A Pescara l’arte è sempre più effimera…

Il Comune adriatico perde i 56 capolavori donati dal mecenate Alfredo Paglione ed è incredibile la superficialità dei dirigenti e amministratori del capoluogo adriatico.

di Johnny Felice

Sembra una storia assurda, irreale. Un mecenate di origine abruzzese (di Tornareccio, per essere precisi) dona una parte cospicua della sua collezione privata al Comune di Pescara (ai tempi della vecchia giunta Mascia). In cambio il Comune si impegnerà a garantire uno spazio perenne a quei 56 capolavori presso il Museo d’arte moderna Vittoria Colonna. Nessuna spesa ulteriore da parte dell’Ente: nessun’altra condizione se non quella di uno spazio fisico in cui la cittadinanza possa ammirare i dipinti.

In un paese “normale”, in una città che fa del turismo la sua prima voce di attrattività, quest’evento fortuito sarebbe stato accolto dall’entusiasmo o quantomeno dalla soddisfazione della classe politica che governa la Città. Un dono inaspettato, che ci piove dal cielo, su cui fare comunicazione, su cui costruire eventi e attraverso cui, magari, arrogarsi meriti che non ci sono, con la sagacia e il cinismo che sono propri della politica.

Neanche questo ci è toccato in sorte.  È successo invece che i dipinti siano stati spostati dalla sede pattuita (la Sala 3 del Museo Colonna, per l’appunto) in uno scantinato (per fare posto alla mostra fotografica Full Color, di cui vi abbiamo parlato proprio in questa rubrica). È successo che a una prima sollecitazione di Alfredo Paglione (a cui è seguita una diffida) il Comune non abbia dato risposta, sino all’epilogo tragi-comico: il mecenate ha richiesto – a questo punto – la restituzione dell’intera collezione, da effettuarsi a carico del Comune (quindi – per inciso – a carico dei residenti della città di Pescara) entro e non oltre il 30/09.

E così è andata. Proprio in data 30/09 il Comune di Pescara ha rinunciato ai 56 capolavori di Carmassi, Bonichi e Orellana per evitare un contenzioso con Paglione che molto probabilmente avrebbe perduto.

La giunta Alessandrini rimpalla le responsabilità alla vecchia giunta Mascia, rea di aver generato un vizio di forma nel passaggio dei 56 capolavori tra privato e pubblico: la delibera di giunta, ratificata in data 11 aprile 2014, non conteneva difatti alcun tipo di riferimento ad un’eventuale risoluzione della donazione, nel caso in cui le opere fossero state spostate dalla sede pattuita senza il consenso del mecenate. Peccato che questa clausola sia comparsa nell’atto notarile ratificato dallo stesso Paglione con il Comune di Pescara e firmato dalle due parti in data 14 maggio 2014.

Questo è tutto. Il Comune di Pescara, la sua intera collettività, perde un’opportunità preziosa per la superficialità e l’incompetenza di coloro che dovrebbero garantirne il corretto funzionamento.

Non abbiamo purtroppo altro da aggiungere.

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