“Nec domina, nec ancilla, sed socia” Le donne nel Medioevo: religiose ed intellettuali
di Gabriella Toritto
La donna è sempre stata avversata nel tempo; in particolare nel Medioevo la misoginia fu alla base dell’orientamento di molti pensatori. La donna fece paura a molti uomini anche della Chiesa poiché considerata creatura misteriosa e sconosciuta di cui bisognava diffidare. Fu disprezzata e osteggiata anche da diversi esponenti dell’organizzazione ecclesiastica, sebbene vi fossero Santi, prelati, insigni uomini della Chiesa che della donna promossero la dignità e l’intelligenza. Se tante pagine dell’Antico Testamento elogiarono la donna per gli atti di eroismo in cui ella si distinse e in cui superò di gran lunga gli uomini, alcuni Testi, anche Sacri, descrissero le donne come oziose, lunatiche, litigiose, vendicative, frivole, vanitose, pettegole e malevoli.
Vi furono tempi in cui le donne furono addirittura accusate di stregoneria. Nell’antichità giudaica il fatto stesso che in Genesi la donna fosse stata descritta come creata dalla costola dell’uomo, autorizzò ad ipotizzare in merito al ruolo secondario assegnatole dal Creatore. Ne conseguì che i suoi compiti furono subordinati a quelli maschili.
Fu Gesù di Nazareth a restituire un ruolo di primo piano alla donna nella Storia, attraverso sua madre Maria. Anche altre donne come Maria di Magdala, Marta, Maddalena furono importanti nella vita del Nazareno. Furono esse a vegliare sulla tomba fino all’alba del giorno dopo ed ad accorgersi che il corpo di Cristo non era più nel sepolcro in cui era stato deposto alcune ore prima.
Nel passato alla donna fu riconosciuto il compito di procreare e accudire la famiglia: cose non di poco conto! Parliamo della vita!
Riprendendo un passo di Filone d’Alessandria, filosofo greco, molto noto nel Medioevo anche sotto il nome di Filone l’Ebreo, l’uomo rappresentava la “mente”, la donna la “sensibilità”. Ma l’intelligenza e la sensibilità, Adamo ed Eva, erano e restano vincolati da una rapporto di complementarità: ovvero l’uno non può esistere senza l’altro.
Nel XI secolo si levarono autorevoli voci in difesa della donna: San Bernardo da Chiaravalle e Ildegarda di Bingen. Essi riconobbero a Maria, dunque alla donna, piena dignità, per nulla inferiore all’uomo, tanto da stimare la madre di Gesù “vas spirituale”, simbolo della Chiesa.
Nel Medioevo vi furono molte religiose, che raggiunsero elevati livelli di preparazione spirituale e culturale. La Chiesa Romana fece largo affidamento su di loro sia per i compiti di assistenza, sia per la diffusione della dottrina, sia per l’educazione, sia per l’incremento delle vocazioni. Ne consegue che esse non furono relegate all’interno dei loro monasteri ma mantennero contatti con il consorzio umano.
Nelle primitive comunità cristiane le donne svolsero ruoli importanti e furono circondate da grande considerazione. Vi erano le diacone, così come nell’antichità esistevano le sacerdotesse oltre che i sacerdoti. Lo stesso San Paolo, apostolo delle genti, ne sperimentò la generosità e l’intelligenza nei suoi numerosi viaggi missionari. Lo Spirito Santo, il quale “distribuisce i suoi doni ad ognuno, come vuole”, ha concesso il dono della profezia anche alle donne.
Certe espressioni e tendenze di antifemminismo, riscontrate nel corso dei secoli negli ambienti cristiani, forse furono il risultato del retaggio del giudaismo tardivo che dall’ambiente ellenistico si diffuse in tutto il Mediterraneo fino ai secoli successivi.
Nel Medioevo, oltre alle religiose, esistettero le intellettuali, donne che nutrirono passione per gli studi, per la scrittura, per le arti, e che furono molto più numerose di quanto si possa pensare.
Recenti studi hanno evidenziato come laiche ed ecclesiastiche spesso frequentassero le stesse scuole che non erano aperte solo agli uomini.
È fuori dubbio tuttavia che nel Medioevo fosse molto più facile per una religiosa, piuttosto che per una laica, acquisire l’istruzione. Comunque nelle scuole monastiche ogni ragazza imparò a leggere e a scrivere. Inoltre studiò passi scelti delle Sacre Scritture, i Padri della Chiesa, le vite dei Santi e la regola del proprio Ordine monastico. Agli alunni vennero impartite anche lezioni di calligrafia e di miniatura per impiegare poi le competenze acquisite negli scriptoria ecclesiastici oppure nelle botteghe degli artisti, come pittori e cesellatori.
Vi fu anche un discreto numero di scuole cittadine dove presero lezioni maschi e femmine insieme. Come ricorda Giovanni Villani, intorno alla metà del 1300, a Firenze, furono istituite classi miste.
Per le nobili donne fu molto più facile acquisire una certa cultura in quanto a loro le lezioni erano impartite a casa. Impararono la scrittura e anche vari elementi dell’abaco. Si accostarono al Trivium (tre arti liberali: grammatica, retorica, dialettica) in latino, alla musica, all’aritmetica, e ai primi elementi di assistenza medica, allora molto importanti.
Le alunne furono numerose così come le insegnanti. Ad esempio Parigi ne ospitò un buon numero; alcune operarono nei conventi e nei monasteri; divennero bibliotecarie o scribe e svolsero la loro attività negli scriptoria dove copiarono scritti di altri autori o prodotti dalla loro penna.
Sappiamo anche che qualche donna di quel tempo intraprese la professione notarile, altre quella medica. In particolare furono levatrici e ginecologhe. Vi furono persino donne che si occuparono di pittura, di scultura e di miniatura. Collaborarono o con il proprio padre, o con il marito, o con un fratello. Non fu neppure raro che lavorassero in proprio, specie per quanto riguardò la copiatura dei libri e dei codici.
Il Medioevo fu costellato dalla presenza di artiste, di letterate e pensatrici. Ricordiamo in particolare Christine de Pizan, unico caso di donna che ottenne un certo rendimento, praticando la professione di scrittrice, tanto che la sua produzione letteraria divenne fonte di remunerazione e fu elogiata da più di un componente della Corte reale parigina per le sue capacità. Dunque non furono rare le donne che scrissero e che svolsero con continuità la professione di intellettuali. Oltre a Christine de Pizan, si affermarono fra le altre Rosvita e Ildegarda di Brigen.
Vi furono donne che si occuparono di oreficeria, che esercitarono il mestiere di profumiere e quello non meno redditizio di calzolaie. Altre svolsero professioni che richiedevano impegno e conoscenze tecniche e scientifiche. Vi furono le panettiere e le pasticcere. Ognuna di loro mise in luce le proprie abilità e competenze.
Furono tutte annoverate nel gruppo delle intellettuali che fra il V e XV secolo d.C. raggiunsero un soddisfacente livello di preparazione non solo nella penisola italiana ma in tutto l’Occidente.
Verso la fine del Medioevo l’acquisizione di margini più o meno ampi di azione e di affermazione nonché l’autorevolezza conquistata dalle donne fece crescere negli uomini il desiderio di bloccare la loro espansione, soprattutto quando a divenire note furono le laiche.
Fu allora che gli uomini iniziarono ad ostacolare in ogni modo il cammino delle donne, insidiando la loro affermazione e le loro espressioni culturali. Sicché le donne furono costrette molto spesso a rifugiarsi nell’ambito della vita claustrale per avere la possibilità di continuare ad esercitare la propria attività. Infatti se fossero rimaste completamente autonome nelle loro case, esposte a rischi e a ricatti di ogni genere, avrebbero incontrato serie difficoltà di poter continuare a praticare e ad esercitare le loro occupazioni.
Possiamo affermare che la questione femminile nacque nell’ultimo periodo del Medioevo per arrivare fino all’età moderna, dando luogo alla nascita di tensioni più o meno latenti.
Le intellettuali comunque continuarono a lavorare e ad ottenere le loro affermazioni, evidenziando le capacità connaturate alla donna di guadagnarsi, sia pure con difficoltà e a costo di notevoli sforzi, un certo respiro all’interno della società, ponendo in luce la propria naturale abilità nel vincere gli ostacoli che le furono di volta in volta frapposti.
Concludiamo dicendo che la società medievale vide la donna capace di superare difficoltà e pregiudizi, dato che non si lasciò svilire ed opprimere e tentò in ogni modo di affermarsi anche nella sfera pubblica oltre che in quella privata, dove spesso dominò.
FONTI:
Il ministero della donna nella Chiesa antica, R. Gryson, Città Nuova
Le grandi donne del Medioevo, L. Gatto, Newton Compton Editori