Lavori su Corso Umberto
Opportunità o castigo per la nostra Città
Nel tratto centrale di Corso Umberto, nei prossimi mesi, verrà realizzata una pista ciclabile che partirà dal Cormorano e a arriverà in Viale Europa.
L’Opera sarà finanziata con i fondi del PNRR, quindi, nostro debito vincolato da burocrati stranieri.
Con questa modalità, quasi tutti i comuni italiani hanno “abboccato” al PNRR che offre risorse da destinare in asfalto in cambio di piste ciclabili perché, spesso, questo è l’unico modo che resta alle amministrazioni locali, per recuperare strade e marciapiedi in degrado.
Sia bene inteso che le piste ciclabili sono, oggi più di ieri, importanti vie di comunicazione ma non possono essere realizzate ovunque, solo per intercettare finanziamenti, senza essere prima inserite in un piano della mobilità sostenibile a sua volta integrato in un piano urbano del traffico (ovviamente entrambi mancanti a Montesilvano).
Con questa doverosa premessa, cerchiamo di affrontare la questione che ci riguarda.
Il progetto di Corso Umberto è stato venduto come proposta di riqualificazione voluta dai commercianti e questo, in parte corrisponde a verità. L’architetto Marco Volpe, gratuitamente, nel 2020 aveva lavorato a una idea di riqualificazione su invito della Confesercenti realizzando un progetto di massima che poteva sembrare, in quella prima fase, piuttosto interessante.
Successivamente, con il concretizzarsi dei finanziamenti, giustamente, l’idea è stata sposata dall’amministrazione comunale e trasformata in esecutivo per i lavori, con l’avallo di alcuni commercianti che in quel primo momento, con superficialità, non hanno avuto nulla da obiettare.
Con il passare dei mesi, il sentore che l’opera potesse realmente realizzarsi, altri colleghi del settore, inizialmente assenti nel dibattito, nell’osservare il progetto, hanno fatto emergere delle criticità importanti, tali da doverne richiedere una rivisitazione strutturale, perché nel tratto centrale, risulta inadatto al contesto urbano in cui si inserisce.
Nel concreto, esso prevede una doppia corsia ciclabile rialzata a livello strada e marciapiede sul lato mare dal Cormorano alla stazione, mentre sul lato monti fino a Viale Europa. Questa soluzione è corretta per il primo tratto ma assolutamente inadeguata per il secondo perché, oltre a creare un pericolo nell’attraversamento dei pedoni, così come accade nel lungomare, mette fuori asse verso il marciapiede lato mare la circolazione veicolare. In tal modo si avrebbe il transito di 26000 auto al giorno a due metri dalle porte dei negozi, senza più il cuscinetto di sicurezza rappresentato dalle auto in sosta.
Questa situazione che vedrebbe un marciapiede lato monti in alcuni tratti largo anche 10 metri e uno lato mare anche meno di due, potrebbe essere equilibrata sdoppiando la pista ciclabile, soluzione già adottata in altre città, inserendo una corsia per ogni lato del marciapiede. Così facendo, si agevolerebbe l’attraversamento pedonale perché le bici avrebbero lo stesso senso di marcia delle auto e si creerebbe un asse stradale centrato, con un cuscinetto rappresentato dalla pista e dai cordoli in entrambi i marciapiedi.
Oltretutto, questa soluzione, unita allo spostamento della fermata dell’autobus lato mare nei pressi di via Antonelli e la modifica a senso unico ad entrare in via Michetti, consentirebbe di creare circa 57 posti auto così distribuiti: 15 nel tratto Caripe ex Banco di Napoli, 11/12 primo tratto di via Michetti, 30 circa nel parcheggio ex Fea, con un percorso guidato che consentirebbe di entrare da Viale Europa e Corso Umberto e di uscire da via Boccaccio, per andare in direzione nord su Corso Umberto, o da Viale Europa per tutte le altre direzioni.
Un’altra grande criticità rilevata, è l’assenza di posti auto che penalizzerebbe attività commerciali, uffici, ambulatori medici e residenti, che oltre a trovarsi senza posti auto, sarebbero impossibilitati ad eseguire anche una semplice operazione di carico e scarico veloce.
Le soluzioni che abbiamo trovato nei pressi delle Poste Centrali, nel retro della Stazione Centrale, in via Roma, sopra la stazione oltre i binari del Museo del Treno, nell’ex Fea, purtroppo, nella maggior parte dei casi – ci è stato detto – che non saranno disponibili prima dell’inizio dei lavori. Pertanto la questione “assenza posti auto” costituisce e resta un problema a cui chiediamo di trovare una soluzione.
Prima dell’inizio dei lavori, andrebbe rivista la normativa sulle insegne pubblicitarie che non includono Corso Umberto nell’area di pregio centrale. Gran parte dei cartelli stradali sono abusivi o fuori norma e andranno rimossi ma, senza questo atto normativo, verrebbero riposizionati, riconsegnando l’area al degrado visivo, nel giro di poco tempo.
Un altro grande problema è rappresentato dal traffico pesante dei mezzi a 7,5 t che attualmente dalle 6 alle 20, dall’asse attrezzato direzione nord, viene deviato su Corso Umberto. Questi mezzi andrebbero dirottati nella variante alla Ss 16 rappresentata dalla galleria I Pianacci, opportunamente adeguata e resa maggiormente sicura. Ovviamente, anche per il traffico dei mezzi di 3,5 t, va trovato un percorso alternativo prima della realizzazione dei lavori.
Queste criticità strutturali che abbiamo rilevato si sommano all’atavica incapacità della politica, di cogliere la “vocazione” del territorio e svilupparne le potenzialità: non è un caso che Montesilvano non abbia un centro che andrebbe strutturato a sud a partire da via Ruffilli fino all’incrocio con via Aldo Moro a nord per questo motivo non ha senso far partire i lavori in via Gandhi e terminarli in Viale Europa producendo un’opera monca. Occorre fare uno sforzo e, già da subito, allacciare la pista ciclabile a nord con quelle del lungomare (bike to coast) e di via Cavallotti, che si interrompe alla rotatoria di Olimpic, e arrivare fino a via Ruffilli a sud, così da collegare al centro tutte le infrastrutture ciclopedonali della città. Le risorse potrebbero essere recuperate semplicemente abbandonando l’idea di elevare la quota stradale al pari del marciapiede così si avrebbe maggiore sicurezza, minori costi e nessun rischio di allagamenti dei locali al piano terra e seminterrato. Si potrebbero rialzare solo gli attraversamenti pedonali principali, così da aumentare ulteriormente la sicurezza sulle strisce.
Questi interventi sono stati già “ragionati” con gli amministratori perché la riqualificazione di un’area è un percorso lungo e complesso, che non si conclude con la realizzazione di una pista ciclabile ma necessita di un disegno organico, composto da una miriade di articolazioni. I progetti estemporanei, così com’è accaduto in via d’Annunzio o in via Roma, portano a chiusure e fallimenti, con il conseguente degrado che accompagna i luoghi abbandonati dal commercio. Per questo motivo, consapevoli delle conseguenze sopraindicate, in assenza di modifiche sostanziali e realizzazione di opere accessorie indispensabili, occorre essere pronti a far valere i propri diritti in ogni sede, comprese quelle legali se inevitabili.
Richiamiamo tutti i “decisori” politici e dirigenti coinvolti in questo progetto, a valutare le richieste con la massima diligenza, senza pregiudizi o convenienze di bottega perché si stanno decidendo azioni che incidono nella “carne viva” di centinai di famiglie che, in questo importante asse viario, hanno investito le proprie vite, i propri sogni, le proprie speranze, oltre che svariati milioni di euro.