Come si permette un autistico di chiedere il permesso per il parcheggio disabili?

 

di Armando Marcucci

Da anni mi sto battendo, in via del tutto istituzionale, ovvero rispettando ogni singola Amministrazione Pubblica (Comuni, Prefetture, Regioni, Ministeri, etc. etc.) per poter far ottenere il rilascio del contrassegno speciale disabili, a una sempre più ampia categoria di persone.

Purtroppo in Italia questo beneficio spetta, in via certa, “solo” alle persone disabili con capacità deambulatoria impedita o sensibilmente ridotta, oppure ai non vedenti, ma spetta con estrema difficoltà ai soggetti autistici e solo recentemente le “rigide maglie” si sono allentate anche per i “disabili psichici” … che pur potendo camminare o anche correre … non sono in grado di svolgere in via autonoma gli atti quotidiani della vita.

Andiamo per gradi, però il riferimento normativo di partenza risulta essere: – L’art. 381 del DPR n. 495/92 e s.m.i. (Regolamento di esecuzione e di attuazione del codice della strada), che ha istituito l’attuale contrassegno parcheggio per disabili;

– La Regione Toscana, davanti a tutti e prima di tutti, aveva poi approvato la Delibera di Giunta Regionale (DGR) n. 1161 del 17 dicembre 2012 (Linee di indirizzo in materia di accertamento del deficit sensibile della capacità deambulatoria) , atto emanato per superare le ambiguità della normativa nazionale in materia di concessione del contrassegno per auto al servizio delle persone con disabilità.

In tale documento il deficit sensibile della capacità deambulatoria – uno dei requisiti per i quali è riconosciuto il diritto al rilascio del contrassegno – non doveva essere inteso in senso restrittivo, considerando esclusivamente le infermità a carico degli arti inferiori, come chiariva la Regione stessa. Esso andava infatti riferito anche a «tutte le patologie acute o croniche che influivano sulla motricità dell’individuo determinando un handicap nella mobilità»

Successivamente ci sono stati due interventi Ministeriali:

– Il “parere n. 2242/2015” e il “parere n. 1567/2016” con il quale il Ministero offriva una interpretazione più estensiva dell’art. 381 del DPR n. 495/92.

Si ricorda infine che la domanda per ottenere il contrassegno va presentata al Comune di residenza (agli uffici appositamente preposti), previa presentazione della relativa certificazione medico legale rilasciata dalla propria Asl. Il contrassegno è strettamente personale, non è vincolato a uno specifico veicolo, viene rilasciato indipendentemente dal possesso della patente di guida del disabile ed è valido su tutto il territorio nazionale e negli altri paesi della UE. Il problema che oggi si pone è che, se è vero che la norma iniziale ovvero l’art. 381 del DPR n. 495/92 è chiara ovvero che condiziona il rilascio del contrassegno per la circolazione e la sosta dei veicoli a servizio delle persone invalide, alla “capacità di deambulazione impedita o sensibilmente ridotta”, cosa ben diversa sono invece pareri ministeriali sopra citati che lasciano ampio potere discrezionale al medico legale a cui spetta sempre l’ultima parola per il rilascio del “contrassegno invalidi” . In sintesi, si chiede con forza di adottare un provvedimento normativo al pari di quello che fu adottato nel 1996 per i non vedenti, ovvero con l’art. 12 del DPR 26 luglio 1996 n. 503 – “Regolamento recante norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici” che aveva esteso, senza se e senza ma, ai soggetti non vedenti la possibilità di ottenere lo speciale contrassegno che consente la sosta negli spazi riservati alle persone con disabilità. Tutto ciò premesso, dovuto e considerato, mi permetto ora di riportare l’estratto di un interessante post pubblicato in un Blog: Come si permette un autistico di avere il permesso per il parcheggio? Gianluca Nicoletti – giornalista, conduttore radiofonico e padre di Tommy (un riccioluto adolescente autistico) – risponde a un dubbio espresso da una signora. Dopo aver letto un’intervista rilasciata a una rivista, nella quale Nicoletti parla del suo libro Una notte ho sognato che parlavi, Così ho imparato a fare il padre di mio figlio autistico (Mondadori, 2013), in cui racconta il proprio rapporto con Tommy, la signora si è chiesta: «Com’è possibile che un ragazzo che va in bici, gioca a golf (quindi nessun impedimento motorio) possa aver diritto al parcheggio per disabili???».Il giornalista considera questo clima di sospetto verso le disabilità che non hanno un’evidenza immediata, come l’effetto collaterale della martellante campagna mediatica sui cosiddetti “falsi invalidi”, e spiega cosa comporti avere una disabilità di tipo cognitivo e relazionale come l’autismo:

Un autistico adulto è come una bomba sempre sul punto di poter esplodere, molto spesso ha una massa fisica e muscolare che ne rende difficilissima la gestione nel caso di crisi oppositive, vale a dire si pianta in mezzo alla strada e non si muove più, comincia a dare schiaffi, pugni, graffi a chi lo stia accompagnando, entra in comportamenti problematici che potrebbero sfociare in atti auto ed etero lesionisti. Ancora di più potrebbe avere una crisi epilettica e in quel caso la vicenda si fa ancora più complicata, soprattutto per strada.

Per un autistico anche il solo aspettare a un semaforo, fare un percorso piuttosto che un altro, passare per una strada particolarmente rumorosa potrebbe essere motivo dello scatenarsi di uno di questi problemi“.

Chissà quante mamme di ragazzi autistici hanno trattenuto i loro figli, che per attraversare la strada davanti a casa loro hanno rischiato di essere investiti…. quando il posteggio disabili era magari proprio davanti al loro portoneMA NON POTEVANO UTILIZZARLO !!!!! In sintesi, per tutelare concretamente i disabili psichici, gli autistici e tante altre categorie di persone con disabilità, oggi ancora escluse da questo sacrosanto diritto, occorrerebbero non “meri” pareri ministeriali, ma una immediata integrazione normativa, che permetta di rendere omogenei e oggettivi i pareri dei medici legali, in tutto il territorio nazionale, al pari di quanto già accaduto per i non vedenti.

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