Lettera al Direttore

Il Mare Nostrum

Ricevuta via mail da Francesco Squillante, Subbiano (Arezzo)

La grandezza dell’Impero Romano si fondò sulla unificazione delle due sponde del Mediterraneo, culturale, politica, economica e militare. Le regioni nord-africane e medio orientali costituirono una sponda decisiva per lo stato repubblicano e poi imperiale romano.

Senza queste rotte commerciali e senza le risorse agricole e di beni di tali zone Roma non sarebbe stata la Roma imperiale, ma al più una potenza continentale di medio-grande entità. L’unione fra le due sponde del Mediterraneo non fu fondata sulla mera conquista militare ma sulla riproposizione di una profonda Koinè culturale e di popoli diretta erede di quella alessandrina.

Non ci fu sopraffazione né culturale né etnica ma una straordinaria integrazione fondata sulla lungimirante e inclusiva legislazione romana e sulla comunanza arricchente di tecnologie e conoscenze. La divisione delle due sponde del Mediterraneo portò successivamente all’indebolimento generale anche della sponda nord del nostro Mare e non fu recuperata che dopo secoli e secoli. L’Italia in particolare, ma non solo, ha una necessità vitale, come ci insegnò fra gli altri il grande Enrico Mattei, di agire in modo sinergico e integrato con gli Stati e i popoli della sponda sud del Mediterraneo con una proiezione sul vasto continente africano e sul medio-oriente. Ma per fare ciò è necessario lanciare grandi messaggi di un comune destino e di una costruzione di un terreno altrettanto comune di incontro e gestione pro domo generale di risorse e opportunità. In questo l’Italia dovrebbe e potrebbe essere il fulcro di una indispensabile politica europea anche energetica che includa gli Stati africani a partire da quelli a nord del Sahara in istituzioni comuni e in una sfera culturale condivisa.

Ma per fare questo il primo presupposto è una politica umanitaria che azzeri subito lo scempio indicibile e doloroso dei morti affogati in mare. Che azzeri questo surplus mortificante di dolore e nichilismo. Si deve mettere in atto senza più alcun indugio una azione europea con l’Italia al comando che salvi fino all’ultima vita umana e trovi il modo di ristorare e sostenere i sofferenti. Questo in parallelo a un grande piano di sviluppo condiviso delle regioni africane e medio orientali. Ma da subito non bisogna lasciare morire più nessuno affogato in mare. Solo in questo modo, dimostrando spirito umanitario e sostegno concreto a chi fugge dalla miseria e dalla desolazione, potremo in contemporanea pensare di costruire una proiezione geopolitica ed economica dell’Europa e dell’Italia verso la sponda sud del Mediterraneo: ciò farà due volte di nuovo grande la nostra Italia nel suo mare che sarà a quel punto il Mare Nostrum di tutti i popoli del Mediterraneo!

Risposta del direttore: Gentile Francesco, come sempre ha colto nel segno facendo tesoro delle lezioni della nostra gloriosa storia mediterranea e attualizzandone gli insegnamenti. Davvero nulla da aggiungere al suo proponimento se non il rafforzamento della identificazione dell’enorme potenziale concesso all’Italia dalla sua storia e dal suo posizionamento geografico nell’essere la porta di scambio con il Nord- Africa di tutta la Comunità Europea.

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