MINIROTARORIE DANNEGGIATE. TUTTI VANDALI?

G. Di Giampietro, Arch PhD (digiampietro@webstrade.it)

1. Un assessore di un medio comune adriatico si lamenta sulla stampa locale perché, soprattutto di notte, soprattutto nei fine settimana, automobilisti incivili vanno a schiantarsi su minirotatorie e intersezioni speciali, distruggendo segnaletica e arredi, e poi non si fermano ad avvisare i vigili.

Tutti vandali, magari giovani inesperti, che magari hanno bevuto un poco in qualche discoteca o pub? Sicuramente incivili e pericolosi per gli altri automobilisti che passano dopo.

2. Non viene il dubbio che costoro, oltre alla segnaletica, avranno distrutto anche la propria auto, e si allontanano come possono, perché non potrebbero spiegare come hanno fatto a non vedere l’isola di quella solida minirotatoria su un lato della strada?

3. Non viene il dubbio che quelle minirotatorie strane, magari troppo piccole e poco illuminate, che ci si trova all’improvviso su una strada dritta e libera di notte, magari completamente disassate in una direzione rispetto al rettifilo stradale, se di giorno funzionano bene per un traffico lento e fluido (ma non per i pedoni che devono attraversare nel traffico ininterrotto), di notte, con la strada libera e dritta, con i lampioni allineati che proseguono prima e dopo l’intersezione, per niente visibili se non quando all’improvviso te la trovi davanti, con un’isola fatta di cordoli alti e cemento, quell’ostacolo improvviso sorprende il guidatore che procede veloce e non può evitare di salirci sopra, distruggendo i segnali e il veicolo stesso.

4. Quelle intersezioni così strane e fuori norma configurano quella che si chiama “insidia stradale“, che comporta la responsabilità dell’ente proprietario della strada, ai sensi degli Art. 2043 c.c. (risarcimento per fatto doloso o colposo) e Art. 2051 c.c. (danno causato dalle cose che ha in custodia).

5. Infatti, molto spesso si realizzano rotatorie di dimensioni molto piccole, con diametri compresi tra 15 e 20 m, in posizione eccentrica rispetto alla direzione principale, per stare all’interno del sedime stradale di un incrocio a T (a 3 bracci), per non dovere fare espropri, o modifiche troppo costose allo spazio stradale preesistente. Si chiamano minirotatorie. Tuttavia, quelle opere, realizzate liberamente, stanno al di fuori della normativa italiana sulle intersezioni (DM 19-04-2006). Nello stesso tempo non corrispondono alle “buone pratiche” europee, che sono definite da linee guida e raccomandazioni più dettagliate e operative rispetto alla scarsa normativa italiana che guidano i progettisti nella realizzazione.

6. Spesso si tratta di opere pericolose per come sono fatte, per i cordoli a spigolo vivo, per l’isola centrale non sormontabile, per la geometria eccentrica, non visibile o non leggibile dell’intersezione, per l’adozione di materiali errati. Ci sono poi problemi per quanto riguarda l’illuminazione, gli arredi o anche il verde, che le rende poco leggibili, per niente auto-esplicanti ed in grado di limitare i comportamenti scorretti di qualche automobilista (sistemazioni “self explaining, self enforcing“) e tanto meno a prova di imbecille, in grado di “perdonare” anche l’automobilista disattento (dotate di “forgiveness“, per chi sbaglia).

7. Progettisti incompetenti, scarsa cura nella realizzazione, mancanza di cultura della sicurezza stradale, o è tutta colpa dei guidatori notturni? E serviranno a proteggerle dagli incivili più semafori T-Red e autovelox? Un incidente stradale dipende dalla responsabilità da accertare di 3 fattori: il guidatore, il veicolo, ma anche l’ambiente stradale e la sua configurazione. Se troppi incidenti capitano su una intersezione a minirotatoria, forse è il caso di chiedersi cosa c’è che non va nella sua configurazione. Invece di pensare che sia sempre e solo colpa del guidatore, che vuole sfasciare la propria auto.

Sarà un caso che in quel comune, con più di 50mila abitanti, non hanno nemmeno un Piano urbano del traffico che, da quarant’anni, è obbligatorio per tutti i comuni con più di 30 mila abitanti, secondo l’Art. 36 del Codice della strada?

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