Imprenditori sovversivi

 

 

di Paolo Martocchia

Da quando è iniziata la crisi, circa 15.000 aziende all’anno chiudono i battenti nell’indifferenza generale. Sono tutte piccole e medie imprese che non sono riuscite a evolversi, avendo trascurato sia la ricerca e sviluppo che la formazione interna. Sì, la formazione, la parolina magica vista con diffidenza da buona parte dei titolari di PMI, perché spesso associata agli approcci «motivazionali» anni ‘90, senza alcuna sostanza.

Ma da qualche anno si sta affermando in Italia un nuovo stile formativo, più focalizzato sui reali bisogni delle aziende e, soprattutto, sulle esigenze di coloro che devono guidarle in questo complesso cambiamento. Un approccio talmente diverso e innovativo da essere stato definito “sovversivo”.

Il principale rappresentante di questo nuovo modello è Fabrizio Cotza, AD e CEO di “Imprenditori Sovversivi”. Tutto ruota attorno ad un vero e proprio percorso di crescita, che si pone l’obiettivo di portare l’imprenditore a non essere più schiavo della propria azienda, trasformando la quantità di tempo dedicata al lavoro in qualità di risultati ottenuti.

«Il primo cambiamento nelle PMI deve essere di tipo culturale, perché veniamo da modelli in cui per avere successo bisognava immolare la propria vita all’azienda», sostiene Cotza, che aggiunge: «Sulla base di ricerche fatte negli ultimi vent’anni su oltre 300 aziende italiane, possiamo dire senza alcun dubbio che le attività davvero sane sono gestite da imprenditori e collaboratori che hanno un’alta qualità di vita, e non solo elevate prestazioni professionali. Lo stakanovismo, fine a se stesso, oggi si abbina spesso al fallimento, perché toglie lucidità e creatività. Ingredienti assolutamente indispensabili per un imprenditore efficiente».  A quanto pare una vera rivoluzione nel mondo del lavoro: non più il perseguimento forsennato del successo o del mero fatturato, ma la ricerca di una vera realizzazione personale, che porti anche al benessere di chi lavora in azienda. A conferma di questo Cotza sostiene: «Ci sono numerosi studi scientifici che dimostrano l’aumento della produttività e la riduzione dei costi occulti, in ambienti privi di stress e ben organizzati. Per questo è fondamentale che in azienda vi siano numerosi momenti di confronto tra titolare e collaboratori, per pianificare al meglio le attività e portare avanti strategie condivise da tutti».  Il percorso degli «Imprenditori Sovversivi» è incentrato su quattro aree chiave: il controllo di gestione; l’organizzazione e la comunicazione interna; le strategie innovative di marketing e il giusto approccio al mercato. Le testimonianze di chi ha intrapreso questo nuovo modello di gestione aziendale sono entusiastiche, ma per far parte degli “Imprenditori Sovversivi” bisogna possedere già determinati requisiti: «Seguiamo personalmente chi si affida a noi, per questo accettiamo solo 40 incarichi all’anno. E siccome le richieste sono molto più numerose decidiamo con chi lavorare in base allo scopo ed ai veri valori dell’imprenditore. Se collimano spontaneamente con i nostri iniziamo la collaborazione”. Oggi quindi non basta più impegnarsi e sacrificarsi per ottenere buoni risultati. Lo dimostrano le tante aziende che chiudono, seppur gestite da imprenditori volenterosi. Servono nuovi strumenti e approcci rivoluzionari. Anzi, sovversivi.