IL GIOCO DELLE TRE CARTE

di Pasquale Sofi

Dopo aver rinnegato la quasi totalità delle promesse elettorali, la Presidente Meloni si trova adesso costretta a pagare la cambiale, come scrissi a suo tempo, firmata qualche mese prima delle ultime elezioni con gli elettori del nord (soprattutto gruppi di interesse confindustriali e C.), portando in parlamento l’Autonomia Regionale Differenziata cara in particolare alla Lega. E quasi fosse un voto di scambio, l’autonomia viene accompagnata dal cosiddetto premierato, che sarebbe in contraddizione con l’autonomia, ma è il prezzo da pagare per consolidare il potere.

L’elezione diretta del Presidente del Consiglio, da sempre pallino di Fratelli d’Italia, porterebbe a due obiettivi, accantonando le banali fisime di parte: eliminerebbe i ribaltoni e i senatori a vita. In verità, non si capisce per quale motivo personaggi che hanno dato e danno lustro all’Italia non possano essere insigniti di una carica elettiva che permetterebbe loro di portare in un contesto per lo più ingessato da opinioni di parte, un contributo intellettuale (ahimè, oggi particolarmente carente sugli scranni del parlamento), modulato da un vissuto illuminato nel mondo reale e riconosciuto da tutti. Un archistar come Renzo Piano oppure uno scienziato come Carlo Rubbia quali danni possono arrecare a un senato sempre più povero di menti brillanti. Certamente, se si fosse trattato di generali dell’Esercito o della Polizia di Stato (gente che notoriamente vota a destra) non credo ci sarebbe stata questa presa di posizione. Quanto ai cosiddetti ribaltoni, faccio una riflessione: dove saremmo andati a finire anni addietro senza l’intervento di Monti, con lo Spread a 600? Checché ne dica Salvini (che tuttavia ancora insiste), la Prof.ssa Fornero salvò l’Italia dal baratro! Certo, Salvini si rivolge soprattutto a chi non sa fare due più due……

Il premierato, tuttavia, presenterebbe un punto di forza importante, se consentisse al governo di durare tutta la legislatura! In questo modo verrebbe agevolato l’operato, specie se accompagnato da una più efficace riforma della giustizia, di chi vuole investire in Italia. Il problema è che da noi i governi già durano poco per la litigiosità dei partiti, sia di destra che di sinistra, che mirano agli interessi di parte più che al bene della nazione; e poi che Premier sarebbe colui che dovrebbe guidare un governo che non può incidere su ventitré materie cui provvedono venti repubbliche autonome? Sarebbe un premier fantoccio o addirittura inutile! E il Presidente della Repubblica, che ovviamente sarà depotenziato nelle sue funzioni, si chiamerà Presidente delle Repubbliche o altro? … La riforma prospettata dalla maggioranza poi è una stupidaggine assoluta quando prevede la presenza di un secondo premier di riserva, eventualmente subentrante in caso di sfiducia al premier eletto. In altre parole è previsto un panchinaro (mi scuso per il lessico calcistico ma rende pienamente l’idea) con maggiori garanzie di durata rispetto a quelle del vincitore delle elezioni. Non sarebbe meglio ad es. tutelare il premier eletto dal popolo e imporre che guidi, sempre in caso di sfiducia, un governo di unità nazionale (tanto per dire…) o di altra forma composto, sempre ipoteticamente, da tutti i leader dei partiti che hanno superato il 3% insieme ad un mix di tecnici?

Ma tornando all’autonomia regionale è inconcepibile il grado di ignoranza che regna tra i cittadini sull’argomento (tutti i partiti ne parlano poco, in maniera generalizzata e approssimativa) che porterà l’Italia a viaggiare non più a due velocità, ma a venti velocità diverse tante quante sono le regioni. Il caos della sola sanità al tempo del covid, evidentemente, non ha insegnato niente. Provate a immaginare venti regioni autonome in 23 materie (questo è il numero di materie che ogni regione può chiedere in autonomia e sulle quali lo Stato non potrà più intervenire), sarà una Babele totale, anche perché nessuno ha le risorse umane e le strutture con le competenze necessarie per gestire al meglio una simile rivoluzione in ogni regione.

Ma di tutto ciò non interessa niente a nessuno perché lo scopo prioritario delle regioni del nord è quello di avere sempre più soldi, il resto si arrangerà da sé. La madre di tutte le battaglie è che Il gettito fiscale non andrà più allo Stato ma sarà trattenuto dalle singole regioni; è ovvio che le regioni più ricche avranno più soldi con i quali possono offrire più servizi e di maggior qualità ai suoi cittadini. Inizialmente, i ricchi avrebbero dovuto contribuire con un fondo perequativo per solidarietà verso le regioni più povere (quello del 2021 di 4,4 mld è stato impunemente cancellato…dal governo attuale) e sembra che nell’ultima versione della legge Calderoli tale contribuzione sia definitivamente scomparsa. A garanzia di tutto dovrebbero essere assicurati i Livelli Essenziali di Prestazione (LEP), determinati a livello nazionale, e sui quali si continua a discutere anche se, ad oggi, non esistono le coperture finanziarie necessarie. Fanno gola i Fondi chiamati Fsc! Un tempo sarebbe stato un reato! E comunque, una volta definiti i LEP, questi si dovrebbero aggiornare ogni anno o due per adeguarli ai bisogni sopraggiunti, e andrebbero anche inseriti nel paniere dell’inflazione. Simili ai LEP sono i LEA (livelli essenziali di assistenza) che sono le prestazioni e i servizi che il Servizio Sanitario Nazionale offre, o meglio dovrebbe offrire, ai cittadini già dal lontano 2001 e modificati nel 2017. Ebbene i LEA continuano ad essere palesemente un fallimento (anche al nord dove la sanità è per lo più privatizzata) e quindi provate a immaginare ben 23 strutture a sostegno delle singole materie in ogni regione; già basterebbero sanità, scuola e ambiente per creare un caos gigantesco; immaginatene ventitré. Una magra soddisfazione dell’autonomia è quella di non avere più Tajani ministro degli esteri (più inutile di lui in maggioranza c’è solo Lupi, sempre in tv a pontificare l’ovvietà, e questo spiega e fa riflettere sul perché Berlusconi, fin quando è vissuto non ha mai designato eredi e con lui alla guida di FI la lega non era mai riuscita a ottenere l’autonomia). Immaginate un futuro con 20 ministri degli esteri regionali, i leghisti da sempre fan di Putin come i forzisti, ma con Fratelli d’Italia atlantisti, mentre i pentastellati tutti a tifare Trump nelle elezioni USA di novembre con “Giuseppi” pronto a farsi ricevere nella sala ovale dal nuovo presidente. Certo potremmo avere il Lazio favorevole ad accordi esclusivi con gli Stati Uniti mentre la Toscana con la Cina e così via. Sarà Italia questa?

Con grande sorpresa anche l’attuale governo, come tutti quelli che lo hanno preceduto negli ultimi centosettant’anni (durante i quali il nord ha accumulato una quantità ingente di ricchezze infrastrutturali che il sud non potrebbe colmare nemmeno in cinquant’anni) ha rinnegato il Meridione. La sorpresa nasce dai comportamenti della Patriota Meloni, che oltre ad abbandonare di fatto le politiche per il mezzogiorno probabilmente ha intenzione di annettere Roma alla Padania, che dopo aver sottratto circa 20 miliardi, oltre al fondo perequativo di cui si è detto, ha bloccato anche i fondi di sviluppo e coesione (Fsc) che verranno probabilmente spesi per i Lep, per i quali il governatore De Luca intende denunciare il ministro Fitto. Costui, già plenipotenziario del PNRR, una volta acquisito da parte della premier anche il potere gestionale dei fondi Fsc, come prima operazione ha smantellato l’Agenzia per la cooperazione spostandone i dossier a palazzo Chigi; ma ad oggi non esiste nemmeno una nota sull’operato della nuova struttura né esiste una relazione che certifichi il rispetto della clausola che destina il 40% dei fondi del PNRR per la riduzione del divario interno nord-sud, ovvero una delle ragioni per cui all’Italia sono stati assegnati i fondi.

Di certo si sono fermate le attività delle ZES (zone economiche speciali), che lo stesso Fitto ha voluto unificare in una ZES unica per tutto il Sud. Certo che dalla romana Giorgia Meloni, già candidata sindaco della sua città natale, nessuno se lo sarebbe mai aspettato un simile tradimento; passi che si sia rimangiata tutto quanto sbraitato nelle piazze e nei media per anni fino all’ultima campagna elettorale, ma oggi è intollerabile il gioco delle tre carte, che ha imparato a praticare molto bene, ben supportata dalla quotidiana propaganda dei TG ormai ribattezzati Telemeloni, che la premier usa quotidianamente per amplificare a dismisura immaginifici successi costruiti sulla nebbia. Infatti, abbiamo una finanziaria assurdamente improntata sul debito, con impegni di spesa già approvati ma rinviati nei prossimi anni per trovare fondi da utilizzare nell’anno corrente. L’ultima furbata di tale finanza creativa risale a pochi giorni fa quando, ad imitazione di Berlusconi e con enfasi degne del miglior Trump, la Meloni firmava davanti alla tv un accordo con il governatore Bonacini per devolvere 1,2 mld ai territori devastati dall’alluvione del maggio 2023, fondi già destinati ad altre regioni per il dissesto idrogeologico. Ebbene a detta del coordinatore nazionale delle Province Italiane, nonché sindaco di Ravenna, quei fondi erano stati stanziati già mesi fa. Questi o quelli meno recenti che fine faranno o che fine avranno fatto?

L’unico successo che può vantare è l’aumento dell’occupazione…ma…nelle aziende dove il lavoro c’era già! Non è stato creato nemmeno un posto di lavoro là dove il lavoro fatica ad esserci. Abbiamo solo una crescita dell’occupazione già esistente e retribuita con il taglio del cuneo fiscale e pertanto finanziata da tutti i cittadini italiani che pagano le tasse e che avranno minori servizi per le minori entrate accusate dalla fiscalità nazionale. D’altronde a smentire Telemeloni ci ha pensato l’OCSE che oltre a rimproverare la passata quota 100 e le continue richieste di scorciatoie per andare in pensione anticipata suggerisce, per sanare la finanza nazionale oggi in condizioni borderline ma con prospettive poco allegre, addirittura una patrimoniale sulle stesse pensioni, ovviamente quelle più alte, alcune delle quali veramente indecenti. Roba da mandare in brodo di giuggiole Fratoianni e C.

Quanto all’amichettismo, impropriamente inteso dalla Meloni (e come lei anche dal ministro della cultura Sangiuliano) come occupazione di poltrone da parte di amichetti, crede di poter dare lezioni agli altri partiti! Ci vuole proprio una gran bella faccia tosta: È vero che prima di lei sia la destra che la sinistra hanno praticato lo spoil system ma tutti si erano fermati alla sostituzione solamente delle figure apicali dei vari settori, direttori generali in primis. La Meloni invece ha sostituito per ogni settore anche l’ultimo degli uscieri con grande sperpero di danaro pubblico perché si tratta di figure sostituite quasi tutte con contratti a tempo indeterminato e quindi non licenziabili. Ma la sua arroganza tocca l’apice allorquando volendo attaccare il quotidiano La Repubblica, per un articolo a lei sgradito, non si rivolge al direttore o al giornalista, ma attacca direttamente John Elkann, erede degli Agnelli, quale azionista di maggioranza del giornale incriminato, a suo dire, reo di aver svenduto la FIAT ai francesi. Personalmente vorrei ricordare alla linguacciuta premier che mentre Elkann ha venduto o svenduto (fatti suoi) un’azienda di sua proprietà, in quanto ereditata dal nonno Gianni Agnelli, la Meloni invece, che non ha ereditato dai suoi nonni il Meridione d’Italia, l’ha svenduto indegnamente ai padani del Nord. Vergogna!!! E sempre a proposito di vendita o svendita di importanti asset nazionali, con quale ardire (una volta qualcuno avrebbe detto “con quale faccia da meretrice”) la Meloni attacca Elkann, quando questo governo ha allo studio l’alienazione di quote sia di Poste Italiane che di Ferrovie dello Stato Italiane, mentre TIM e ITA sono sul punto di partire rispettivamente per gli U.S.A. e la Germania… In che mani ci troviamo! …. Meditate gente, meditate!

Lascia un commento