gruppo Alibaba, un baraccone commerciale ai limiti di qualsiasi legge occidentale.

 

Gli enormi passi avanti compiuti dalla Cina hanno invogliato più di un Paese a imitarne il modello, per prime quelle nazioni che ambiscono per ragioni collaterali ad annacquare le democrazie, prima su tutte la Russia.

 

È notizia del 19 febbraio 2019 che la Russia ha pianificato per il primo di aprile 2019 un test per disconnettere il Paese dal resto del mondo, premurandosi che, citando “Repubblica”:

“I fornitori di servizi Internet (Internet Service Provider, Isp) della Russia garantiscano di poter continuare a operare nel caso in cui potenze straniere agiscano per isolare il Paese online. Le misure comprendono anche la costruzione di una versione russa del sistema degli indirizzi dei domini (Domain Name System, Dns) in modo che possa operare senza interruzioni, in caso vengano tagliati i link ai server collocati in diversi parti del mondo. Al momento, sono 12 le organizzazioni che supervisionano i root server per il Dns e nessuna di loro si trova in Russia.”

In Italia rimaniamo a guardare, accontentandoci di due ordini di libertà.

La prima è la libertà di credere alle fake news coordinate dai robot di Salvini e della sua “BESTIA” che altro non è che un accrocchio di account automatizzati in un giochino da 4 soldi, in pasto ad un Paese di anziani analfabeti funzionali.

 

La seconda libertà italiana sta dentro al fatto che il vaso della democrazia in Italia è intatto, in gran parte. Lo dimostra un Giggino (ex bibitaro) che qualche anno fa aveva la piena libertà di andare in piazza a Bologna per mandare a fanculo tutti i governi che non gli piacevano. Lo stesso Luigi che oggi è lo stagista di lusso della Casaleggio Associati e fa il Ministro della Repubblica per consenso popolare iperdemocratico.

 

Al netto di tutto questo in Italia qualcuno il problema se lo è posto? Che famo noi: lo chiudiamo l’Internet? Ci abbiamo pensato? Sappiamo a cosa andiamo incontro? O siamo un Paese ormai di vecchi morti, di gente assente a sé stessa?

 

La vera risposta è che oggi gli interlocutori per capire “che famo” sono la Casaleggio (di proprietà del figlio di un morto) e gli stagisti di Morisi chiusi nella stanzetta, a schiattare come in Boris. Buona visione.

https://www.youtube.com/watch?v=DXGtWpoSqZE

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