Elezioni

di Pasquale Sofi

Nel settentrione d’Italia, anche se la mia esperienza è circoscritta alla sola Lombardia, si è soliti usare nei necrologi, sotto al nome e al cognome del de cuius, il soprannome: ad esempio: Pinco Pallino e sotto Rock (Roccia), oppure Ofelè (Biscotto), Tignola, Negher etc.…

Sembra che la stessa abitudine la si debba trasferire ai politici: scrivere addirittura il soprannome sulla scheda elettorale per indicare i candidati prescelti. È stata la stessa premier Giorgia Meloni, nell’annunciare a Pescara la sua scontata candidatura alle prossime europee, a incitare a scrivere sulla scheda, in maniera confidenziale, soltanto Giorgia. Potrebbe seguirne l’esempio anche Roberto Vannacci della Lega, meglio noto come Generale, anche in virtù dell’ennesima gaffe del PD che ne ha fatto crescere la fama, grazie ad un meme che l’astuto militare ha ribaltato a suo favore.

Tuttavia c’è un’enorme differenza: mentre le trovate della Meloni sembrano destinate ad avere successo, a non azzeccarne una è il centrosinistra privo di un progetto politico concreto. La Schlein – nome che non riferisce a un paesino altoatesino ma della leader del PD e c’è da chiedersi dove l’abbiano pescata – non sa fare altro che scimmiottare il pentastellato Conte, che, furbo e mutabile come un polipo, sta cercando di sottrarre sempre più voti a quella che era stata per Occhetto la giocosa armata.

Tornando alla Meloni, suppongo che memore dell’esperienza della “Bestia” leghista dello spin doctor Luca Morisi, che tanto successo aveva portato a Salvini, si sia affidata all’intelligenza artificiale della quale sta subendo il fascino. L’Italia, infatti, è il primo e unico paese al mondo che ha cercato di dare una regolamentazione alla A.I. e al prossimo G7 di giugno, a guida italiana incentrato su tale argomento, è stato invitato dalla Premier nientemeno che Papa Francesco. I precedenti rapporti tra scienza e religione, in un paese in cui la scienza crea più diffidenza che fiducia (no vax docent), non sono incoraggianti e riportano alla memoria le vicissitudini di Galileo Galilei sanate dopo più di 300 anni da Papa Giovanni Paolo II.

Adesso incombono le elezioni europee che a Montesilvano coincidono con quelle amministrative. Saremo quindi sommersi da immotivate enfasi propagandistiche (ormai quotidiane per chi segue Telemeloni) dei partiti della maggioranza che non parlano della mancata crescita del paese, con la qualità dei salari decisamente bassa, malgrado il profluvio di risorse economiche riversato alle imprese. Così i neo laureati del nord vanno all’estero alla ricerca di remunerazioni più dignitose e sono rimpiazzati da quelli del sud sempre più affamati di lavoro. Si procede a colpi di slogan, sceneggiate ad effetto e bonus utilizzati come marchette elettorali; ma un piano di sviluppo, tale da produrre lavoro dove non esiste, è assente da sempre e continua ad esserlo. Gli sgravi contributivi per assumere i giovani under 35 al Sud sono inutili perché non esiste lavoro (tra quattro anni i 2,5 mld, oggi all’uopo stanziati, scompariranno nei meandri del bilancio e si dirà che non sono stati spesi per incapacità) e inoltre il sistema degli incentivi alle assunzioni è talmente condizionante da risultare di difficile applicazione. Allo stesso tempo si tace sul debito che cresce: dal tendenziale 4,3 abbiamo sforato il 7,4, senza che la maggioranza la smetta di propagandare il bengodi.

L’unico politico credibile, perché realista per la forza dei numeri del bilancio e non millantatore come i suoi colleghi del centrodestra, è il Ministro Giorgetti, probabilmente anche l’unico vero e autentico oppositore del 110. Chi sta all’opposizione è silente sull’argomento (l’eccezione sarebbe Conte, ma è difficilissimo trovare un’altra faccia tosta della sua portata capace di difendere l’indifendibile decreto) mentre gli altri della maggioranza a turno, approfittando dell’alibi M5stelle, hanno cercato di ricavarne utili elettorali infilando nei vari decreti postille di eccezioni. Lo stesso Marsilio ne ha chiesto una proroga per il 2024 per la zona del cratere. A proposito di Marsilio, costui ancora ringrazia il centrosinistra per avergli permesso di confermarsi Governatore. In questo caso la colpa è da accreditare soprattutto ai leader della sinistra locale, i quali avrebbero dovuto spiegare chiaramente e molto dettagliatamente sia il meccanismo che le conseguenze nefaste per l’Abruzzo (come per tutte quelle regioni a residuo fiscale negativo), dovute all’approvazione dell’autonomia regionale differenziata; un tempo rifiutata dallo stesso Berlusconi alla Lombardia e al Veneto, ma oggi avallata dalla Meloni e da Taiani (non due padani doc ma due romani: quando si dice la forza degli interessi…). Ovviamente i grossi partiti italiani, avendo un elettorato distribuito su tutto il territorio nazionale sull’argomento non si sono pronunciati, delegando l’incombenza ai leaders locali. Né l’opposizione a Marsilio ha proposto, in una regione che si affaccia sul mare, la conferma e l’applicazione della Bolkenstein per i balneatori, che in pochi mesi e con poche spese riescono ad accumulare un reddito annuale importante, ma si è fermata alle liste di attesa sanitarie che non sono un problema esclusivo degli abruzzesi, ma del popolo italiano tutto.

L’ultimo regalo fatto dal PD locale al centrodestra, a parere di chi scrive, è stato quello di dare via libera alla sterile candidatura di Costantini quale candidato sindaco di Pescara. Sulle elezioni amministrative di Montesilvano, infine, meglio stendere un velo pietoso per una città che ha i politici che si merita. I cittadini, infatti, scelgono, ormai da anni, di votare per il candidato a cui possono tirare la giacchetta per ottenere favori e non per chi è capace di fare il bene comune della comunità: un candidato onesto e capace in questa città non sarebbe votato da nessuno o quasi. Tra poco più di un anno e mezzo dovremmo avere la città cambiata in meglio in virtù dei finanziamenti del Pnrr; certamente avremo più debiti da restituire che infrastrutture utili a migliorare la qualità della vita dei cittadini. Non vedremo certamente periferie più vivibili con strade e servizi degni di questo nome, nessun bacino di laminazione per allontanare Montesilvano dal timore di vedersi le case ancora allagate, stavolta per i mutamenti climatici, nessuna azione per migliorare la viabilità, il PUT continua ad essere assente come il Bilancio arboreo, di nuove strade nemmeno a parlarne, solo la presa per i fondelli con il rifacimento del manto stradale. Si vorrebbe la bandiera blu per la spiaggia, cercando di nascondere o mimetizzarne le criticità (non viene ripulito il collettore che attraversa tutto il lungomare sotto il marciapiede lato mare) ma non si procede a creare una cultura del rispetto ambientale né una coscienza e un senso civico.

Ma le elezioni che potrebbero incidere favorevolmente sul nostro futuro sono quelle europee di cui si sente, almeno a Montesilvano, parlare pochissimo; gli stessi candidati al palazzo di Piazza Diaz non ne fanno alcun cenno. La destra, silente, confida sulle elezioni congiunte con quelle amministrative confidando di riportare in Europa gli stessi esiti delle comunali, mentre la solita monotona Telemeloni, per voce dell’ex attrice Elisabetta Gardini, vorrebbe trasferire in Europa quelli che per lei sono i trionfi (purtroppo è male informata) della Meloni. Sarebbe bene far riflettere i cittadini sulle prospettive che aleggiano sui cieli dell’Europa. Innanzitutto si vota con il sistema proporzionale e pertanto i partiti andranno ciascuno per proprio conto per trovare eventuali accordi di governo successivi; ad es. ogni partito della dx italiana si troverà a scegliere la compagnia con cui governare di compagini affini quali quelle dell’estrema dx del partito spagnolo Vox, o peggio di quello tedesco Afd, oppure dal “Rassemblement” di Marine Le Pen tanto caro alla Lega di Salvini. Con questi, per adesso, fa l’elastico la Meloni che potrebbe portare in dote i conservatori con in testa il gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Rep. Ceca e Slovacchia) nella speranza che la Von Der Leyen (se confermata alla leadership dal PPE, cui appartiene FI di Taiani), non riesca a formare una maggioranza con i socialisti. In tal caso a osteggiare un simile governo potrebbe essere proprio Taiani; che accetterebbe un governo con i conservatori e i liberali ma senza gli estremisti di Vox e Afd.. Provate ad immaginare un’Europa con la Meloni e Taiani in compagnia di Orban e della Polonia di Duda e Tusk, con la Van De Leyen alla guida! Avremmo solo dilettanti allo sbaraglio nelle fauci di furbastri come i leaders di Ungheria e Polonia con idee tutt’altro che edificanti sia per l’Italia che per l’Occidente. Molto meglio avere a che fare con un’alleanza popolari socialisti che, con una guida diversa e più energica della Von Der Lyen, potrebbe dare una scossa decisiva al continente, magari con una guida italiana, utile a conseguire quelle finalità auspicate dai più ma di difficile realizzazione come l’unità politica europea, o la difesa comune. Il sogno Draghi metterebbe d’accordo non tanto gli italiani quanto i vertici europei tutti. Ma non certamente con Giorgia, che l’Europa la vedrà solo con il binocolo perché sempre più indaffarata su come manipolare per imbrigliare le faccende nazionali. Inoltre, il suo gruppo è portatore di un’ideologia contraria a fare dell’Europa uno Stato o una federazione di Stati capace di uno stesso sentire, fondamentale per proporsi nello scacchiere mondiale in grado di porsi sugli stessi standard competitivi del livello di USA e Cina, nonché degli altri paesi del Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica…). La posizione della destra in Europa è succedanea a quella che disegnano le leggi nazionali (come ha dimostrato la Polonia di recente), mentre l’interesse prioritario rimane circoscritto al respingimento dell’immigrazione clandestina. A tal proposito è bene segnalare che in Italia l’immigrazione è clandestina perché non esiste una immigrazione regolare per i condizionamenti esagerati delle norme che ne impediscono l’applicazione. Sull’argomento poi sarebbe bene, a scanso di equivoci, chiarire alcuni punti. Il linguaggio usato serve solo ad addolcire il fenomeno (traffico di esseri umani, come usavano al tempo dei negrieri), ma non lo descrive mai per quello che è realmente. Si continua ad enfatizzare la costruzione, a nostre spese, di un sito in Albania, dove verranno collocati (come succede nei campi in Libia per quei disgraziati desiderosi di attraversare il canale di Sicilia), i migranti in attesa di rimpatrio, visto che il nord si rifiuta di ospitarli. In entrambi i casi il termine più appropriato è RAZZISMO. Certamente il fenomeno dell’immigrazione va affrontato con una visione geopolitica più ampia e costruttiva, ma occorre che ci poniamo tutti una domanda: è da condannare maggiormente colui che fugge dalla fame alla ricerca di un domani migliore, mettendo a repentaglio la sua vita e magari quella dei suoi cari, o chi costringe questa povera gente a delinquere per sopravvivere?

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