ROSATI: “IL MIO REPARTO VA BENE PERCHÉ NON CI SONO RACCOMANDATI”
di Gennaro Passerini
Abbiamo intervistato in reparto il Prof. Maurizio Rosati direttore del Dipartimento Materno-Infantile e dell’Unità Operativa Complessa di Ginecologia e Ostetricia e responsabile del centro multidisciplinare di Chirurgia Robotica dell’Ospedale Civile Santo Spirito di Pescara il 17 agosto.
D. Come si trova a lavorare in Abruzzo dopo essere rimpatriato a Trento da Bruxelles?
R. In Abruzzo ci sono buoni professionisti, il problema è che non c’è sempre meritocrazia. Nel mio reparto scelgo tramite concorso i medici più meritevoli e questo fa crescere il reparto. Ognuna delle persone che lavora nel mio staff ha un ruolo specifico portando all’equipe un valore aggiunto. Il nostro reparto, un po’ sullo stile degli ospedali d’oltreoceano, si dà delle “mission”, una delle quali ad esempio è il percorso nascita che segue mutualisticamente le donne in gravidanza.
D. Mi dica come ha attratto nella sua squadra collaboratori competenti?
Appena terminata la domanda si sente bussare alla porta.
R Le presento il dottor Claudio Celentano, lui è venuto da Chieti per lavorare con noi a Pescara. Qui è responsabile di una cosa bellissima, una di quelle cose che migliorano la performance in ostetricia: la simulazione.
Ad ottobre abbiamo organizzato un corso con un gruppo statunitense con il quale collaboriamo e sarà la loro prima esperienza in Italia.
Abbiamo due manichini, uno a bassa fedeltà e uno ad alta fedeltà e con questi simuliamo il parto, un po’ come i piloti d’aereo quando fanno la simulazione di volo. È una simulazione molto reale, tanto che una volta nel corso di una di queste simulazioni il manichino è morto e l’anestesista si è messa a piangere. La simulazione del parto e la simulazione in generale è il futuro della medicina. In futuro tutti gli interventi chirurgici saranno preceduti dalla simulazione. Forse essa è più importante della robotica e dell’intelligenza artificiale.
D. Dottor Celentano la posso coinvolgere in una domanda: chi partecipa prevalentemente alle sessioni di simulazione?
R- Sicuramente gli specializzandi e con loro sviluppiamo anche pubblicazioni. In questo momento abbiamo due lavori sottomessi e un altro che è stato accettato. Utilizziamo gli specializzandi per verificare quali sono le forme didattiche migliori, quello che in fondo si fa giocando anche con i concetti di intelligenza artificiale. Abbiamo il vantaggio di avere con l’università un’ottima collaborazione. Collabora con noi uno statistico di economia con il quale lavoriamo molto bene per quanto riguarda le analisi dei dati quando iniziano a divenire più complesse e si inizia a parlare di big data (insiemi dei dati raccolti) o di machine learning (ramo dell’intelligenza artificiale che crea sistemi che apprendono dai dati). Noi medici purtroppo siamo molto ignoranti in questo campo e la sua professionalità è di grande utilità.
Abbiamo un altro grosso vantaggio quello di poter lavorare e fare esperienza su un manichino insieme ad uno specializzando o a un medico, come riteniamo opportuno; al contrario dei lavori sugli esseri umani con i quali è sempre più difficile lavorare in seguito alla necessità di ottenere il nulla osta del comitato etico.
D. Torniamo a lei prof. Rosati, quali sono i risultati più importanti da lei ottenuti qui a Pescara?
R. Ho preso in mano questo reparto nel 2011 e siamo passati dal 43% di tagli cesari al 28%. Si tenga presente che più è alto il tasso dei tagli cesarei più è bassa la qualità del servizio sanitario che eroghiamo. Una donna che abbia avuto un parto cesareo è difficile che possa in seguito avere un parto spontaneo, per cui dovrà partorire in future probabili gravidanze tramite cesarei secondari e anche qui potrebbero esserci dei limiti.
Avere raggiunto nel nostro reparto simili obiettivi e l’aver creato arredi, ambienti (sale parto …) i cui spazi sono funzionali e curati nell’aspetto cromatico è motivo di grossa soddisfazione e partecipazione sia degli operatori sanitari ivi impegnati, sia dei pazienti. Inoltre abbiamo creato il percorso nascita, periodo che precede il concepimento e la gravidanza, fattore determinante per un normale decorso della gravidanza e per un normale e corretto sviluppo del feto. Tale percorso importante per la salute preconcezionale non esiste in alcuna realtà sanitaria del centro sud, lo ritroviamo al nord a sprazzi, qualcosa in Emilia-Romagna, in Piemonte e in Trentino-Alto Adige.
Nel percorso nascita la donna non paga neanche una visita in gravidanza, in questo periodo la donna viene seguita passo passo mettendosi in una rete di protezione che la rassicura in ogni aspetto, cosa che è eticamente e socialmente molto importante, oltre ad avere un risparmio economico non indifferente di 1000/1500 euro a gravidanza.
Per quanto riguarda la chirurgia ginecologica essa avviene per via laparoscopica, tecnica minimamente invasiva di cui ci serviamo nel 90% dei casi.
Ma la novità più interessante ed innovativa, direi unica al mondo, è che oggi siamo in grado di eseguire interventi chirurgici, anche particolari, senza anestesia. Per migliorare, perfezionare e rendere oggi ripetibile questa metodica ho lavorato intensamente e autonomamente per quindici anni sino dal periodo in cui lavoravo in Belgio.
D. Ci spiega meglio in cosa consiste?
R. Consiste nell’operare una paziente in sedazione simile a quella che si fa per una colonscopia, da svegli, facendo un’anestesia locale nei punti di ingresso dei trocar (dispositivo versatile per guadagnare l’accesso per l’atto chirurgico e che permette di introdurre gli strumenti atti ad operare). Con questo metodo abbiamo eseguito interventi particolarmente avveniristici, come togliere una massa di 25 cm nell’addome, senza anestesia e senza taglio, con dei buchini piccoli 1 cm. Ad una paziente di Milano avevano proposto esclusivamente un taglio xifo-pubico. A Pescara l’abbiamo operata con due incisioni di 1 cm e senza anestesia e in day-hospital, cosa mai effettuata prima o descritta nella letteratura scientifica.
D.Quali interventi importanti di recente avete realizzato?
R. A luglio abbiamo tolto a due pazienti due grandi uteri polifibromatosi, del peso di 300-400 grammi contro una normalità di 50-60 grammi. Questi casi li abbiamo realizzati senza anestesia e senza taglio, facendo tutto dall’ombelico ed esclusivamente con la sedazione. Abbiamo effettuato gli interventi il pomeriggio, per tenerli in osservazione la notte e lasciandole andare a casa la mattina successiva. Se avessimo operato di mattina sarebbero potute uscire il pomeriggio stesso. Posso affermare che queste modalità di interventi chirurgici oggi non sono concepiti altrove.
Antecedentemente a questi casi abbiamo eseguito interventi in dirette Live Surgery (sala operatoria e chirurgia in streaming, in sostanza l’intervento chirurgico viene trasmesso per motivi formativi ed informativi) negli Stati Uniti a dimostrazione della nostra unicità e della rilevanza scientifica del nostro operare.
D. Ha trovato difficoltà qui a Pescara nell’utilizzare queste metodiche?
R. No! Ho trovato una grande professionalità, collaborazione e totale supporto dagli anestesisti e dai ferristi, che sono i primi giudici dei chirurghi.
D. Hanno suscitato degli interessi questi interventi?
R. Questo tipo di interventi ha suscitato grande interesse a livello nazionale. È chiaro che devono essere l’Ospedale e la Regione a dare risalto mediatico alle eccellenze e mettere a loro disposizione strumenti tecnologici di ultima generazione molto sofisticati (ad esempio un robot single port) che renderebbero certi interventi più agevoli.
D. Per una Regione così piccola ha senso avere attrezzature non sufficientemente sfruttate?
R- L’Abruzzo è una Regione da 1.250.000 abitanti e ci sono 5 robot. Vuol dire che abbiamo un robot ogni 250.000 abitanti. A mio parere è un numero eccessivo. Basterebbe prenderne due o tre ed organizzare due centri, L’Aquila-Teramo e Chieti-Pescara, con centri di robotica che lavorino dalle ore 08:00 alle ore 20:00 dal lunedì al sabato, con personale altamente specializzato ed avremmo un risparmio economico non indifferente. C’è purtroppo un problema di campanilismo, non è certamente solo l’aumentare il numero dei robot che migliora l’aspetto sanitario, non basta averli a disposizione, è certamente fondamentale che chi li utilizzi sia formato a tale scopo.
D. Torniamo alla prima domanda, ma lei è contento di essere tornato a Pescara da Trento?
R. Sono tornato in Abruzzo perché mi è stato chiesto nel 2007, la prima volta, come vincitore di concorso, ma allora non trovai le condizioni per rientrare, condizioni che invece ho trovato nel 2010 con il dott. D’Amario allora Direttore generale della Asl di Pescara. Pescara ha, come città, potenzialità enormi e la maggior parte dei miei collaboratori sono di origine abruzzese e credo di poter affermare che altri colleghi migrati altrove ambirebbero vivere qui se trovassero le condizioni lavorative potenzialmente adatte. Per tornare alla sua domanda sono fiero di avere creato una equipe che eroga: percorso nascita, chirurgia, chirurgia mininvasiva, chirurgia laser, uroginecologia, chirurgia oncologica, chirurgia robotica, chirurgia senza cicatrici ed in sedazione creando una mobilità attiva importante (30%) da quasi tutte le Regioni italiane (nord, centro, sud). Sono inoltre onorato di essere il rappresentante per l’Abruzzo presso il Comitato Percorso Nascita Nazionale.
D. Se potesse proporre alle direzioni delle ASL di Pescara e Chieti e all’assessore regionale le due scelte più importanti da implementare a suo avviso, quali sarebbero?
R. Realizzare un ospedale unico Chieti-Pescara ed avere una Azienda Sanitaria unica in Abruzzo con un unico centro di costo.