Lettere al Direttore
Lungomare pericoloso
Ricevuta via mail il 1° luglio 2023 da Domenico Greif
Buongiorno Direttore e complimenti per il suo giornale, stamattina con tanta tristezza ho appreso che il giovane di soli 19 anni è morto dopo l’incidente in scooter sul lungomare di Pescara.
Nonostante la pericolosità del lungomare di Montesilvano e di Pescara, nonostante i tanti incidenti anche mortali nessuno si degna di intervenire.
Diversi comuni del teramano hanno deciso di abbassare il limite di velocità a 30 km/h sul lungomare una decisione davvero intelligente, soprattutto in estate sono in tanti ad attraversare la strada per andare al mare.
Ho provato a scrivere al Comune per chiedere la possibilità di abbassare il limite di velocità sul lungomare di Montesilvano spiegando anche i motivi quali:
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attraversamenti pedonali non illuminati di notte (gli attraversamenti pedonali illuminati li trova dal trentino in su e sono utilissimi, il Sindaco li avrà visti mai??? Di notte sul lungomare a 50 km/h magari con la pioggia l’automobilista il pedone lo vede all’ultimo istante, sempre che lo veda;
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attraversamenti pedonali con scarsa visibilità causa siepi, palme, cassonetti dell’immondizia posizionati male, parcheggi auto e moto che limitano sempre la visibilità;
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attraversamenti con strisce quasi inesistenti (tutte scolorite) e posizionate male in mezzo agli incroci;
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ciclabile che viaggia a fianco alla strada;
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fermate dell’autobus posizionate tra la strada e la ciclabile (uno scandalo).
Cosa dire Sig. Direttore, attraversare la strada, uscire dagli incroci sul lungomare è davvero pericoloso, considerando che il Sindaco, l’assessore al turismo ecc…. ci dicono sempre che Montesilvano è una città turistica poi si lamentano che gli stranieri e quelli del nord sono pochi.
Non c’è niente da lamentarsi, purtroppo questa città è tenuta da male (immondizia ovunque, marciapiedi inesistenti, rotti e con buche, strade piene di buche, barriere architettoniche, cassonetti dell’immondizia sporchi e puzzolenti, escrementi di cane ovunque, ciclabili inesistenti a parte il lungomare, parchi giochi non curati.
Diciamo anche che per alcune cose il Comune neanche ha colpa, dipende anche dalla nostra civiltà o inciviltà.
PS: nelle ore di minor traffico (ora di pranzo per esempio molti automobilisti viaggiano sul lungomare e non solo (V.le Europa) anche a 80/100 km/h indisturbati…sottolineo questa parola.
Buon Week-End, mi auguro che Lei dedica uno spazio sul giornale il sorpasso riguardo ai limiti di velocità sul lungomare, magari anche V.LE Europa ne avrebbe bisogno (sono da 30 km/h)
Gentilissimo Domenico,
la ringrazio della analisi dettagliata dei rischi, delle carenze da colmare per poter affermare senza facile smentita di essere turisticamente attrattivi, e soprattutto della proposta da noi ripetutamente offerta agli amministratori e al Comando di Polizia Municipale che ha il diritto di proporla al proprietario della strada e, ai sensi del Codice della strada, ha il diritto di fissare un limite di velocità inferiore a 50 kmh.
Nel Codice, tra le principali condizioni per le quali è necessario valutare l’opportunità di abbassare il limite di 50 km/h, è riportato il movimento pedonale intenso.
È evidente come il lungomare della Nuova Pescara – preferisco immaginare già realtà quanto scelto liberamente dai cittadini – in estate, e non solo, ricada in questa fattispecie. Questo è il motivo per il quale molti Comuni della fascia costiera hanno scelto l’abbassamento del limite di velocità a 30 kmh.
Inutile ricordare che tutti gli amministratori degli ultimi 30 anni, al netto degli sterili annunci, non hanno voluto adottare il Piano Urbano del Traffico, come richiesto dal Decreto Legislativo 285/92 e oggi dal Nuovo Codice della Strada, non comprendendo quanto esso, se correttamente redatto con una seria analisi dei flussi, possa aiutare gli amministratori nell’applicazione di regole utili alla comunità.
Inutile ricordare gli innumerevoli provvedimenti puntuali, a volte tra loro contraddittori, che si sono stratificati senza prendere in considerazione il quadro di insieme, ingenerando contestazioni e non accettazione da parte degli utenti. Tra gli ultimi la direzione di marcia ballerina di viale Abruzzo (in estate dal mare verso l’interno e d’inverno al contrario!), e via Lazio e via Chieti che non formano un anello con il lungomare.
Limitare la velocità sul lungomare, almeno d’estate – ma lo ritengo utile anche d’inverno poiché la visibilità rimane scarsa e gli attraversamenti pedonali sono continui – porterebbe il beneficio di sfavorire il lungomare come via di attraversamento preferenziale con i mezzi a motore per i percorsi nord sud nella Nuova Pescara, favorendo l’utilizzo di mezzi alternativi.
Il suggerimento del controllo diffuso della velocità sul lungomare è un ulteriore intervento che può migliorare la sicurezza e va prioritariamente attuato, atteso che siano installate su quasi tutti gli impianti semaforici cittadini le telecamere, con l’obiettivo dichiarato di aumentare la sicurezza. Se non si controlla la velocità sulle strade per evitare ripetuti incidenti mortali, come è possibile accettare le telecamere ai semafori dove di eventi funesti non se ne ha ricordo a memoria d’uomo?
Comunque, è importante sottolineare di nuovo quanto l’incolumità dei fratelli e delle sorelle, che circolano sulle strade della città, deve avere priorità massima e se solo una delle vite spezzate fosse stata salvata dalla riduzione della velocità a 30 kmh, il provvedimento sarebbe da attuare domani stesso.
Statisti, Santi, Criminali e innumerevoli ragazzi ammazzati
Ricevuta via mail il 28 giugno 2023 da Francesco Squillante, Subbiano (Arezzo)
Il pendolo delle valutazioni politiche, militari, strategiche, e chi più ne ha più ne metta, sulla guerra attuale in Ucraina e in generale su tutte le grandi guerre, oscilla di continuo fra dotte valutazioni sulla personalità di questo o quel protagonista, su chi è dalla parte dei buoni e del bene e chi ha lo stigma del male.
Spesso i giudizi sugli uni e sugli altri sono intercambiabili, a seconda di chi li esprime e della fazione di cui ciascuno fa o si sente parte.
Purtroppo io credo che nella storia il bene e il male, la santità e la malvagità non siano facilmente attribuibili in modo chiaro e semplice a nessuno. Chiunque abbia voluto gestire il potere ha dovuto fare scelte che, come conseguenza, comportano lutti e sofferenze ai propri simili. Da Alessandro Magno a Giulio Cesare, da Napoleone Bonaparte a Winston Churchill, da Harry Truman a Vladimir Putin, tutti senza eccezione hanno preso decisioni fatali e conseguentemente determinato sofferenze e dolore.
Nessuno di costoro per proprio intimo ruolo ha potuto mettere al centro del proprio pensiero la Persona Umana intesa come centro di riferimento di ogni valore e valutazione. Tutti hanno fatto valutazioni di potenza e strategia in cui il valore delle vite umane viene misurato e posto sotto la lente di altri valori ritenuti più importanti, quali la ragion di stato, la nazione, l’economia, l’onore e la gloria o la vendetta e persino la propria idea di giustizia sociale. Cosa pensano i grandi condottieri dei loro uomini e delle loro vittime? Cosa pensava Truman prima di fare sganciare due bombe atomiche su persone ignare e inermi?
Cosa ha pensato Putin prima di scatenare la sua operazione speciale e dopo, una volta constatato che la guerra sarebbe stata lunga e dolorosa, come è sceso a patti con il pensiero del fiume di sangue di cui si sarebbe reso quanto meno corresponsabile proseguendo le ostilità?
Questi sono dilemmi che valgono anche per chi si difende da una aggressione e pure per chi con i propri atti ha creato il brodo di coltura che ha contribuito a provocarla. Non esistono i santi e i criminali tout court fra gli uomini e le donne di Stato, chi crede di ravvisare in chiunque di loro gli stigmi della grazia di Dio o quelli opposti del male, si muove su di un piano completamente sbagliato.
Ciascuno di loro promuove a suo modo la cultura della guerra, il circuito degli armamenti, l’allargamento del proprio potere e delle proprie alleanze, la propria volontà di potenza e, in ultima analisi odio, rabbia e morte.
Non abbiamo sul campo Gesù, San Francesco, Santa Chiara e Santa Rita, Siddharta, Gandhi o Martin Luther King! Abbiamo una serie di personaggi che vogliono tutti mantenere o allargare il proprio potere, i propri commerci, la propria potenza, il proprio ego. Sull’altro versante abbiamo il dolore, lo strazio, le lacrime che arano ancora una volta i campi di battaglia di Europa di inutili sofferenze, di inutili perdite inestimabili di vita e di futuro, senza che ancora una volta nessuno sia in grado di raddrizzare il legno storto dell’umanità! E non saranno certo né Putin, né Zelensky, né Prigozhin, né Biden, né Sunak, né Xi Jin Ping a farlo. Costoro porteranno solo altri lutti e sofferenze ciascuno per la propria quota di responsabilità.
Solo una rivoluzione mondiale spirituale creatrice di un anatema definitivo e inappellabile sulla guerra e la violenza bruta come risoluzione delle controversie potrebbe portare un vero cambiamento, ma questo è un sogno lungi dal realizzarsi se mai pure potrà anche solo palesarsi in fioca lontananza!
Gentilissimo Francesco,
la ringrazio per la sua puntuale e originale riflessione sul contesto che ci circonda con un largo sguardo sui personaggi della geopolitica tentando di non farsi influenzare dalle letture dominanti. Sono sostanzialmente d’accordo con lei nel non individuare nel rispetto delle necessità individuali dei popoli la motivazione che spinge i leader a non scatenare un conflitto. Nel caso in analisi, il conflitto che ha fatto ripiombare l’Europa in una condizione di guerra oramai quasi dimenticata, essendo trascorsi 77 anni dal termine del precedente conflitto, è partito con la motivazione dell’evitare il rischio della messa in discussione del modello di governo non propriamente democratico della Russia. Il tiranno russo, non saprei come definirlo altrimenti, ha identificato come inaccettabile il rischio che gli ucraini, culturalmente più che fratelli dei russi, sperimentassero il sistema democratico tipico europeo dimostrandone nei fatti la sua migliore efficacia. Se gli ucraini, in tutto e per tutto simili ai russi, avessero dimostrato essere adeguati a un rinnovamento della leadership tipico delle democrazie occidentali, come avrebbe potuto evitare che i russi anelassero al medesimo sistema di governo? Come avrebbe potuto ancora perpetrare nella sostanza la tirannia attraverso l’eliminazione fisica degli oppositori e il finanziamento dei fiancheggiatori costruendo una sorta di mafia di stato se i fratelli ucraini si fossero affrancati con successo da questo modello?
Alla luce di questa lettura, il tiranno non aveva via d’uscita se non quella di far morire sul nascere l’anelito di democrazia del popolo ucraino “inquinato” dal modello dei vicini polacchi, ungheresi, slovacchi, romeni e moldavi anch’essi, come gli ucraini, con status di paese candidato all’adesione all’Unione Europea.
Questo rischio di perdere il potere e il modello di governo poteva essere accettato a scapito della vita di migliaia di uomini e donne?
Assolutamente sì, perché il risultato della scelta effettuata porterà alla perdita certa di migliaia di vite umane, alla inevitabile perdita della sua leadership e al collasso del sistema di governo costruito dallo stesso.