Lettere al Direttore
Che fare? Liberi tutti?
Ricevuta via mail da Dino Viola
Spettabile Direttore, mi presento, mi chiamo Dino Viola.
Dino è l’abbreviazione di Berardino che a sua volta è il diminutivo di Berardo ma sono sicuro che ogni buon abruzzese, capirà il gioco di abbreviazioni e storpiature, diffusissimo fino a pochi anni fa.
Il nome l’ho ereditato da uno “Zio” (nei paesi, tutte le persone con almeno una ventina di anni in più, si chiamano così), che fu ucciso a Roma, ironia del destino, per delle stampe clandestine, dopo giorni di pestaggi dalla polizia politica fascista.
Mio zio era originario di un paese di mezza costa, ai margini del prosciugato lago di Fucino; un marsicano sanguigno, testa dura, dal fisico avvezzo alle asprezze dei campi pietrosi di montagna. Nel nostro minuscolo paese, era il punto di riferimento e ogni prepotente, se non fosse riuscito a scappare, avrebbe pregato in ginocchio la Madonna quando se lo trovava davanti.
Io per decenni mi sono diviso tra la Capitale, l’entroterra e la costa per questioni lavorative, adesso che sono in pensione, posso dire di conoscere in profondità i pregi e i difetti di questi luoghi. Da anni mi sono appassionato nella lettura del Vostro mensile nelle lunghe notti montesilvanesi, sapete com’è? ad una certa età si dorme poco…
Grazie ai ruoli sensibili che ho rivestito, ho subito compreso il portato civile delle Vostre “battaglie”, molto simili per ardore a quelle di un vecchio foglio periodico semiclandestino delle mie zone che si chiamava “Che Fare?”.
Ogni volta che tornavo in auto, la prima tappa era in edicola, al supermercato, o alla gelateria, per prendere l’ultimo numero.
Tutto avvincente, tutto all’altezza delle mie aspettative e anche di più se vogliamo, fino a quando è finita la benzina.
L’auto senza benzina purtroppo non è la mia, è una metafora per descrivere gli ultimi numeri del mensile che ho letto e che mi hanno fatto pensare a un rottame, uno di quelli che si smaltiscono con fatica.
Perché dopo aver elogiato così questo foglio mensile, oggi uso tanta asprezza nel giudizio?
Perché questa epidemia ha tirato fuori il meglio è il peggio di ogni persona. Nel caso specifico, ha messo a nudo un aspetto imbarazzante che ho trovato in quasi tutti i media generalisti, corrispondenti alle proprietà della grande finanza italiana e internazionale che mai avrei pensato di trovare nelle pagine di un mensile locale così civile.
Avevo iniziato a leggere articoli centrati che criticavano l’approccio sanitario irrazionale, incentrato sull’ospedalizzazione. Giuste erano le osservazioni sull’inconsistenza e la pochezza delle cure domiciliari affidate alle USCA, per questo sono saltato dalla sedia quando ho letto alcune dichiarazioni farneticanti di un anziano medico, a me quasi coetaneo, che, dopo aver scritto amenità, sosteneva tesi degne di un terrapiattista, addirittura ventilando la necessità di escludere i non vaccinati dalla vita civile (fortuna per lui che Ippocrate è morto). Anche peggio, se vogliamo, è stata la scadente vignetta sui manifestanti, volutamente denigratoria, verso la parte realmente pensante della società.
Certo, la libertà di opinione non si discute ma ho trovato agghiacciante a tal riguardo, il silenzio funebre del dottore Passerini che è passato dal “Volando Alto” al rasoterra, più adatto ad altre specie di volatili.
Da qualche mese in Italia si respira un clima da anni trenta del novecento, ovviamente con le dovute differenze, ci mancherebbe e il giornale pare esserne completamente immerso.
Il Green Pass ha una sinistra assonanza con il lasciapassare fascista (anch’esso verde), il CTS che suggerisce al governo (o viceversa), quali regole seguire per la difesa della specie, ricorda i firmatari del “Manifesto della Razza”; tutti docenti universitari ovviamente perché è la scienza ad avere titolo per imporre una discriminazione; il razzismo è una cosa seria, per carità.
Ricordo a lei, gentile e giovane Direttore e per Suo tramite, a tutta la redazione e ai lettori, che nel 1933, adolf hitler (il minuscolo è assolutamente voluto), fece promulgare la legge per la protezione della razza ariana. Questa fu una legge di assoluto valore scientifico perché oltre ad avere basi solide per i giornali dell’epoca, aveva anche un consenso popolare e i comizi oceanici lo testimoniano. La legge fu eseguita da speciali comitati medici, chiamati a valutare la popolazione a loro sottoposta (anche in questo caso l’assonanza con i medici vaccinatori con lo scudo penale è sinistra). Questa legge ammantata dal rigore scientifico, portò, per il bene e la difesa della salute della razza ariana, alla sterilizzazione forzata di oltre quattrocentomila persone in Germania.
Il codice di Norimberga dichiara che il consenso volontario del soggetto umano, è assolutamente essenziale e dev’essere esercitato liberamente, senza l’intervento di qualsiasi elemento di forzatura, inganno, costrizione, esagerazione o altra ulteriore forma di obbligo e coercizione.
La Nostra Costituzione all’articolo 3 prevede che:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Gentile Direttore, alla mia veneranda età, non sono così sprovveduto dal non aver compreso che ci troviamo al cospetto di una dittatura globale. Riconosco che l’aspetto sanitario che ha avuto mesi drammatici, non per questo, in uno stato di diritto, si possono eludere le leggi con mezzucci o barba trucchi.
Dai primi del novecento ad oggi, quando una parte della scienza e della politica, si sono prostrate al cospetto della finanza, con la complicità servile della stampa ed il consenso delle masse manipolate, miliardi di persone sono morte di persecuzioni, guerre, stenti e malattie, se lo ricordi perché anche adesso, chi non si oppone è un complice e arriverà il giorno in cui, tutti noi saremo chiamati a rispondere di questi abomini.
Immagino che i più siano spettatori inconsapevoli o utili idioti ma si ricordi che le vie dell’inferno, sono lastricate di buone intenzioni.
Anche se personalmente non ci siamo mai conosciuti e l’unione europea ne sconsiglia l’uso, io Le auguro un Buon Natale, con l’auspicio che il mio scritto venga pubblicato e metaforicamente, rappresenti un distributore di carburante per la Vostra esperienza editoriale.
Risposta del direttore: Gentile Dino, la ringrazio sentitamente per la sua missiva pervenutaci poco dopo che il numero di dicembre è stato completato ed eccoci qui a pubblicarla. Comprendo le sue critiche e la ringrazio di aggiungere benzina al nostro serbatoio. Rispetto all’appiattimento della linea editoriale sulle scelte governative in tema di gestione della pandemia, essa è stata una scelta non presa a cuor leggero, perché riteniamo che restringere la libertà sia qualcosa di grave da evitare a tutti i costi. Scelta assunta perché si riteneva in quel momento la scelta che avrebbe arrecato il minor danno alla comunità. Dividere la comunità tra favorevoli e contrari al green pass ed esacerbare la convivenza tra questi due gruppi è stato l’effetto peggiore delle politiche attuate, oltre a forzare i renitenti a trovare i metodi più creativi per opporsi più o meno lecitamente all’obbligo sostanziale. Da alcune settimane ho personalmente maturato l’idea che sia giunto il momento di eliminare tutte le restrizioni, assunto che si è data a tutti l’opportunità di vaccinarsi e che chi si ostina a non vaccinarsi è libero di correre rischi per la propria incolumità. Il rischio finora era che le strutture sanitarie non fossero capaci di trattare per incapacità i non vaccinati per scelta e i vaccinati non rispondenti al vaccino (sui quali il vaccino non attiva la produzione di anticorpi) o i non vaccinati per patologia (chi non può perché il rischio conseguente è valutato elevato per altre patologie) e per questo abbiamo accettato la politica del minor danno. Da ora in poi, atteso che la copertura vaccinale è superiore all’85% dell’intera popolazione, si dovrebbe poter lanciare il liberi tutti affidandosi esclusivamente alla capacità di ognuno di autotutelare la propria salute. Lo Stato dovrebbe mollare la presa sulle limitazioni affermando “se non sei vaccinato e ti infili in una stanza chiusa con decine di persone e poi ti prendi il virus, te ne assumerai le conseguenze”.
L’Italia è una Gerontocrazia
Ricevuta via mail da Francesco Squillante Subbiano Arezzo
Premetto che io medesimo giovane non sono neppure un po’ e che, se non altro per spirito di categoria, apprezzo moltissimo i miei più o meno coetanei di età matura! Ma non posso fare a meno di rilevare che siamo un paese dove essere giovani sembra quasi una colpa sociale!
Basta vedere l’età media di chi occupa i centri di potere nevralgici per rendersene conto! In Usa abbiamo avuto Obama Presidente a poco più di 40 anni, in Gran Bretagna lo stesso Blair fu Premier in verde età! Ma a parte questo negli altri paesi le stesse carriere avvengono per merito molto più che per anzianità e le politiche sociali ed economiche sono molto più orientate sui giovani!
Qui nulla di simile!
Anzi tutto è orientato sul premiare l’anzianità a prescindere dai meriti e dal dinamismo che le nuove leve mettono nelle cose!
Gesù stesso, per me Nostro Signore, si sarebbe trovato in gravi difficoltà! Magari gli avrebbero preferito un Barabba di turno purché anagraficamente più datato!
Occorre quindi una rivoluzione giovane che scrosti anche un conglomerato di norme e burocrazia volto esclusivamente al blocco di ogni possibile cambiamento!
Dobbiamo farlo o affonderemo nelle sabbie mobili della conservazione fine a sé stessa!
Risposta del direttore: gentile Francesco ha colto nel segno rilevando quanto la nostra società sia oramai interessata primariamente agli interessi dei pensionati, guardi cosa accade nei sindacati con la spasmodica necessità di accontentare chi è in pensione e chi dovrà andare a breve in pensione. Gli stessi sindacati non trattano con la stessa attenzione chi tenta di entrare nel mondo del lavoro o chi vi è appena entrato. L’Italia è un paese di e per anziani e non di e per i giovani.
Che fine ha fatto la “Grande Pescara”?
Ricevuta via mail da Giandomenico Palka
Negli ultimi giorni ho avuto contatti con alcuni autorevoli politici abruzzesi e sono rimasto sorpreso dalla loro indifferenza, dalla loro ostilità, dalla loro ignoranza e incapacità di comprendere l’importanza di una Città Metropolitana. Ci vorrà tempo ma intanto mettiamo il primo mattone con la fusione di Pescara, Montesilvano, Spoltore. Purtroppo non abbiamo politici capaci di guardare lontano, abbiamo politici saltibanchisti, senza valori, senza il senso del dovere e del vivere civile, senza il senso della solidarietà e della giustizia sociale. Lo vediamo e lo constatiamo anche a livello nazionale come i politici oggi pensano più al benessere che al bene, pensano al piacere, al loro tornaconto, pensano ad arricchirsi, ad aumentare il loro potere. Tutto questo fa perdere il senso dei valori sociali così diventa difficile comprendere il dramma degli immigrati, che chiedono il riconoscimento di una identità, l’importanza della famiglia, che oggi viene messa fortemente in discussione, dei grandi problemi sociali, acuiti anche dalla pandemia. Abbiamo una classe politica nazionale, regionale e locale poco trasparente, inefficace, ambigua, clientelare, incapace di dare prospettive ai cittadini, una classe politica sleale, incapace di prendere decisioni come quella dell’area metropolitana o contro il doppio, triplo lavoro e così via. Abbiamo una classe politica di furbetti e di ipocriti, il loro motto è:” l’importante è rimanere a galla”. Tuttavia non ci possiamo lamentare, l’abbiamo votata noi. Per essere buoni politici si deve avere “abiti virtuosi” come diceva Dossetti, cioè essere onesti, umili, eticamente e moralmente presentabili, avere spirito d’iniziativa. La politica è un servizio e quindi il politico deve essere un servitore non un mediocre amministratore. Il politico deve avere il buon senso, deve essere virtuoso e non deve fare progetti velleitari. Solo così sarà in grado di aprire nuovi spazi e scenari indispensabili per lo sviluppo della società. Il politico deve capire che la politica è sempre un relativo e ce lo spiega bene Gesù Cristo quando, alla domanda se era lecito pagare il tributo a Cesare, rispose: “si, date a Cesare quel che è di Cesare, ma sappiate che quello che vi salva non è la politica ma il supremo bene”. In altre parole spendi il tuo valore politico per il “bene” così ti salverai. Infine il politico deve essere lungimirante, cioè capace di vedere avanti. Questo però presuppone che il politico sia libero, abbia la mente e l’anima sgombri da interessi personali, in altre parole solo se ci spogliamo dei nostri interessi possiamo fare il bene degli altri. Purtroppo è difficile trovare queste qualità nei nostri politici.
Risposta del direttore: Gentile lettore, la sua riflessione parte da un dato di fatto e cioè dalla sostanziale riluttanza degli attuali amministratori dei tre comuni che dovrebbero fondersi a eseguire quanto richiesto dai cittadini chiaramente e indiscutibilmente. Purtroppo ci si abbandona a una critica senza quartiere ai nostri amministratori, senza comprendere che questo atteggiamento di sfiducia assoluta contribuisce ad allontanare i più capaci tra gli elettori a candidarsi per ricoprire il ruolo di amministratore. Criticando senza se e senza ma si rischia compiere il gioco degli eletti, quello cioè di rifuggire dal proprio mandato. Noi invece dobbiamo pungolare attivamente gli amministratori ricordando loro tutti i giorni e con tutti i mezzi di eseguire quanto scelto dagli elettori nell’urna referendaria nel 2014. A fine 2021 era calata una cortina di nebbia fitta sul processo di fusione, ma è bastata una raccolta firme lanciata dall’avvocato Iovine per riaccendere un dibattito che ha portato molti a schierarsi e a riattivare la discussione pubblica con una soverchiante maggioranza favorevole alla fusione. La sollecito a essere parte attiva nel pungolare gli attuali amministratori. Grazie!
Storia di stra…ordinaria sanità … anche ai tempi del covid ..
Ricevuta mia mail da Angela Colaiocco (come se a scrivere fosse Guglielmo Piscione, l’infortunato)
Ore 16:40. Esco prima dall’ufficio per fare il primo vaccino anticovid con Angela, mia moglie; nell’atrio colleghi, saluti e parole … Le mie mani occupate dai numerosi fascicoli, poi la testa nel vuoto e piedi che scivolano lungo le scale; cado rovinosamente a terra, voci concitate poi il nulla. Mi risveglio dopo 20 giorni di coma, sento ma non parlo, sono curato con professionale umanità. Pagine di vita vanno, cambio struttura ma la scenografia è la stessa: mura bianche e camici bianchi.
Mia moglie viene convocata per due colloqui nei primi giorni di degenza con due operatori sanitari assolutamente privi di umanità che sentenziano due ipotesi di diagnosi: o morte entro tre giorni o lo stato vegetativo permanente.
L’ascolto di queste previsioni hanno ridotto mia moglie in stato confusionale, guida per tornare a casa (in confusione) preda di un turbinio di emozioni … poi … urla di disperato dolore trasudano dalla sua mente, dal corpo, dal cuore e dalla gola. Esiste solo il futuro “senza di me”.
Silenzio, buio, poi la rabbia, la decisione di contattare il neurochirurgo, dottor Giampiero Mantenuto, dirigente medico presso l’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma, cugino di un mio fraterno amico, Luigi Mantenuto.
Dopo breve tempo lui interviene visitandomi nella struttura di ricovero dandomi subito una possibilità di recupero. Questo dottore, da una piccola, tenue luce nei miei occhi, ha intuito ciò che poteva divenire di me, il mio futuro.
Segue richiesta di dimissioni immediate e trasferimento al Centro per riabilitazione neurologica e di gravi cerebrolesioni, Cardinal Ferrari di Fontanellato (PR). Una struttura austera fuori ma moderna e all’avanguardia all’interno. Da qui la tetra previsione precedente per merito dell’equipe medica e psicoterapeuta, evolve nel concreto recupero della mia vita.
Grazie Signore che rendi l’impossibile possibile attraverso (in questo caso) il lavoro coordinato dalla dott.ssa Sabina Cavatorta con terapie e farmaci mirati con umana professionalità io ci sono. … è proprio vero che gli angeli esistono, io e mia moglie abbiamo avuto conferma che siamo tutti angeli con una sola ala: è l’essere rimasti abbracciati che ci ha permesso di volare.
Neanche se lo staff medico-sanitario avesse saputo quanto è immenso l’amore che lega me e mia moglie avrebbero potuto fare questo immenso miracolo.
Risposta del direttore: È un piacere immenso ospitare la sua missiva, gentilissimo lettore, perché ha voluto condividere con la nostra comunità una bella storia di straordinaria sanità italica che è riuscita nel miracolo di riportarla tra noi. Il suo racconto dimostra che il nostro sistema sanitario nazionale ha un’enorme dote di competenza, umanità e professionalità. Grazie ancora!
Via Vestina sporca
Ricevuto via mail da Stefania
Gentile Direttore, vorrei segnalare la situazione imbarazzante che da mesi noto in Via Vestina, e segnatamente l’inciviltà di alcune “persone” che portano le loro mascotte a spasso sporcando in maniera assolutamente innaturale i marciapiedi che poi nessuno pulisce. Le persone che agiscono noncuranti di chi, magari anche in carrozzella, decide di percorrere l’unico marciapiede di questa via così trafficata e da sempre vittima di numerosi problemi ed irregolarità urbane.
Non ritengo sia il caso di prendersela con le autorità, ma con chi invece con tanta superficialità e inciviltà contribuisce a rendere la nostra città sempre meno vivibile. Nel complimentarmi per la qualità del vostro giornale la saluto cordialmente. Stefania.
Risposta del direttore: Gentile lettrice, frequento abitualmente il marciapiede di via Vestina e non solo, perché sono abituato da anni, e non a partire dal periodo pandemico, a camminare di sera per scaricare la tensione, fare un minimo di attività fisica ogni giorno e per raccogliere le idee. Purtroppo devo concordare con lei che i marciapiedi, scarsamente manutenuti, sono costellati di escrementi di ogni genere che rimangono dove sono per mesi fino alla successiva pioggia consistente. È incredibile che essi non siano sottoposti a un periodico, non necessariamente frequente, piano di pulizia che li renda almeno accettabili. Rimane il fatto che i proprietari dei cani che lasciano tali ricordi per mesi sui marciapiedi sono degli incivili che non meritano di vivere in comunità. Pensare di militarizzare le strade alla ricerca degli incivili è altrettanto improbabile.
Mi fanno sorridere le ordinanze con i divieti più vari (spari a capodanno, raccolta delle feci dei cani, divieto di meretricio…), ben conoscendo la scarsa capacità di controllo e di conseguente sanzionamento della polizia municipale. Molto meglio dotarsi di un piano di pulizia delle strade e dei marciapiedi.
Al degrado non c’è limite, via Vestina e non solo
Ricevuto via mail da Mirella
Direttore, vorrei segnalare al suo giornale la indecente condizione igienica nella quale versa il vecchio parcheggio della stazione ex FEA, oltretutto scarsamente illuminato, diventato un vero immondezzaio, ricettacolo di rifiuti di ogni genere, persino siringhe.
La prego di sensibilizzare e sollecitare l’Amministrazione per un intervento di pulizia e di sanificazione. È un parcheggio di cui mi servo da tantissimi anni, non è stato mai un esempio di pulizia, in verità piuttosto di abbandono, ma in questi ultimi tempi è veramente uno spettacolo indecoroso e fonte di proliferazione batterica. Non crede che in questo periodo di pandemia sia ancora di più necessaria una maggiore attenzione all’igiene della città
Inoltre provo profonda vergogna per lo squallido e indecoroso spettacolo che offriamo al turista. Grazie per la sensibilità e l’attenzione che lei vorrà porre al problema, e complimenti per il servizio che la sua testata svolge nell’interesse della Comunità. Con stima, Mirella.
Risposta del direttore: Gentile lettrice, sono sorpreso dalla sua missiva perché non è sopita nella mia memoria, e mai lo sarà, l’indignazione per l’indiscriminato taglio della abbandonata a se stessa pinetina nei pressi della stazione ex FEA, giustificata, a dire degli amministratori ancora in carica, dalla necessità di dare decoro a uno spazio pubblico oggettivamente indecente.
Lo spazio pubblico era indecente semplicemente perché abbandonato a se stesso, cosa che evidentemente continua a essere la regola per gli spazi pubblici. Le foto che ci ha inviato sono eloquenti: strati di foglie e immondizia accumulata dal vento, oltre che siringhe alla portata di chiunque, e infissi dell’edificio della stazione ex FEA scardinati. A pensar male spesso si azzecca!
Mi pare evidente che ormai siamo in attesa di abbattere anche l’edificio della stazione affinché essa possa essere sostituita da volumi edilizi redditizi. Quella stazione è in stato di abbandono da circa quarant’anni: la comunità avrebbe potuto utilizzarla per innumerevoli finalità, solo ad esempio cito la mancanza di uno spazio che possa ospitare biblioteca. Ma sappiamo che la crescita culturale ai nostri amministratori non interessa. Forse si preferisce un esercito di ignoranti più facilmente governabili?