La Vignetta di Gennaio 2020

Uno sguardo dal ponte

di Pasquale Sofi e Alessio Basilico

Non c’è nessuna analogia tra una delle mille facce della Montesilvano di oggi e la New York degli anni ‘50 fotografata dalla cruda e drammatica penna di Arthur Miller nell’opera teatrale dal titolo Uno sguardo dal ponte. Il ponte americano segna la separazione tra due quartieri, uno ricco e l’altro povero ma nel nostro caso il collegamento è tra due zone, in continuo divenire e di incerta destinazione che sorgono sulle due sponde del fiume Saline. Il ponte che le unisce non è quello di Brooklyn, ma quello recentemente inaugurato e degnamente intitolato a Filomena Delli Castelli.

La sponda sud è, ad oggi, quella più popolata ed è contestualmente anche quella più dissestata, sebbene, in prossimità del ponte, evidenzi la faccia migliore e tra le più gradevoli dell’aggregato urbanistico che prende il nome di Montesilvano.

La vista delle altre facce della città purtroppo potrebbe indurre l’osservatore a pensare ad un accrescimento edilizio caotico che ha subito lo sfregio dell’abusivismo, ma non è così. Tale accrescimento, disomogeneo e privo di interazioni strutturali, infatti, potrebbe essere giustificato solo da una edilizia abusiva e selvaggia ove il cittadino, singolarmente o in cooperative, ha arbitrariamente edificato per soddisfare proprie esigenze o interessi; invece è successo che chi ha costruito ha sempre o quasi avuto il concorso e l’avallo degli organi territoriali preposti a garantire l’osservanza e il rispetto delle norme edilizie. Le norme attuative del piano regolatore degli ultimi vent’anni, che nessuno degli amministratori eletti si è mai sognato di cambiare, hanno però concesso favori inconcepibili ai costruttori, senza vantaggio alcuno per i cittadini disinteressati. Pertanto, in questa commistione pubblico privato si è dipanata e si dipana la storia evolutiva del centro cittadino di Montesilvano che è identica a quella del ponte: nasce per cogliere un’opportunità, finisce per “mettere una pezza” a uno tra i tanti bisogni che la comunità manifesta, ma che la pubblica amministrazione raramente riesce a soddisfare. Così il tessuto cittadino è cresciuto e continua a crescere privo di una trama e di un ordito, sparso sulle risultanze di un insieme di pezze, creando un patchwork funzionale alle esigenze di pochi ma tutto a discapito dei cittadini e della qualità della loro vita.

Paradossalmente, oggi il ponte potrebbe rappresentare una svolta epocale per la città, approfittando della nuova amministrazione (si fa per dire) e del nuovo piano regolatore (se non nasconderà le solite insidie del passato) a condizione che si cambi completamente l’iter della progettazione introducendo un nuovo e più razionale metodo di lavoro. Innanzitutto, occorre avere una “visione” della città che si svilupperà nei prossimi 30 – 40 anni e per fare questo occorre avere il contributo di una parte ampia della cittadinanza. Per la definizione della vision occorre costruire una mappa delle aspettative, coinvolgendo la popolazione (magari suggerendo delle linee guida o proponendo dei capisaldi strutturali che rappresenteranno l’architrave portante della città del futuro…) al fine di ottenere l’idea di una città condivisa.

È necessario al contempo evitare l’errore di enucleare il piano viario pensando prima a cementificare. È ora di dire basta anche a chi vorrebbe la città concentrata tra i grandi alberghi e viale Europa, con tutt’intorno un limbo circondato da periferie ancora prive di servizi primari. È bene ricordare, infatti, che non tutte le zone della città sono servite dalla rete fognaria, e tante non sono raggiunte nemmeno da quelle energetiche (il gas per tanti è una chimera da anni, mentre l’illuminazione tarda ancora ad arrivare in qualche posto). La rete telematica non è al momento di pari utilizzo per tutti i cittadini mentre è meglio stendere un velo pietoso sulle strade prive di marciapiede ove si continua a viaggiare in auto in doppio senso di marcia mentre il codice della strada prevederebbe in casi come questi il senso unico. Per non parlare della assoluta mancanza di rispetto della distanza necessaria al mantenimento di animali in prossimità del centro abitato. Tutto questo non aiuta la città ad indossare l’abito della qualità e a nulla valgono gli scimmiottamenti di un effimero perbenismo. Uno sguardo più attento sul ponte porterebbe ad individuare ulteriori criticità; la prima e più macroscopica è rappresentata dall’ampiezza destinata alla pista ciclabile, decisamente striminzita nei due sensi oltretutto promiscua con quella pedonale. Si tratta dell’ennesimo “metodo del rappezzo” dovuto ad una pratica operativa ormai stantia e da mettere in disuso grazie anche al contributo della cittadinanza alla definizione della nuova città. La mappa delle aspettative porterebbe al vaglio tecnico, che ne studierebbe la fattibilità, un concorso di idee con un gruppo di cittadini rivelatosi competenti ed esperti nella precedente fase di definizione. Vanno previsti da subito spazi e strumenti non solo per avviare la mobilità sostenibile con un piano capace di definire una rete viaria efficiente e sicura, ma anche nuovi spazi per giovani e anziani. Occorre trovare per questi ultimi soluzioni abitative più efficaci, alternative alla residenzialità e più orientate alla sussidiarietà e alla prevenzione delle cure primarie, per favorire una solidità residua della struttura familiare. Questo e molto altro c’è da pensare per la vision di una nuova città, ma occorre un salto di qualità perché con il sistema del rappezzo non si va lontano.

In conclusione, l’agglomerato che oggi include Pescara e Montesilvano ingloberà verosimilmente le ultime aree che lo dividono da Marina di Città Sant’Angelo e da Silvi. Amministratori, architetti, studiosi di urbanistica, cittadini devono pensare a come strutturare questi spazi, individuare aree funzionali, fornirle di un sistema viario che le metta in comunicazione. Non si può più intervenire soltanto su un tassello di questo insieme composito, ma è necessario che ogni intervento sia fatto in funzione dell’intero tessuto urbano e degli sviluppi che si intendono favorire.

Lascia un commento