Intervista a Giuseppe Cellini.

Intervista a Giuseppe Cellini. La verità dell’Amministratore Palazzo Via Leopardi

Cellini: “Non ho avvisato i condomini prima di ricevere la relazione tecnica per evitare di cadere nel procurato allarme”

Intervista effettuata il 10 luglio presso lo studio del dottor Giuseppe Cellini da parte di Mauro De Flaviis con l’obiettivo di ricostruire la storia del palazzo di via Leopardi a partire dal momento in cui si è resa evidente la fessurazione degli archi che sorreggono il palazzo fino agli ultimi giorni con lo sgombero del palazzo da parte della Forza pubblica.

D. Come e quando vi siete accorti del problema strutturale nel palazzo di via Leopardi n. 2?

R. Io sono amministratore di quel condominio da 25 anni: al piano terra c’era un night (chiuso da un paio d’anni) internamente rivestito di legno in tutte le superfici laterali e superiori. La proprietà Maresca, a valle della chiusura dell’attività, ha pensato di riqualificare i locali per adibirli ad altra destinazione d’uso (negozi o altro). Per questo motivo sono stati rimossi i rivestimenti in legno. Sono emersi quindi i nove archi – mi sembra siano nove – di cemento armato che sorreggono la trave sulla quale sono innestati i pilastri verticali che sorreggono l’intera struttura. Su questi archi sono state individuate delle lesioni che diversi tecnici hanno assunto possano essersi verificate diversi anni fa, ma nessuno può affermarlo con certezza.

D. Quando ci si è resi conto che c’erano delle lesioni su quegli archi che mi ha descritto?

R. A luglio 2020, esattamente un anno fa. A quel punto ho immediatamente dato incarico all’ingegner Seccia di effettuare una verifica sulla stabilità dell’edificio. L’ingegnere mi ha subito risposto che aveva bisogno del progetto per poter effettuare una verifica. A quel punto, non essendo in possesso del progetto e non essendo riuscito a recuperarlo dai proprietari, ho dovuto effettuare un accesso agli atti. Il progetto l’ho avuto dopo alcuni mesi perché i tempi per ottenere il progetto sia dal Comune di Montesilvano che da quello di Pescara, sempre necessari per tutte le pratiche relative al 110%, purtroppo richiedono sempre molti mesi. Ottenuto il progetto, il tecnico ha fatto effettuare i carotaggi ottenendone i risultati dopo 2-3 mesi. Per non farla troppo lunga, il 31 marzo 2021 ho ricevuto la relazione tecnica composta di 254 pagine.

D. Quale la conclusione della relazione?

R. La conclusione evidenzia un pericolo di crollo perché presenti lesioni fragili: tecnicamente vuol dire che il collasso della struttura può avvenire da un momento all’altro senza segnali di crollo imminente.

D. Indica un rischio immediato o nel medio periodo?

R. L’indicazione è di un rischio di crollo che non può essere previsto se a breve o a medio termine, dieci anni ad esempio. Nel frattempo, prima di avvisare i condomini, ho interloquito con un altro ingegnere che opera a Roma ed è anche condomino, che mi ha proposto di consultare l’ingegner Antonello Salvatori, professore associato di Costruzioni in zona sismiche del Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile Architettura e Ambientale dell’Università degli Studi de L’Aquila, suo amico di corso di laurea. Ho acconsentito alla ulteriore valutazione del professor Salvatori che ha accettato l’incarico. Eseguito il sopralluogo, ha recepito il progetto e la perizia del collega Seccia e dopo alcuni giorni ha consegnato un’ulteriore perizia.

D. Qual è stata la conclusione della perizia del prof. Salvatori?

R. Purtroppo più drastica di quella dell’ingegner Seccia poiché è giunto alla conclusione che il palazzo può essere considerato in pericolo di crollo immediato. Le leggo parte delle conclusioni: “Si tratta di un meccanismo di rottura di tipo fragile dove l’armatura a flessione può rimanere in campo elastico anche fino alla rottura e pertanto senza alcun preavviso riguardante la rottura e di conseguenza il crollo dell’edificio, che pertanto può essere improvviso e sicuramente nel caso di specie catastrofico”.

D. Cosa ha fatto a quel punto?

R. Ricevuta la perizia del prof. Salvatori, ho immediatamente avvisato i condomini delle risultanze delle due relazioni tecniche indicendo la riunione di condominio, che, nel rispetto delle norme per il distanziamento poiché i condomini sono circa 250, si è svolta il 29 maggio presso una sala del cinema Warner Village.

D. Ma non aveva inviato le perizie agli enti coinvolti?

R. Ho inviato prima la perizia dell’ingegner Seccia ai Vigili del fuoco, al Sindaco e al Comandante della polizia Municipale e successivamente, appena ricevuta la perizia del prof, Salvatori ho inoltrato agli stessi enti anche la seconda. Ho chiesto formalmente ai VVFF un intervento di un loro tecnico per avere un loro parere dopo la loro prima risposta interlocutoria che le leggo: “Facendo seguito alla vs comunicazione pervenuta con nota 4473 del 09.04.2021 riguardante quanto in oggetto si prende atto che l’edificio è stato già sottoposto a verifica da parte di tecnico qualificato e abilitato ing. Nicolò Seccia in esito della quale è stata redatta perizia trasmessa a questo Comando. Dalla lettura della stessa non vengono evidenziate situazioni di pericolo imminenti per le quali sia richiesto un intervento di soccorso tecnico urgente.

Pertanto questo Comando ritiene che ogni necessario lavoro teso a garantire la sicurezza dell’edificio, in esito alla perizia citata, deve essere attuato nei tempi tecnici strettamente necessari sotto la diretta responsabilità del titolare amministratore sig. Giuseppe Cellini. Ciò premesso, si ritiene opportuno precisare che qualora sussista la condizione di pericolo imminente, al momento non rilevabile dalla relazione sopra citata, vengono urgentemente comunicati a questo Comando per consentire il seguito di competenza. Nelle more dei provvedimenti da attuare si dispone di mantenere il monitoraggio costante della struttura al fine di rilevare eventuali evoluzioni negative e consentire la attuazione delle misure più urgenti per la salvaguardia della incolumità degli occupanti”. Come le dicevo, e su suggerimento dei nostri avvocati, abbiamo richiesto, tramite PEC, dopo questa risposta da noi ritenuta non adeguata, un

intervento di un tecnico dei VVFF. A questo punto un sopralluogo da parte dei VVFF è avvenuto, ma non ho più ricevuto, fino ad oggi, da parte loro la perizia o ulteriori comunicazioni.

D. E il Comune invece come ha reagito?

R. Con l’ordinanza sindacale n. 22 del 15 maggio 2021 che imponeva di provvedere nella messa in sicurezza del palazzo entro 30 giorni. A questa richiesta il prof. Salvatori ha risposto ufficialmente che per effettuare i lavori di messa in sicurezza

sono necessari al minimo sei mesi. Rispetto alla messa in sicurezza del palazzo il Condominio, nella riunione condominiale del 29 maggio, ha deciso a larga maggioranza di procedere alla messa in sicurezza e al consolidamento dell’edificio, e non all’abbattimento dello stesso, una delle ipotesi prese in considerazione. Il Condominio ha affidato ad un comitato composto da ingegneri, avvocati e architetti scelti tra i condomini la scelta della metodica tecnica da seguire. Inoltre sono state inoltre installate opere provvisionali a protezioni dell’edificio con l’obiettivo di evitare l’accesso al palazzo, ma queste sono state divelte per due volte consecutive, probabilmente dai commercianti (ma non ne sono certo) che hanno continuato a esercire le loro attività fino a quando è stato realizzato lo sgombero da parte della forza pubblica in data 7 luglio. Noi abbiamo sollecitato il Comune a far rispettare l’ordinanza del Sindaco mettendo in atto lo sgombero forzato, perché sia i locali commerciali a piano terra che 6-7 nuclei familiari continuavano a essere presenti nel palazzo in spregio dell’ordinanza n. 21 del 13 maggio.

D. Torniamo al tema dell’abbattimento: alcuni hanno paventato l’ipotesi che le perizie siano state strumentali per ottenere lo sgombero e il via libera alla ricostruzione sfruttando il 110%.

R. Si è valutata in riunione condominiale l’ipotesi di abbattimento e ricostruzione con le medesime caratteristiche sfruttando il 110%, anche perché alcune aziende di costruzione avrebbero ipotizzato un loro coinvolgimento per contribuire a un progetto del genere e per evitare il consolidamento che comunque sarà molto costoso e nell’ordine di grandezza di 500-600 mila €.

Come amministratore io ho competenze amministrative e non competenze tecniche: per questo motivo ho chiesto al Condominio di costituire un comitato di tecnici, ingeneri, avvocati, tra i quali Failla, e architetti per fare in modo che la scelta progettuale da individuare non ricadesse sulle mie spalle, ma su un comitato di condomini che potesse riportare al Condominio la valutazione delle proposte progettuali pervenute.

Questo comitato, a mio parere, sta lavorando ottimamente e presenterà all’assemblea del 18 luglio le risultanze del proprio lavoro, poi l’Assemblea deciderà come procedere. Abbiamo lavorato sodo in questo mese, incontrandoci diverse volte e sono certo il Condominio ne gioverà.

D. Perché, secondo lei, si è dovuto procedere con lo sgombero, ma i condomini ancora presenti non hanno rispettato volontariamente l’ordinanza di sgombero?

R. Su consiglio dei nostri avvocati abbiamo proceduto a inviare una denuncia-esposto al Procuratore della Repubblica al fine di far rispettare l’ordinanza sindacale, che io come amministratore non avevo i poteri di far rispettare. Purtroppo le famiglie rimaste nel palazzo non hanno trovato in alternativa abitazioni da affittare con un canone paragonabile a quello pagato e l’Amministrazione non è stata in grado di aiutare a trovare una sistemazione abitativa a questi condomini in difficoltà.

Non so se il Comune non abbia a disposizione abitazioni da utilizzare in questi casi, ma è un fatto che nessun aiuto è arrivato ai condomini da parte del Comune. Solo due giorni fa sono stato contattato dal vicesindaco ingegner Paolo Cilli, professionista che conosco per via della mia attività, che mi ha chiesto se potevo utilizzare la mia rete di contatti per trovare un’abitazione a questi inquilini in difficoltà in altri condomini da me gestiti come amministratore. Purtroppo in questo periodo chi ha appartamenti li affitta per l’estate ed è difficile trovare disponibilità. Il punto è che il Sindaco e l’Amministrazione tutta hanno tenuto sempre la posizione che questo è un affare tra privati e l’Amministrazione non ci può entrare. Ma questo, a mio parere, non è solo un affare tra privati, ma una questione sociale. Se quel palazzo crollasse le tre quattro ville intorno sarebbero fortemente compromesse come anche il palazzo gemello verso viale Europa e questo non sarebbe un esclusivo affare tra privati.

D. A proposito, il palazzo Mille luci non ha le stesse caratteristiche tecnico costruttive?

R. Sono anche l’amministratore del palazzo Mille luci e ho dato incarico all’ingegner Seccia di svolgere una perizia statica: per fortuna, pur essendo stato edificato nello stesso periodo, è risultato costruito con altra tipologia progettuale.

D. Rispetto alla volontà dell’Amministrazione comunale di sostituirsi, provvedendo in danno del condominio, alle opere di messa in sicurezza stabilite nell’ordinanza, come citato nel comunicato stampa del Comune del 7 luglio, Lei come risponde?

R. L’8 luglio abbiamo risposto formalmente al Comune come di seguito: “Premesso che: – Si è appreso dagli organi di informazione che codesta Amministrazione Comunale ritiene non adempiute le prescrizioni contenute nell’ordinanza

sindacale n. 22 del 13.05.21, nella quale si ordinava in particolare lo sgombero e la messa in sicurezza dell’edificio condominiale denominato Riviera 1.

– Si è appreso dalle medesime fonti che codesta Amministrazione intenderebbe disporre la nomina di un tecnico al quale affiderebbe essa stessa il compito di progettare e di dirigere i lavori di messa in sicurezza del fabbricato in questione, in sostituzione del Condominio.

– Tale convincimento è del tutto errato, in quando fondato su presupposti sbagliati.

– Il condominio Riviera 1, grazie all’alacre lavoro del comitato dei tecnici nominati dall’Assemblea svoltasi il 29.05 e dell’amministratore Cellini GSA srl, è infatti ad un passo dall’adozione di un progetto di consolidamento e messa in sicurezza del fabbricato, che sarà deliberato e approvato dall’assemblea straordinaria convocata per il 18.07.21, all’interno di una rosa di ben cinque progetti che verranno illustrati nella suddetta assemblea.

– In ogni caso nessun intervento di messa in sicurezza poteva essere iniziato prima dell’allontanamento degli ultimi residenti e commercianti presenti nell’edificio, compito che non rientra di certo nei poteri dell’Amministratore, ovvero non prima

della completa evacuazione del fabbricato che si è realizzato soltanto ieri 07.07.2021 in virtù dell’intervento delle Forze dell’Ordine.

– Pertanto in virtù delle dichiarazioni premesse, risulterebbe difficile da comprendere, ultroneo e finanche dannoso l’affidamento di opere di messa in sicurezza ad un tecnico nominato dal Comune, di fatto usurpando i poteri dell’assemblea condominiale in nome di una asserita inerzia del condominio Riviera 1 che mai si è verificata.

Tanto premesso si invita codesta Amministrazione a rivalutare le proprie posizioni ed a consentire all’assemblea condominiale di effettuare la propria scelta in merito al progetto di messa in sicurezza, astenendosi dall’intervenire tramite la nomina di un tecnico “imposto” dall’autorità, peraltro, a pochi giorni dallo svolgimento dell’assemblea.

D. Un’ultima domanda: perché non ha avvisato i condomini da luglio 2020 a marzo 2021 del fatto che era in corso una perizia per verificare la stabilità dell’edificio?

R. Questo punto è stato chiarito nell’assemblea del 29 maggio. Il fatto che era in corso una perizia statica a seguito dell’emersione delle crepe sugli archi è stato detto forse al cinquanta per cento dei condomini nelle mie normali interlocuzioni con loro. L’avvocato mi ha consigliato di non inviare una nota formale perché avrei rischiato il procurato allarme. Diciamo che sono stato in una posizione difficile: il non comunicarlo ufficialmente mi ha esposto alle critiche di chi lo ha saputo solo a marzo, mentre comunicarlo ufficialmente mi avrebbe esposto al rischio di mancato allarme nel caso di perizia che avesse attestato nessun rischio.

All’epoca non potevo sapere quale sarebbe stata la conclusione della perizia. Non ci avrei messo nulla a scrivere due righe per informare i condomini, ma ho preferito seguire il consiglio per evitare il procurato allarme.

Appena ricevuta la relazione l’ho immediatamente inoltrata a tutti i condomini.

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