Filoteo Di Renzo, il pittore abruzzese cresciuto in Argentina
Filoteo Di Renzo nacque a Casalincontrada, in provincia di Chieti, il 13 marzo 1903 da Antonio ed Anna Fedela Troiani, entrambi contadini, che nel febbraio del 1902 si erano sposati nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano Protomartire.
La grave crisi economica e sociale degli inizi del Novecento costrinse molti abruzzesi e soprattutto molti contadini di Casalincontrada ad emigrare verso gli Stati Uniti d’America.
Per sfuggire alla miseria e sperando di costruirsi un futuro migliore nel 1906 pure la famiglia Di Renzo abbandonò il paese natio, ma diversamente da quanto aveva fatto la maggior parte dei compaesani, partì alla volta dell’Argentina, fissando la propria dimora a Entre Ríos (Bahía Blanca).
Gli anni che seguirono in questa terra straniera furono alquanto incerti e difficili ma a poco a poco le condizioni di vita cambiarono in meglio ed al piccolo Filoteo si aggiunsero anno dopo anno altri fratelli e sorelle.
Ma un crudele destino volle che i ragazzi rimanessero improvvisamente orfani di entrambi i genitori.
Per far fronte alla penuria di mezzi e per prendersi cura dei fratelli più piccoli il primogenito Filoteo, appena dodicenne, fu costretto ad accettare ed a svolgere i più svariati mestieri.
L’attività lavorativa non gli impedì tuttavia di continuare a coltivare segretamente la passione per la pittura e, da “autodidatta”, si prestò anche a fare l’imbianchino ed a dipingere quando gli si presentava l’occasione.
Un giorno ebbe un colpo di fortuna. Un’anziana signora, che aveva sentito parlare della sua bravura nel dipingere, gli commissionò un importante lavoro all’interno della sua abitazione.
La donna fu entusiasta dell’opera realizzata ed essendosi resa conto dello stato di povertà dell’artista decise di aiutarlo facendo mettere, a proprie spese, i fratelli in un istituto.
Questo permise a Filoteo di dedicarsi liberamente a tempo pieno alla “sua” pittura ottenendo una continua crescente attenzione da parte dell’opinione pubblica.
Il suo carattere un po’ anarchico schivo e diretto lo portò a farsi molti nemici tra i critici d’arte ed egli dava poca importanza ai loro giudizi poco favorevoli e così reagiva: “Vado per la mia strada. Dipingo non per i critici ma per la gente”.
Era abilissimo nel raffigurare con colori ad olio e vernici, sia su tela che su tavola, persone, immagini sacre, sobborghi, fabbriche e scorci del tipico paesaggio bahiense. Il suo “realismo” piaceva molto ed addirittura appassionava i suoi estimatori.
Ma in lui covava uno spirito evidentemente diverso per cui ad un certo punto decise di abbracciare l’astrattismo e ci si dedicò così tanto da creare un vero e proprio movimento artistico chiamato “Grupo Austral”, del quale fecero parte anche Ubaldo Tognetti, Manuel Falzoni, Horacio Mercanti ed Alejandro Costa.
Numerosi giovani artisti si avvicinarono a questa scuola arricchendo la propria formazione pittorica.
Con l’intento di ricostruire la storia delle arti a Bahía Blanca, Filoteo scrisse gli Appunti sull’arte locale “Apuntes sobre el arte local”, che furono pubblicati nel 1965, in tre uscite, sulla rivista “Museo” e sui quaderni dell’Unione Panamericana di Washington.
Per le sue idee e il suo modernismo, per i quali rischiò persino di essere espulso dall’Argentina, Di Renzo s’impose sempre più e divenne un ineludibile punto di riferimento e di orientamento nel campo artistico.
Abbandonata definitivamente quella sua forma d’arte, che la critica aveva definito “geometria mistica”, quasi a ricordare la povertà della fanciullezza dedicò gli ultimi anni della sua vita a ritrarre i quartieri più umili della città di adozione ed i caratteristici “cangrejales”.
La sua ultima mostra individuale, dopo un periodo di silenzio, fu quella del 1974, anno in cui espose alla “Galería Apia” di Bahía Blanca.
L’anno seguente, fiaccato da dolorose vicende familiari, si tolse la vita con un colpo di pistola.
La tragica notizia venne riportata da tutti i giornali, che lo ricordarono così: “Era uno dei nostri più importanti pittori, un uomo di grande cultura, con una smisurata conoscenza della storia dell’arte”.
La sua biblioteca privata lasciata alla comunità di Bahia Blanca contava più di 1000 volumi e oltre 2000 riviste in diverse lingue.
Tra le sue numerose opere spiccano “Arroyo Maldonado”, con la quale partecipò nel 1931 alla prima Mostra d’Arte di Bahía Blanca, “Otoño”, “El puente Entre Ríos”, “Gethsemani” (1960), “Equilibrio” (1961), “Corona de Espinas” (1966) e “Amanacer sobre el muro” (1970), che sono esposte nella Biblioteca Bernardino Rivadavia di Bahía Blanca e nel Museo d’Arte Contemporanea (MAC).
A questo pittore abruzzese, affermatosi in Argentina, la comunità di Bahía Blanca ha voluto intitolare una strada; altrettanto ha fatto la capitale Buenos Aires, che gli ha dedicato il tratto viario situato accanto ad Aldea Romana.