Cosa è la Blockchain?

di Davide Pietrangelo (num.Giugno 2018)

 

Perché i media parlano di Blockchain? Perché ha attirato investimenti per miliardi di dollari? Perché viene definita la nuova internet? Perché viene definita una rivoluzione tecnologica? Perché viene definita anche rivoluzione culturale? Proverò a farlo capire nel modo più semplice possibile.

 

Immaginate di avere un registro importantissimo e prezioso, in mano a un notaio incaricato di custodirlo, proteggerlo e aggiornarlo. Il notaio potrebbe perdere il registro, rovinarlo, modificarne i contenuti senza nostra autorizzazione. Immaginate invece se una copia dello stesso registro fosse in mano a tantissimi notai remunerati per custodirlo, proteggerlo e aggiornarlo. Non ci preoccuperemmo più per il destino dei contenuti perché anche se qualche notaio dovesse perdere il registro o volesse provare a modificare fraudolentemente i contenuti di esso, avremmo tantissimi altri notai con tantissimi registri uguali tra loro, che proverebbero qual è il contenuto corretto. La nostra fiducia nei contenuti del registro potrebbe essere totale in quanto non ci sarebbe più una autorità centrale deputata a custodire i nostri dati, ma un sistema decentralizzato la cui corruzione è economicamente insostenibile.

 

Nell’ambito digitale, la Blockchain dà alla luce lo stesso meccanismo sopra descritto e permette di avere un registro di dati nel quale possiamo riporre lo stesso livello di fiducia.

 

Blockchain è una rete di registri, contenuti su computer separati tra loro e collegati attraverso internet (con tecnologia peer to peer), dove non esiste un registro principale. Nella rete vengono usate delle procedure di sicurezza che permettono un sistema che non fa errori e nel quale i dati non vengono persi o modificati in modo errato. Tutti possono controllare le informazioni presenti nei registri pubblici tramite accesso a internet. Le informazioni sensibili sono però criptografate e solo chi è autorizzato può accedervi (decriptandole con la sua chiave). Un sistema di incentivi economici a chi “scrive” dati corretti e li custodisce con la potenza dei suoi computer fa sì che vengano isolati soggetti in malafede e che la rete di registri possa mantenersi decentralizzata, sicura, corretta e potenzialmente in eterno.

 

Si chiama Blockchain (in inglese “catena di blocchi”) perché chi “scrive” le “pagine” del registro lo fa inserendo i dati in un blocco di dati e aggiungendo ogni blocco a quello precedente, in modo da generare appunto una “catena di blocchi”.

 

La Blockchain non è propriamente una tecnologia, ma più propriamente un concetto che ricombina tecnologie già esistenti, inventato e annunciato dallo stesso anonimo inventore di Bitcoin: Satoshi Nakamoto.

Nel caso della moneta digitale Bitcoin, la Blockchain non è altro che un registro di tutte le transazioni economiche dei bitcoin stessi. Questo sistema si mantiene proprio grazie alla remunerazione di chi “cura” il registro con gli stessi bitcoin.

Esistono però numerose altre blockchain e soprattutto numerose altre possibili applicazioni che promettono rivoluzioni. Basta pensare in quanti settore è importante avere dati certi, sicuri, trasparenti e non mutabili.

 

Si possono registrare su una blockchain le transazioni bancarie e di borsa: ci stanno infatti lavorando il Nasdaq e una cordata di 70 banche mondiali. Si possono registrare tutte le transazioni di beni digitali certificando chi ha diritto ad usufruire dei file, debellando la pirateria e garantendo equi compensi agli autori. Tantissime sono poi le applicazioni governative. I brevetti? Grazie alle possibilità tecniche della blockchain si potrebbero custodire i segreti brevettati, dimostrare la loro esistenza a tutti, ma farne usufruire solo chi è autorizzato.

I registri immobiliari e mobiliari? Istituti come il Catasto e P.R.A. su blockchain potrebbero raccogliere tutti i dati, proteggerli e renderli disponibili solo a chi ne ha diritto grazie alla criptografia.

I dati clinici? I dati globali potrebbero essere raccolti in maniera criptata e anonima per favorire la ricerca. I dati individuali potrebbero essere resi disponibili a medici, ambulatori e ospedali in caso di necessità, dimenticando cartelle cliniche, esami, etc. .

Anche tutti i certificati e i titoli di studio potrebbero essere raccolti in maniera certa e immutabile su una blockchain e resi disponibili solo a chi viene autorizzato dal proprietario. Potremmo dimenticare copie autenticate, autodichiarazioni etc. .

 

Tante sono anche le applicazioni nell’ ambito dei tracciamenti industriali.

Possiamo rivoluzionare la supply chain: in una blockchain può essere possibile avere visibilità in tempo reale di ogni passo compiuto dai prodotti all’interno di una catena di fornitura.

Possiamo rivoluzionare i sistemi di controllo qualità: con la blockchain potremmo controllare tutti le filiere produttive degli alimenti e dei prodotti.

 

Per queste e tante altre prospettive, ho contribuito a fondare l’Associazione Professionisti Blockchain Italia, e a creare rete e divulgazione tra gli interessati. Sta arrivando un’ondata di cambiamento. L’Italia deve cavalcarla e non subirla.

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