Le vaccinazioni: è ancora il caso di ribadirne la straordinaria utilità?
“When you believe in things That you don’t understand Then you suffer, Superstition ain’t the way”*
a cura di Vincenzo O. Palmieri
Verso la fine del 2022 abbiamo pubblicato sul Grande Sorpasso un articolo dal titolo La vaccinazione per COVID-19, in cui sottolineavamo l’importanza di una campagna di successo. Sono passati circa 16 mesi da allora e bisogna dire con assoluta chiarezza che la vaccinazione per questa infezione è ancora utile, se non proprio necessaria: uno dei fattori che più ha contribuito al contenimento della pandemia, infatti, è stato proprio il ricorso sistematico alla vaccinazione della popolazione, uno straordinario esempio di come affrontare una delle più gravi emergenze sanitarie della storia.
In quell’articolo scrivevamo, citando Agostino d’Ippona, che Non è la stessa cosa avere gli occhi e guardare, e non è lo stesso guardare e vedere: cosa volevamo dire? Che bisogna avere sempre gli occhi aperti sulle scelte cruciali della nostra vita, ma che bisogna anche saper comprendere cosa si guarda e non lasciarsi trascinare dal pregiudizio, come suggerisce Stevie Wonder con le parole che abbiamo messo come sottotitolo di questo articolo.
Questo risultato è stato anche possibile grazie all’intesa che si è stabilita fra 25 leader mondiali fra i quali Immanuel Macron, Mario Draghi, Boris Johnson, Angela Merkel, Wolodymyr Zelensky, il Presidente del Consiglio Europeo Michel, così come i capi di stato di paesi come Senegal, Tunisia, Cile, Tailandia ed altri ancora, i quali hanno formulato una dichiarazione di intenti per stabilire piani comuni di gestione di future pandemie, sulla base del principio che riconosce esplicitamente l’esistenza di una catena che lega le vite e i destini di tutti gli esseri umani e non umani. È emblematico a questo proposito quanto affermava Albert Einstein che nel 1950: un essere umano è parte di un tutto che noi chiamiamo “Universo”, una parte limitata nel tempo e nello spazio.
Per raggiungere l’obiettivo della pace della mente, l’uomo non deve cadere vittima della convinzione di muoversi su questa Terra come fosse separato da ciò che lo circonda, ma superare questa distorsione della coscienza. Ed in effetti lo sforzo internazionale contro la pandemia da Covid 19 è un risultato straordinario, anche e soprattutto nella promozione della vaccinazione su larga scala.
Per le strade delle nostre città, invece, si leggono talora incomprensibili invocazioni a non vaccinarsi in base al presupposto che le vaccinazioni siano causa di morte o di gravi malattie, in un incomprensibile coacervo di sterile protesta politica e di pregiudizi e superstizioni.
Dati dell’Istituto Superiore di sanità a gennaio 2024
In realtà, tali pericolose ed isteriche manifestazioni di superstizione avrebbero avuto senso qualche secolo fa, quando erano state avviate le prime esperienze sulla vaccinazione, ma certamente non oggi.
I vaccini sono costituiti da parti di batteri e virus (o virus e batteri indeboliti) o prodotti della malattia come a suo tempo il pus del vaiolo. Si somministrano a persone sane per attivare selettivamente il sistema immunitario e proteggere dalla malattia. Esiste anche una vaccinazione naturale come quella che si acquisisce ammalandosi.
Un tempo non si sapeva nulla di immunità, per cui, come ci racconta Simon Schama nel suo libro “Foreign Bodies: Pandemics, Vaccines and the Health of Nations” (Harper Collins 2024), erano comprensibili diffidenza e pregiudizi. Nel 1724 la somministrazione di corpi estranei a persone sane fu condannata come criminale dalle istituzioni mediche e teologiche di Parigi, anche se in altri paesi ne erano stati segnalati gli effetti positivi contro il vaiolo. Nei tempi odierni l’opposizione a questa misura di sanità pubblica è francamente ottusa. I libri di storia della medicina ci descrivono con dettagli talora raccapriccianti di come dalle epoche più antiche germi di ogni genere, batteri, virus, funghi hanno minacciato l’estinzione dell’umanità con stragi di vastissima portata. Senza arrivare a citare le memorabili pagine de I Promessi Sposi sulla peste, basti ricordare, ad esempio, che la cosiddetta influenza spagnola ha sterminato all’inizio del secolo scorso oltre 100 milioni di persone ed è scomparsa non grazie alle cure, ma per una mutazione genetica spontanea. In tempi più recenti ricordiamo le catastrofi provocate dal virus dell’Ebola, dal HIV, dalla SARS o dall’influenza aviaria H5N1.
Quanto al Covid 19, alla data del 21 gennaio 2024, risultano oltre 7 milioni di morti nel mondo, oltre 195 mila in Italia, con una percentuale di decessi e forme gravi tutt’altro che trascurabili, specie fra i soggetti più fragili, anche se di gran lunga inferiori a quelle che abbiamo visto nel pieno degli anni della pandemia. Dopo quattro anni il SARS-CoV-2 è ancora con noi. Il virus si modifica, ma continua a rappresentare un problema in termini sanitari sia per le infezioni acute (o le reinfezioni) che per le sequele post-acute (in circa il 10% dei pazienti).
Dati dell’Istituto Superiore di Sanità.
Questi dati rispecchiano un aspetto della nostra condizione di abitanti della terra, cui facevamo riferimento prima, cioè del rapporto fra gli individui e l’ambiente. D’altra parte, questa è una verità nota da secoli. Nella sua Storia Naturale Plinio il Vecchio, con una abbondanza di dati sottolineava implicitamente che la biologia e l’ecologia determinano il destino umano. Per gli antichi, nonostante la malizia degli dèi, questa era una verità ovvia. Aristotele – zoologo oltre che filosofo – non sarebbe stato in disaccordo.
In realtà, vi è da dire che di fronte ad una epidemia così travolgente, come quella del Covid 19, sarebbe stata opportuna una più forte intesa per fronteggiare i numerosi problemi che essa poneva alle nostre società e alle nostre vite. È singolare e deludente ad un tempo, invece, il fatto che in alcune grandi nazioni, pur antesignane di progresso e scienza, come gli stessi USA, spesso abbiano prevalso posizioni assurdamente oscurantiste. Un grande scienziato come Anthony Fauci, ad esempio, è ancora oggetto di sdegnosa critica da una parte dell’opinione pubblica (e ancor peggio di una parte dei politici come l’ex presidente Trump) per il suo impegno a favore della vaccinazione. È invece vero che migliaia o milioni di persone gli debbano essere grati.
Per comprendere ancora meglio l’importanza della vaccinazione, basti pensare che dobbiamo ad essa la sconfitta di tre grandi malattie infettive che hanno minacciato la sopravvivenza della specie umana, come il vaiolo, la peste e il colera. Leggendo di queste epidemie, si comprende lo sforzo di creatività e di rigore scientifico che sta dietro la realizzazione dei rispettivi vaccini, la cui storia è segnata dall’antitesi di straordinari progressi medici e la reazione di una opinione pubblica animata troppo spesso da pregiudizi e superstizioni.
In questo senso, non trascuriamo il significato della campagna vaccinale promossa dal Ministero della Salute sia per il Covid che per l’influenza stagionale. In inverno, gli anziani e i soggetti fragili rappresentano le categorie più a rischio di complicanze per la salute, ancor più quest’anno in considerazione del perdurare della diffusione di Sars-Cov2. Per questa ragione le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità pongono particolare attenzione su:
– Persone di età pari o superiore a 60 anni;
• Ospiti delle strutture per lungodegenti;
• Donne che si trovano in qualsiasi trimestre della gravidanza o nel periodo “postpartum”, comprese le donne in allattamento;
• Operatori sanitari e sociosanitari addetti all’assistenza negli ospedali, nel territorio e nelle strutture di lungodegenza; studenti di medicina, delle professioni sanitarie che effettuano tirocini in strutture assistenziali e tutto il personale sanitario e sociosanitario in formazione;
• Persone dai 6 mesi ai 59 anni di età compresi, con elevata fragilità, in quanto affette da patologie o con condizioni che aumentano il rischio di COVID-19 grave.
È anche il caso di ricordare che gli effetti collaterali della vaccinazione per il Covid sono del tutto marginali, per lo più rappresentati da reazioni locali nel sito di inoculazione e talora da una specie di forma lieve di Covid 19 risolventesi spontaneamente. Nulla di scientificamente provato su presunti effetti gravi, quali ad esempio quelli talora paventati sulle modificazioni del DNA delle cellule umane: i vaccini anti COVID-19 non sono in grado di interagire o di modificare in alcun modo il DNA, forniscono solo alle nostre cellule le istruzioni utili ad attivare una risposta immunitaria che sia in grado di proteggerci dall’infezione da SARS-CoV-2 e dalle sue conseguenze più gravi.
Inoltre, l’mRNA viene degradato rapidamente all’interno delle cellule una volta svolta la sua funzione.
Affidiamoci tranquillamente alle indicazioni degli esperti nazionali ed internazionali, non restiamo schiavi di paure ancestrali ingiustificate, non facciamoci travolgere dai pregiudizi e dalle superstizioni, ricordando che il nostro sistema sanitario e il nostro sistema politico democratico rappresentano la migliore garanzia contro i venditori di bugie e i trafficanti illegali di farmaci e dispositivi dannosi.