Masci: “Metteremo un’ora in meno del necessario a ricostruire la pineta”

Chiameremo tecnici rispettabili per fornire le indicazioni per far rinascere la Pineta”

Abbiamo intervistato il sindaco Masci dopo un paio di settimane dall’incendio disastroso del 1° agosto che ha semidistrutto la Pineta Dannunziana, per comprendere quale indirizzo sarà seguito per recuperare il patrimonio naturalistico alla fruizione della città.

di Mauro De Flaviis

D. Sono passate un paio di settimane dall’incendio della Pineta Dannunziana: cosa ricorda di quel giorno?

R. Quando il fuoco entra dentro in un bosco distrugge tutto e purtroppo questo è successo a Pescara. È successo che il fuoco è entrato in Pineta un paio di ore dopo che l’incendio è scoppiato. Partito sotto la collina della Rex dietro i binari della ferrovia, poi con quel vento e caldo micidiale l’incendio si è spinto prima verso il mare, tanto che è arrivato a bruciare le palme degli stabilimenti balneari, poi è entrato in Pineta da due punti diversi, dalla tangenziale e dalla zona di via Pantini, come se avesse aggredito la Pineta in una morsa e lì né i Vigili del Fuoco che erano a terra con le pompe e gli idranti né la Protezione Civile né i due elicotteri che volavano con i secchi d’acqua sono riusciti a spegnerlo immediatamente perché troppo forti la furia del vento e delle fiamme alimentate dai pini e dal sottobosco. Infine è arrivato il Canadair il cui pilota pescarese conosceva bene l’orografia e insieme al pilota dell’elicottero, anch’egli abruzzese, dopo ripetuti lanci, uno ogni due minuti e mezzo circa, verso le 20.00-20.30 è stato possibile domare l’incendio. Il fuoco sembrava spegnersi ma poi ripartiva in un altro punto, perché evidentemente vagava sotto la cenere e le frasche: una situazione veramente apocalittica. Quelle ore sono state tremende anche perché abbiamo visto le fiamme avvicinarsi pericolosamente alle case, ai condomini, entrare in alcuni giardini aggredendo qualche gazebo e qualche pianta nei giardini. Per fortuna non sono arrivate negli appartamenti e nei condomini, anche se abbiamo dovuto evacuare tutti gli abitanti della zona. La Pineta si trova in una zona antropizzata, una più belle di Pescara, dove ci sono case e ville in mezzo ai pini e per questo la situazione è stata veramente difficilissima. Dal punto di vista ambientale in quelle ore sembrava dovesse bruciare tutto, invece alla fine l’impegno dei vigili del fuoco, del Canadair, degli elicotteri, delle persone comuni che io ho visto con i secchi d’acqua, con le pompe, con macchinari e mezzi improvvisati hanno avuto la meglio sull’incendio. Non dimenticherò mai l’impegno delle persone comuni nel cercare di difendere la Pineta, pescaresi che difendevano la loro storia, le loro tradizioni, le loro radici: veramente è stato commovente quel momento di difesa collettiva e di presa di coscienza che si stava perdendo un bene preziosissimo per la città. Alla fine la conta dei danni: 12 ettari interessati su 37, di cui 4 distrutti completamente; la parte integrale di riserva, quella più a est che si trova tra via della Bonifica e via Pantini è andata totalmente distrutta. Abbiamo perso un patrimonio che dovremo ricostruire. La cosa più significativa oltre all’impegno di tutti, istituzioni, cittadini, forze dell’ordine e coloro che erano deputati a spegnere gli incendi, è la voglia di ricostruire da subito la Pineta. L’incendio era stato spento da poco e già le persone mi telefonavano per chiedere cosa fosse possibile fare per aiutare la città: per questo ho aperto un conto corrente dedicato. Ho visto uno slancio incredibile da parte di persone che mi hanno comunicato di voler dare un contributo tangibile. C’è stata e c’è tuttora grande partecipazione, voglia di ricostruire, c’è gente che dice: “Voglio piantare un albero …”. La cifra non è importante, conta l’impegno personale e la voglia di farlo.

D. Che ne pensa della dichiarazione del ministro Cingolani in Parlamento, il quale ha ribadito che la normativa vigente è la migliore possibile per scoraggiare chi appicca il fuoco, e prevede per le aree soggette agli incendi 5 anni di fermo totale per il rimboschimento, a meno di deroghe da autorizzare, e 10 anni di vincolo per i cambiamenti di destinazione d’uso?

R. La vicenda di Pescara non è ancora stata chiarita in termini di dolo, colpa o incidente, anche se sembra che l’ipotesi in questo momento più accreditata sia quella dell’incidente sia per dove si è verificato sia per come è cominciato l’incendio. Nel nostro caso non c’è alcun pericolo legato alla destinazione d’uso, cioè la Pineta. Questa rimane Riserva Naturale ed è impensabile che qualcuno possa modificarne la destinazione d’uso: quindi questa norma sicuramente può e deve scoraggiare gli incendiari. Io me lo auguro, però mi sembra che tutta Italia stia bruciando, quindi qualcosa bisogna rivedere in termini di norma. Forse bisogna punire in maniera più forte i responsabili. Ogni Legge che va verso la tutela ambientale dei nostri patrimoni arborei è ben accetta. Nel nostro caso a Pescara tutti vogliono rigenerare la Pinta in tempi inferiori a quelli previsti dalla Legge. Andranno seguite le indicazioni che ci verranno dagli esperti, dalle persone competenti, che hanno professionalità, giusta sensibilità, conoscono il territorio e hanno autorevolezza. La mia idea è quella di creare un gruppo di lavoro formato da persone esperte e competenti oltre che legate alla città, che siano riconosciute come autorevoli e possano dare indicazioni chiare a chi poi deve decidere su come ricostruire questo patrimonio arboreo indispensabile per Pescara. Questa è la strada che noi intraprenderemo: sono certo che ci saranno risorse per farlo da parte degli enti a partire dal Comune di Pescara e anche grazie a fondi europei, nazionali e regionali. Sono certo che chi dovrà fare farà nei migliori di modi e nei tempi giusti, anzi io dico “un giorno di meno” del tempo che ci vuole.

D. La norma prevede che entro i 5 anni non possano essere utilizzati i fondi pubblici per rimboschire a meno che si ottenga l’autorizzazione in deroga per uno dei motivi previsti. La raccolta fondi può essere utile per superare tale vincolo normativo?

R. Il punto di partenza è lo studio di quello che è successo, in modo che si mettano in campo tutte le cautele possibili affinché non succeda più che i cittadini debbano fuggire dalle loro case sconvolti, perché il tema della nostra Pineta è la sua presenza dentro il centro abitato: la Pineta fa parte della città, all’interno di essa sorgono case. È una realtà particolarissima che noi dobbiamo preservare individuando le formule migliori. Ovviamente non lo dico io perché non sono io l’esperto per dirlo: qui noi abbiamo constatato che una pineta in una zona urbanizzata può provocare situazioni drammatiche: sono stato cinque ore nella pineta, ho visto il fuoco che arrivava, la gente che scappava da casa. Il tema della sicurezza delle persone che vivono a ridosso della pineta va considerato avendo visto quello che è successo: le bocchette antincendio sono tantissime ed erano tutte aperte, le persone che dovevano difendere la Pineta e fare il loro lavoro erano tantissime e hanno fatto tutto quello che potevano. Nonostante tutto abbia funzionato a dovere la Pineta s’è incendiata e ha messo in pericolo la città circostante. Io porrò il tema della sicurezza al tavolo della riflessione tecnica perché se oggi non mi ponessi questo problema non svolgerei bene il mio lavoro. Il mio impegno sarà così forte che per ricostruire la Pineta ci vorrà “un giorno in meno” rispetto a quello che comunque ci sarebbe voluto, proprio perché dobbiamo agire il più velocemente possibile pur rispettando i tempi della natura e i tempi della normativa, e soprattutto ascoltando chi sa, i competenti. Quindi due direttive: una quella della prevenzione e l’altra quella della ricostruzione al meglio che si può. La prima cosa che ho notato quando sono arrivato in pineta, poco dopo le tre del pomeriggio e circa mezz’ora dopo l’inizio dell’incendio, era il fuoco era lontano dalla Pineta, e a quell’ora i bocchettoni erano aperti e l’acqua usciva a getto pieno. Evidentemente in quel contesto bisogna pensare a tutelare anche le case: la Pineta è resinosa, brucia, e quando il fuoco arriva è più difficile contenerlo. Noi abbiamo il polo antincendio, abbiamo i tecnici e va tenuto in considerazione che il Comune di Pescara è uno dei pochi comuni abruzzesi che ha un piano antincendio per una riserva naturale, nonostante non sia una riserva estesissima. Ciò perché la Pineta si trova in una città perfettamente manutenuta: dentro la Pineta abbiamo personale, operai che lavorano ogni giorno per fare la manutenzione mirata; poi c’è la manutenzione di area sui sentieri per garantire l’incolumità dei cittadini. Ma nella zona a riserva integrale, quella che purtroppo è bruciata, da trent’anni non entrava nessuno perché con il vincolo previsto dal piano di assetto naturalistico regionale in primis e poi dalla riserva naturale non c’erano percorsi da mantenere: la riserva integrale a Pescara è stata declinata così. Se la natura deve evolvere da sola, la lasciamo così? Adesso purtroppo è distrutta! Tutto ciò che riguarda la Pineta, la rigenerazione, le modalità di fruizione, le attività da svolgere, la manutenzione ordinaria e straordinaria sono questioni tecniche e non politiche. Sono convinto che su questo tema la politica non possa permettersi divisioni: le polemiche che sento in questi giorni mi dispiacciono proprio perché fanno da contraltare alla passione e all’impegno che i cittadini hanno messo con tutta la loro forza per spegnere l’incendio. La natura si rigenera sempre: già nei primi anni ‘70 la pineta bruciò tant’è che il laghetto è nato proprio nella zona distrutta dal fuoco. La nostra Pineta ha una grande possibilità di rigenerazione: l’importante è accompagnarla in questa sua delicata fase di rinascita.

Esito incendio 01 Agosto 2021

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