I media e la buona comunicazione
di Gabriella Toritto
Tempo fa veniva pubblicato su “Anankenews” una mia riflessione in merito alla qualità delle trasmissioni TV dal titolo “La TV: madre benigna o perfida matrigna?”, in cui affermavo che la televisione “è partecipe in profondità dell’evoluzione dei comportamenti sociali, (…) proprio in ragione del fatto che attraverso essa e le sue caratteristiche materiali e tecnologiche, passano nuove forme di pensiero”.
Secondo Karl Popper (filosofo politico di eccezionale caratura, nemico di ogni forma di totalitarismo, difensore della democrazia e degli ideali di libertà), il quale non ha mai amato certa TV, la civiltà è lotta contro la violenza. Egli sosteneva che c’è progresso civile solo se c’è lotta alla violenza in nome della pace fra le Nazioni, all’interno delle Nazioni e, prima di tutto, all’interno delle nostre case. Secondo Popper purtroppo la televisione costituisce una minaccia ai principi da lui strenuamente difesi, poiché le esperienze da lui maturate negli ambienti televisivi gli insegnarono che i professionisti della TV “non sanno ciò che fanno”.
Karl Popper riteneva che la televisione (considerata da molti una delle tante nuove “agenzie educative”) costituisse un ostacolo all’educazione alla non-violenza, dato che le garanzie che preservano lo stato di diritto e le libertà elementari, la sicurezza dei cittadini e la possibilità di criticare il potere (ovvero le basi della civiltà liberale) sono affidate, in primo luogo, ai processi educativi. E l’educazione è il mezzo principale che consente di mantenere la violenza al di sotto della soglia di pericolo, quella oltre la quale viene minacciata la sopravvivenza della società aperta. Educare vuol dire prima di tutto educare alla non-violenza.
La TV ha contribuito a molti dei cambiamenti sociali e politici, cambiamenti cui abbiamo assistito e continuiamo ad assistere con inquietudine, come ad esempio il declino costante della partecipazione al voto, la perdita di presa delle argomentazioni razionali nei dibattiti politici.
Il fenomeno della ossessione televisiva è stato descritto bene dallo storico e uomo politico polacco Bronislaw Geremek, il quale osservò nelle democrazie di tutto il mondo “l’indebolimento di una certa morale politica, quella morale che vieta l’impiego della più bassa demagogia”. Bronislaw Geremek spiegò anche che il dilagante attuale populismo, diffuso un po’ ovunque nel mondo, si sia radicato proprio nella specificità della situazione postcomunista, sia perché la trasformazione globale dell’economia, della politica e della cultura, indispensabile, ha comportato costi umani elevati, delusioni, e malcontento che si sono prestati all’azione dei demagoghi; sia perché il crollo del vecchio regime ha lasciato un vuoto di istituzioni intermedie, ancora più propizio ai venditori di miracoli attraverso la televisione. Così si spiegano i grandi successi della propaganda populistica e i fondati timori di tentazioni autoritarie nei paesi postcomunisti.
Con la televisione il cittadino è stato privato del suo diritto di cittadinanza in uno Stato democratico. Egli non è più cittadino. È divenuto spettatore, unidimensionale. Spettatore delle fictions … poiché in TV è tutto fiction. In essa non è più possibile distinguere realtà e finzione. La mente del “cittadino”, che prima si formava nella rete dei partiti, dei sindacati e anche delle parrocchie, era un ‘soggetto pensante’ nel contrasto delle idee e delle identità sociali. Con la TV quella mente ha subìto l’influsso dei media nei processi di socializzazione… È omologata. Ha bisogno di audience e di like. Bisogna piacere per forza: costi quel che costi, anche rinunciare a sé stessi, alla propria identità!…
Un tempo era: “Cogito, ergo sum!” Oggi è: “Non sono, se non possiedo e non appaio!” Appunto: apparire non essere!
Negli ultimi anni della propria esistenza Popper si occupò principalmente di televisione poiché le attribuì una notevole influenza sulla società. Egli era certo che la televisione, attraverso immagini e suoni, stesse “educando” i bambini americani alla violenza. Sostenne che occorreva interrompere al più presto quel ferale e satanico processo. Nel 1992 il “Journal of the American Medical Association” pubblicò la ricerca di Brandon Centerwall secondo la quale l’introduzione della televisione negli Stati Uniti intorno agli anni Cinquanta aveva provocato il raddoppio del tasso di omicidi.
Lo stesso San Pio da Pietrelcina, quando negli anni ’60 lo informarono che nelle case di San Giovanni Rotondo “era arrivata” la televisione, rispose che il diavolo stava per entrare nelle case. Parole profetiche! Ricordiamoci che cosa attualmente accade attorno a noi.
Il primo giugno del 1999 il presidente Bill Clinton affermò che i bambini statunitensi erano stati “nutriti” quotidianamente dalla televisione con una dose tossica di violenza e che trent’anni di studi avevano dimostrato quanto e come la TV avesse desensibilizzato i bambini alla violenza e alle sue conseguenze. Il Presidente statunitense aggiunse: “Adesso sappiamo che al momento in cui un tipico ragazzo americano raggiunge l’età di diciotto anni, ha visto 200 mila scene di violenza, 40 mila di omicidio … I ragazzi ne sono attratti…non deve stupire che metà dei videogiochi che finiscono nelle mani di un dodicenne siano violenti… Gli studi dimostrano che il confine tra la violenza di fantasia e quella reale, che è una linea molto chiara per la maggior parte degli adulti, può diventare molto confusa per bambini… per questo ho fatto pressione con forza sull’industria dell’intrattenimento perché consideri le conseguenze di quello che crea e del modo in cui lo reclamizza…“
Karl Popper si preoccupò dell’infanzia ma anche degli adulti e soprattutto si preoccupò della società, volendo egli affermare una società del diritto, una società civile. Egli si prefisse lo scopo di eliminare la violenza dalla vita sociale poiché riteneva che solo dall’assenza della violenza potessero nascere lo stato di diritto e il lungo cammino di civilizzazione e di rispetto di regole e patti senza i quali non ha senso parlare di libero mercato e di civiltà.
Nella TV, pur apprezzandone molti effetti positivi, Popper vide l’inganno della TV “cornucopia” attraverso cui sono stati favoriti l’edonismo di massa e le migrazioni di quei popoli che, esclusi dalla ricchezza e libertà occidentali, hanno sognato “la terra promessa”. Popper era scoraggiato dal fatto che i dirigenti televisivi decidessero di realizzare programmi noiosi, scadenti e osceni, piuttosto che attraenti programmi di valore.
Negli Stati Uniti dal 1950 ad oggi ci sono state migliaia di ricerche, dedicate agli effetti della violenza dei media sulla popolazione. La correlazione tra le due variabili, ossia l’esposizione alla violenza in TV e i comportamenti aggressivi nel breve e nel lungo periodo, è emersa con una chiarezza paragonabile a quella tra fumo e cancro al polmone.
In Italia gli effetti positivi dell’arrivo della televisione nelle case degli Italiani si ebbero con il Maestro Manzi e la sua trasmissione “Non è mai troppo tardi” con cui, possiamo scrivere, fu “alfabetizzato” il Paese. Era quello il tempo degli esordi, della “prima televisione”, i cui dirigenti, di indiscussa formazione cattolica, si preoccuparono di usare quel potente mezzo, la televisione, con finalità educative, didattiche, pedagogiche. I lettori, miei coetanei, ricorderanno certamente le miniserie televisive per adulti e per ragazzi: capolavori della letteratura, trasposti sullo schermo. Lì fu creato il legame fra l’intrattenimento, l’arte e la pedagogia.
Oggi invece la violenza è ormai una presenza fissa in televisione: violenza verbale, di immagini, di suoni. Eppure è stato scientificamente acclarato che la ripetitiva esposizione a immagini brutali o crudeli, in tv, su internet oppure nei videogame, può generare un disturbo mentale che rappresenta una variante moderna del disturbo post-traumatico da stress. La ripetitiva esposizione a immagini violente, in ogni forma di media format (dalla TV ai social, ai video games) porterebbe, secondo alcuni studi scientifici, a una forma di “postmodern stress disorder“ (una nuova categoria diagnostica, una variante moderna del disturbo post-traumatico da stress), che causa una sovra-stimolazione dell’amigdala (la nostra centrale operativa emotiva) e una riduzione della normale funzione inibitoria, regolatoria, della corteccia orbitofrontale cingolata (quella deputata alla comprensione delle emozioni). Si tratterebbe di microtraumi che produrrebbero effetti devastanti proprio come quelli di coloro che hanno vissuto il Vietnam e altre guerre. Un ulteriore elemento caratterizzante tale disturbo sembrerebbe essere lo sviluppo di idee fisse, quasi deliranti: credersi vittima di bullismo, perseguitato in qualche modo, oppresso, la ricerca smodata di una legittima autodifesa con armi, e cosa ancora più grave il cocktail esplosivo di alterazioni psico-biologiche, la perdita del controllo degli impulsi. Alcuni autori suggeriscono che siano queste caratteristiche a spiegare certi omicidi e suicidi altrimenti inspiegabili.
Dopo aver studiato l’attività cerebrale umana mentre si guarda la televisione, gli scienziati hanno potuto affermare che in appena un minuto il cervello passa da “onde beta” a “onde alfa”. Le “onde beta” si producono quando il cervello mantiene attive tutte le sue funzioni, mentre le “onde alfa” corrispondono ad uno stato di fantasia, simile all’ipnosi, in cui le operazioni logiche, la comprensione, la creatività e l’associazione vengono trattenute.
Ciò significa che nel momento in cui guardiamo la televisione, il nostro cervello funziona appena e, in tale stato, la coscienza è molto più manipolabile. I pubblicitari lo sanno molto bene e vedono nella televisione il loro principale mezzo di vendita. Sotto uno stato di quasi ipnosi, la gente è molto più influenzabile: la capacità critica è “addormentata”. Per questo desidera comprare di più, anche quando non ne ha bisogno. A lungo termine, la conseguenza principale è un deterioramento della capacità di attenzione. Il cervello si abitua ad una specie di letargo e per questo diviene più difficile focalizzare la mente su qualcosa.
La TV tuttavia non è sola nel delicato ruolo di “influencer” sulle menti di noi fruitori, adulti o giovani o piccoli. Ci sono i giornali, per non parlare dei cosiddetti “social” in cui tanta barbarie si legge! Tali media sono tutti partecipi dell’evoluzione/involuzione dei comportamenti sociali, e, se attraverso essi passano nuove forme di pensiero, allora ne consegue che i media sono corresponsabili dei mutamenti che si verificano in una società. Sono corresponsabili dell’imbarbarimento dei comportamenti sociali attuali.
Quando andavo a scuola e il professore di Lettere insegnava Dante Alighieri insisteva molto sul carattere didascalico, oltreché allegorico, delle sue opere, in particolare la “Divina Commedia”. L’Alighieri riteneva che compito delle Lettere fosse quello di “educare”, di “insegnare”.
“Insegnare” deriva da “ in signum”, ovvero “incidere, imprimere dei segni” (nella mente). Anche l’arte raffigurativa espletava tale compito. Nel Medioevo, quando l’analfabetismo era molto diffuso, l’arte raffigurativa svolse il compito di raffigurare scene di biblica memoria onde insegnare passaggi importanti dell’Antico e del Nuovo Testamento a persone che non sapevano leggere. Sempre Dante, per intraprendere il difficile viaggio “ché la diritta via era smarrita” …, ebbe bisogno della guida di più di un méntore: Virgilio, Santa Lucia, Beatrice …
Oggi il méntore, la guida di tutti noi è internet, dove non si sa chi si incontra e a quali rischi ci si espone!!! E se Dante Alighieri mirò e si innalzò al Divino, alle Stelle, oggi si punta all’Inferno, al baratro.
La mente umana funziona per tutti con gli stessi “processi mentali” e con le stesse funzioni cognitive. Ognuno di noi può sperimentare come, dopo il loro ascolto, “riecheggiano” nella nostra mente suoni, melodie, musiche anche a nostra insaputa. Così come certe immagini “allietano” la vista e il cuore oppure opprimono, tormentano, alimentando altre “visioni”, peggiori. E allora perché negare che immagini e suoni incidono e si imprimono nella nostra mente? Perché insistere a promuovere film, canzoni, shows, siti dove immagini e suoni tendono a “ledere” piuttosto che ad “edificare” la nostra psiche, le nostre funzioni cognitive?
I pontefici del primo Novecento conoscevano bene la potenza dei nuovi mezzi di comunicazione che a quel tempo si profilava all’orizzonte dell’umanità. Infatti già allora era ben chiaro che i nuovi mezzi tecnologici avrebbero esercitato un “potente influsso” sul modo di pensare e di agire degli individui e delle comunità … La Chiesa tuttavia accolse comunque e fin dall’inizio con entusiasmo le nuove tecnologie sebbene rimase “con materna ansia e vigilante sollecitudine” a proteggere da ogni pericolo i suoi figli, ormai avviati sulla strada del progresso.
Mi chiedo: allora perché i potenti, i politici, i governanti non sono riusciti a “limitare” le dannose scelte di registi, sceneggiatori, produttori etc..?
In ogni scelta che operiamo, tutto dipende dalle iniziali intenzioni; tutto dipende dall’uso (benevolo o malevolo) che si fa di un mezzo, di uno strumento.
Ad oggi non possiamo non constatare che la TV ha modificato il nostro rapporto con il tempo, ha cambiato i nostri passatempi, divenendo essa stessa strumento di svago. E poiché è un media, relativamente nuovo, ha influito sul clima culturale della società odierna, soprattutto di quella occidentale. Della TV si è fatto un cattivo uso (“perfida matrigna!”) soprattutto nell’ultimo trentennio del secolo scorso, quando la “follia delle immagini” (come ebbe a scrivere lo psichiatra Vittorino Andreoli nel suo saggio “Giovani” ), violente e oscene, ha rovinato la psiche di molti giovani e adulti diffondendo l’illusione di una vita da vivere secondo l’edonismo più pagano, osceno e disinibito, che ha distrutto i valori della civiltà storicamente da noi ereditata… I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
La “perfida matrigna”, ossia la TV cornucopia, non ha mantenuto “ciò che ha promesso allor” (scrisse Leopardi sulla natura e sulla giovinezza) e i suoi “fans”, ovvero i suoi fruitori, delusi dall’inganno, si ritrovano a dovere fare ora i conti con una realtà ostile, complessa, difficile da affrontare, che mal tollerano, che respingono con sentimenti e atti di ribellione e di insubordinazione che vanno ribollendo e già si manifestano attraverso condotte e costumi del tutto istintivi e primitivi.
Non temo di scrivere ed affermare che l’umanità attraverso l’influsso delle nuove tecnologie della comunicazione (male usate!!!) ha riscoperto la versione più primitiva ed arcaica di sé. La causa? Ciò che è stato propinato finora via cavo, attraverso l’etere e la carta stampata! Se un boccone avvelenato conduce il corpo alla morte, il “veleno”, “somministrato” finora dai media, sta causando la morte dell’anima, ovvero della psiche, dell’umanità, mentre le guerre che ci circondano ricordano all’uomo il desiderio catartico del dolore al fine di una rigenerazione.
Molti sono i giovani che vedono nella guerra il “reset” di un mondo che non piace, che è putrido, che ammorba.
Karl Popper: “Le fonti della conoscenza e dell’ignoranza”, Il Mulino, Bologna, 2000
Karl Popper e John Condry: “Cattiva maestra televisione”, Donzelli Editore, Roma 1996
Karl Popper: “La società aperta e i suoi nemici” , 2 voll., Armando, Roma,1973-74.
Vittorino Andreoli: “Giovani” , Rizzoli editore, Milano 1997
Enciclica “Miranda Prorsus” – “La meravigliosa invenzione” – trentottesima enciclica di Papa Pio X