Io sono, tu sei, egli è un media

di Pierluigi Lido

in foto Stephanie Smith

Chiunque di noi può essere un media, con le dovute proporzioni. Burioni è solo un virologo? Salvini è solo un politico? Mentana è solo un giornalista? Feltri è solo un direttore di giornale? E Travaglio?

La risposta è no, poiché ognuno di questi sfrutta la propria posizione di media di fatto per veicolare idee, messaggi, opinioni e plasmare lo scorrere degli eventi e dei fatti. In un mondo globale, con una infrastruttura di comunicazione come quella odierna, si può fare e come e lo fanno in tanti, a tutti i livelli e con risultati completamente diversi. Ne potremmo citare a decine nel giro di pochi minuti.

È una grande banalità e grande verità che la politica si sia totalmente spostata su internet.

La transizione tra partiti e pagine fan, gruppi whatsapp e telegram è avvenuta proprio grazie ai digitalizzatori massimi, il Movimento 5 stelle, che ha di fatto intercettato, meglio di tutti, i tempi che viviamo divenendo elettoralmente il primo partito del nostro Paese. Contestualmente, mentre a sinistra ci si occupava delle solite lotte interne, la Lega imbastiva una rete di comunicazione online senza precedenti finanziata da budget pressoché infiniti, ma è una storia troppo lunga da raccontare qui, ci vorrebbero come minimo 49 minuti.

Sindaci, assessori, consiglieri e la donna delle pulizie possono essere un media, a patto che raccontino determinate storie, in un determinato modo, ad un determinato pubblico. Sì, pure la donna delle pulizie, perché se il suo gattino è in grado di compiere un gesto eroico salvando un cagnolino che allattava i suoi piccolini, su Facebook, con una bella foto e una buona intro, potrebbe divenire l’eroina degli animalisti, o degli animalisti della sua eco chamber. E poi scomparire in un massimo di 72 ore. Per sempre. Ebbene sì, funziona proprio così. Il contenuto parte, si diffonde, si moltiplica in uno pseudo infinito di esecuzioni e poi scompare, soprattutto se non sei nessuno o meglio se non sei qualcuno che determinati contenuti li può perpetuare sul lungo periodo con costanza, velocità e furbizia, magari con una strategia ed un pallottoliere di foto e contenuti preconfezionati e pronti ad essere immessi online, freschi freschi, quando lo dici tu.

E se quindi sei un Assessore? E se sei un Sindaco? Beh puoi farci un piano editoriale di te stesso con o senza una linea precisa, aggiustandolo giorno per giorno (meglio) e tutti i giorni e puoi cercare di stare su tutti i palloni di comunicazione divenendo un media per i tuoi amici, compagni, simpatizzanti odiatori o elettori. Funziona proprio così. E uscirai nei risultati di ricerca per loro prima del Sole24 o di Repubblica e nelle eco chamber di Facebook, nelle loro vite esisterai politicamente solo tu. Finché il giorno delle elezioni comunali, regionali, provinciali non arriverà. E di chi si ricorderanno in quel giorno? Di chi mio caro influencer? Di te amico mio, proprio di te. E c’è da farti un bravo a 4 mani. Sei un bravo comunicatore? Sì! Sei un politico? Non direi. Tiri a campare? Alla grande.

La politica ha colto nei suoi migliori interpreti più avveduti e moderni l’opportunità di giocare con la comunicazione social sostituendola ai contenuti. Spesso si tratta di meri anelli di congiunzione tra l’uomo e la scimmia, ma non sempre esistono casi di eccellenza pura nell’interpretazione del ruolo di media nei propri 30 km di raggio di distanza. Una bella foto rende più di mille commissioni cultura, un post di successo conta più di 4 congressi di un partito. Se parliamo in termini di comunicazione non serve nemmeno capacità dialettica, studio e competenza. Spesso il tutto si fonda su una miscela ben calibrata di tempismo, velocità d’esecuzione e costanza, il tutto mixato a destra da frasi a caso sugli haters, sulla noia di leggere le opinioni altrui sino alle accuse di faziosità politica.

Tutta roba vista e rivista ove c’è una sola brutta novità, funziona fino a quando tira il trend e il vento in poppa al tuo partito, poiché alle liste civiche non ci crede più nemmeno vostra nonna. C’è sempre la soluzione però: spostarvi da una barca all’altra. E oggi sarete leghisti e domani grillini, oggi del Pd e domani in Forza Italia, oggi vegani e domani carnivori, eccetera, eccetera. “Basta che funzioni” diceva Woody Allen in un suo splendido film. La domanda sorge spontanea: ma funziona? Per quanto tempo?

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