Intervista a Giordano Bruno Guerri su “Storia del mondo” dal Big Bang ad oggi
di Gabriella Toritto in Pescara, mercoledì 4 settembre 2024
Un’antica amicizia lega la città di Pescara alla persona di Giordano Bruno Guerri, storico del ‘900, saggista, giornalista, presidente e direttore generale del Vittoriale degli Italiani, nonché riconoscenza per le energie profuse in onore del Vate Gabriele d’Annunzio, nato a Pescara.
Al Presidente Guerri deve molto il Festival dannunziano che, come ha affermato il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, intervenendo all’apertura dell’importante evento, è “Un festival di recente invenzione, ma è come se fosse secolare, a significare il profondo rapporto della città di Pescara e della regione Abruzzo con il suo grande poeta e suo grande concittadino, Gabriele d’Annunzio”.
Quest’anno, grazie alla collaborazione con la Fondazione Vittoriale, presieduta da Giordano Bruno Guerri, direttore artistico anche del Festival, la Regione Abruzzo ha partecipato all’acquisizione del Fondo Palmieri, attraverso cui la città di Pescara sarà dotata di un prestigiosa biblioteca con ben quindicimila volumi. L’importante patrimonio culturale apparteneva ad un privato cittadino, il quale possedeva la più grande collezione di opere, libri e manoscritti dannunziani al di fuori di quella disposta dallo stesso Vittoriale.
Mercoledì, 4 settembre 2024, presso l’Aurum di Pescara, Giordano Bruno Guerri, ha presentato la sua ultima opera: “Storia del mondo – dal Big Bang ad oggi ”, Ed. La nave di Teseo – I Fari.
Il nostro mondo, che vanta 14 miliardi di anni, è raccontato da Giordano Bruno Guerri, in un tomo di circa 400 pagine attraverso una narrazione fluida, sintetica, comprensibile pur nella complessità degli argomenti trattati. La sintesi è il capolavoro dell’opera. Sintesi di tempi e avvenimenti immemorabili nei quali si sono formate le categorie del pensiero attraverso cui ancora oggi interpretiamo la nostra realtà.
Giordano Bruno Guerri racconta la storia del genere umano, dagli ominidi all’ Homo heidelbergensis, recentemente scoperto in un accampamento di cacciatori risalente a circa 350.000 anni fa. Nell’evoluzione della specie si arriva al “Sapiens”, che Guerri preferisce così continuare a chiamare – per non fare “torto all’intero genere femminile” – dalla sua comparsa fino ai nostri giorni, affrontando eventi e documenti a 360 gradi, senza tralasciare alcun aspetto dello scibile umano. Infatti narra dal Big Bang, dai fotoni della luce, dagli atomi, dalle molecole alle stelle, alle galassie, ai pianeti, ai primi graffiti; dalle grandi migrazioni di popoli (in cerca di terre ospitali) alle antiche civiltà dell’Indo, dell’estremo Oriente e della Mezza Luna fertile; dagli imperi del mondo antico alle guerre, alle grandi invenzioni, alle scoperte geografiche e scientifiche, alle rivoluzioni culturali e politiche, fino ai conflitti in corso nel nostro tempo.
La storia del mondo è tracciata dallo storico Guerri in modo lieve, obiettivo, preciso, a tratti attraversata da un velo di ironia e anche da empatia. Sembra quasi che uno storico, sensibile e fine, come Guerri, si appassioni alla sorte del suo simile: il “Sapiens”.
L’uomo ha compiuto un viaggio lungo, sofferto, avventuroso, non ancora portato a termine, dal futuro incerto, più che mai complesso e ardimentoso, dove la tecnologia e la scienza avranno il predominio e forse vinceranno.
Mi chiedo se l’empatia, che Giordano Bruno Guerri nutre nei confronti dell’umanità narrata, non sia da ricercare nella pietas verso il Sapiens il quale dovrà affrontare ancora nuovi grandi sfide e forse soggiacere alle fredde ed imprevedibili leggi della tecnologia e della scienza.
1D. Durante la lettura dell’ultima fatica letteraria del presidente Guerri mi sono più volte chiesta quanto studio, quanta applicazione e concentrazione abbia potuto richiedere la stesura dell’opera. Quanti libri ha dovuto consultare e studiare per attingere il gran novero di eventi riportati che riguardano la preistoria e la storia del mondo, da Nord a Sud, da Ovest ad Est?
1R.: Non sapevo quasi niente di quello che ho scritto. Sono stato uno storico del ‘900, in particolare della prima metà del Novecento italiano, tutto il resto della storia lo conosco per curiosità intellettuale ma non l’avevo mai studiato. Non sapevo niente dell’evoluzione, delle dinastie vietnamite, come non sapevo niente dei regni dell’Africa subsahariana intorno all’anno Mille. Pertanto ho dovuto studiare moltissimo come neppure all’università. Ovviamente la mia non è stata una ricerca d’archivio perché sarebbe stata impensabile. Avrebbe richiesto una vita intera. È stata una ricerca condotta su testi non divulgativi. Ho studiato su testi scientifici la storia dei paesi, dei grandi fenomeni e quindi il mio è stato un lavoro sterminato che ha richiesto una grande fatica. Un’ulteriore fatica sono state poi la sintesi e la chiarezza.
“Storia del mondo” é un’opera encomiabile, capitale, che, se suddivisa in volumi, potrebbe essere introdotta nelle scuole, dove qualche politico recentemente proponeva di eliminare ad esempio lo studio della Preistoria, in quanto inutile (nonostante – e lo si legge anche in “Storia del mondo” – la scienza abbia recentemente dimostrato che addirittura c’è persino un legame tra Preistoria e COVID19).
2D: Lei, Presidente, che cosa ne pensa?
2R.: Idea assurda, stupida poiché la preistoria è la base dell’umanità. Direi che i fatti più importanti della storia dell’umanità sono avvenuti proprio nella Preistoria. Basti pensare alla rivoluzione agricola, avvenuta molto prima della nascita della scrittura e ancor prima della rivoluzione cognitiva, quando il Sapiens ha imparato a parlare. Senza quelle due rivoluzioni noi non saremmo altro che degli Homo primitivi e invece proprio da lì siamo usciti dalla preistoria.
3D. Presidente, fra gli argomenti studiati e trattati, quale evento o personaggio o quale documentazione ha destato maggiormente il Suo stupore, la Sua meraviglia?
3R: Fra i personaggi Gènghiz Khan mi ha affascinato molto. È sempre stato a noi tramandato come un barbaro, un invasore spietato. Invece fu un personaggio grandioso se si pensa che non nacque in una famiglia potente ma in un piccolo e povero villaggio della Mongolia. Da lì ha conquistato metà della Cina, tutta la Siberia fino all’india, la Russia e i paesi dell’Europa orientale che oggi chiameremmo del Patto di Varsavia. Gènghiz Khan sarebbe certamente arrivato alle coste atlantiche se non fosse morto. Non si sa bene come morì, se per gli esiti di una caduta da cavallo, durante una battuta di caccia, o per le ferite riportate in battaglia. La sua morte ci salvò, poiché il suo popolo, secondo le tradizioni del tempo, decise di riportare l’imperatore nella sua terra natale per una degna sepoltura. Così gli invasori mongoli impiegarono molti anni per tornare in Mongolia, e quei pochi che rimasero nell’attuale Ungheria non costituirono più un pericolo. Conquiste a parte, Gènghiz Khan fu anche un bravo legislatore. Era analfabeta ma pretese che i principi dell’impero sapessero leggere e scrivere in modo da diffondere le sue leggi che erano avanzate, nonostante l’epoca e il tipo di civiltà guerriera e di pastori. Attribuì le cariche in base al merito, non per stirpe o ricchezza. Fu contemporaneo di Federico II di Svevia, sebbene i due imperatori non si siano mai incontrati e conosciuti. Anche Federico fu grande. Fu una meraviglia, una persona straordinaria. In merito agli eventi vorrei ricordare l’impresa dell’imperatore cinese Yongle della dinastia Ming, il quale intorno al 1420, cioè 70 anni prima della scoperta dell’America, inviò un suo ammiraglio ad esplorare il mondo attraverso spedizioni commerciali, diplomatiche e scientifiche. Si trattò della prima esplorazione con giunche e una flotta di 28.000 soldati che raggiunse la Corea, il Giappone, le coste orientali dell’Africa, l’Arabia, l’Indonesia scoprendo piante, schiavi e prodotti nuovi. L’impresa successiva sarebbe stata una nuova esplorazione a oriente della Cina, oltre il Giappone, se non che l’imperatore morì e il suo successore sciaguratamente non volle continuare quelle imprese per mare. Probabilmente i cinesi avrebbero scoperto l’America, l’avrebbero conquistata e occupata. Oggi, dopo sei secoli, proviamo a pensare che cosa sarebbe il mondo: un mondo interamente cinese.
Giordano Bruno Guerri, che è stato anche presidente della Fondazione Ugo Bordoni, Istituto di Alta Cultura nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, quasi a conclusione della sua opera ha scritto: “I vincitori del futuro saranno tecnologia e scienza”. Ora è già sotto gli occhi di noi tutti come l’intelligenza artificiale abbia invaso le nostre esistenze in modo simbiotico mentre studiosi, sociologi ci chiedono di essere vigili, ci mettono in guardia e ci invitano a coniugare Filosofia e Scienza, poiché la sola scienza e la sola tecnologia potrebbero causare danni. Anche il presidente Guerri si è prodigato molto per la costruzione di un “ponte” fra la cultura umanistica e la cultura scientifica e a tal fine ha fondato il ForumTAL, di cui è ancora presidente.
4D. Data la Sua formazione umanistica, come pensa si possa rimediare al divario fra le due culture?
4R.: Il divario è superabile semplicemente con l’intelligenza, capendo che non è possibile tenere separate le due culture e il “ForumTAL” costituisce l’esempio perfetto di tale necessità in quanto noi insegniamo alle macchine a capire, a parlare, a scrivere l’italiano. Lo strumento principale di ForumTAL, Forum per il trattamento automatico del linguaggio, è la disciplina che si chiama linguistica computazionale, ossia la linguistica che usa gli strumenti dei computer, dei sistemi informatici per la comprensione e la produzione del linguaggio naturale. La cultura umanistica resta comunque basilare se si pensa che manager di livello mondiale, come Marchionne, laureato in filosofia, e Zuckerberg, uno dei fondatori del social network Facebook ad essa si rifanno. Zuckerberg conosce e parla il Latino e lo fa studiare ai suoi figli. Conosce benissimo classici greci e latini, come Omero e Virgilio.
5D. Alla luce della situazione geopolitica, economica, sociale (e mi riferisco alle migrazioni/immigrazioni) che stiamo vivendo, quali sono le previsioni che Lei può fare e come ovviare alle criticità che il Sapiens di oggi deve fronteggiare (ad es.: coniugare con saggezza il concetto di IDENTITÀ con il concetto di INTEGRAZIONE delle diversità)?
5R.: Si tratta solo di aspettare che le cose avvengano. Le migrazioni sono inarrestabili. Sono fenomeni ai quali dobbiamo le nostre stesse civiltà. Il libro racconta che il Sapiens, come tutte le specie Homo, è partito dall’Africa, in particolare dal Sudafrica e dall’Etiopia, e da lì si è diffuso in Asia, in America, in Europa. Lo stesso Sapiens, quando è arrivato in Europa, vi ha trovato il Neanderthal e lo ha fatto scomparire. Non sappiamo come siano andate le cose, se lo ha fatto scomparire con metodi violenti o soltanto con la sua superiorità intellettuale, comunque la fusione c’è stata poiché gli studi hanno dimostrato che il 4% del DNA di noi uomini tutti è lo stesso del Neanderthal Man. Chi potrà fermare nel 2050 i 4 miliardi di africani? Eppure arriveranno. Niente può fermare un uomo che ha fame! Il processo è inarrestabile. A tal punto dobbiamo fare in modo che sia governabile, naturale, pacifico, organizzato nel miglior modo possibile e nel frattempo fare sì che quei popoli abbiano modo di vivere nelle proprie terre. Ci saranno grandi spostamenti che cambieranno la nostra presenza nel mondo.
6D: I conflitti in Ucraina e in Medio Oriente si infiammano sempre di più e l’Europa, intesa come Unione Europea, è schiacciata in una morsa a tenaglia a NORD-EST e a SUD-EST. Lei ravvisa delle analogie fra la situazione attuale e le condizioni storiche che precedettero i due conflitti mondiali del ‘900?
6R: L’analogia più forte che osservo è che c’è un paragone praticabile fra Hitler e Putin, nel senso che se Putin non viene fermato (come non fu fermato Hitler), proseguirà invadendo un paese dopo l’altro, educando i suoi successori a fare ugualmente. Dunque bisogna assolutamente fermarlo. L’unico modo è reagire. Ciò può sembrare una provocazione e portare ad una escalation del conflitto ma serve solo a fermare la guerra in corso.
Nel ringraziare il presidente Guerri per il tempo e per l’attenzione riservatici, “Il Grande Sorpasso”, l’”Associazione Prospettiva Futura” e l’Editore, Dr. Gennaro Passerini, sarebbero onorati se Giordano Bruno Guerri volesse accettare l’invito ad un prossimo evento pubblico.