Daniela Renisi: “Rassegne culturali non in estate”

Abbiamo intervistato Daniela Renisi del Comitato Giovani Albergatori di Federalberghi e Presidente di Alberghiamo.
di Mistral

D. Che considerazione si sente di fare all’indomani dell’evento Jova Beach Party appena conclusosi con un discreto successo?
R. L’evento è stato sicuramente un ottimo know-how per il territorio di Montesilvano. L’imponente macchina organizzativa si è messa alla prova con un nuovo prodotto-evento consentendo, grazie al tour di Jovanotti interessato a far vivere le spiagge, di misurare le nostre capacità, le nostre competenze. Si è trattato di un perfetto trampolino per poter fare nel prossimo futuro qualcosa, non necessariamente un evento grandioso, che possa andare a qualificare il turismo costiero-balneare di Montesilvano.

D. A cosa sta pensando in particolare?
R. Mi riferisco a rassegne culturali che potrebbero essere di tipo letterario, cinematografico (per esempio cose molto interessanti potremmo coglierle guardando all’esperienza di Cannes), e comunque un prodotto che si possa concentrare non solo in estate ma che possa essere proposto magari anche nei mesi più freddi. Del resto chi l’ha detto che gli eventi debbano esaurirsi in estate? Una programmazione concertata con l’Amministrazione e con gli altri stakeholder potrebbe risultare sicuramente ad alto valore aggiunto per la città e non solo.

D. Il Jova Beach Party ha dimostrato che si possono fare eventi anche in luoghi spesso inusuali come la spiaggia, o protetti come la pineta in cui nel recente passato lei stessa ha organizzato degli eventi. Cosa ne pensa?
R. Ritengo che l’uomo e la natura possano coesistere molto bene; sarebbe innaturale l’opposto. Non si può bloccare e preservare la natura impendo di viverla, inibendone il contatto diretto. Forse può sembrare una provocazione, ma è proprio impedendoci di non vivere la natura che si finisce di non comprendere quanto sia importante proteggerla, di averne rispetto. Voglio dire che non è guardando la natura attraverso una teca che si capisce quanto sia preziosa e quanto sia importante custodirla e tramandarla alle prossime generazioni. È il praticare, il poter mettere i piedi sul terreno, è l’ascoltare un concerto con il contatto della sabbia sotto i piedi che si percepisce quanto impagabile sia quella esperienza. È in quel momento che desideriamo ripetere certe emozioni sensoriale. Ben altra cosa è stare in uno stadio di cemento armato; è un luogo chiuso non molto diverso dalla propria abitazione, dall’ufficio, dal centro commerciale.

D Quando è stata ufficializzata la notizia che il Jova Beach Party si sarebbe concretizzato a Montesilvano, ha mostrato dubbi sulla sua riuscita?
R. All’inizio ho pensato solo a due possibili problemi. Mi è venuto in mente l’immagine del cittadino, dell’utente, del commerciante che si sarebbe lamentato per la chiusura di questa o quella strada. A riguardo mi risulta, e me ne dispiace, che alcuni montesilvanesi, i primi giorni, si sono sfogati contro lo staff di Jovanotti che montava il palco. Si è trattato sicuramente di un modo per sfogare le proprie frustrazioni solo perché si era rotto, nella monotonia della quotidianità, un certo equilibrio. L’altro pensiero che ho fatto è sulla sicurezza. Oggi abbiamo norme assai stringenti che spesso sono dei nodi difficili da sciogliere per quelle Autorità a cui è demandato il via libera definitivo di un evento. Il Jova Beach Party ha evidenziato quanto sia importante lavorare intorno a un tavolo tecnico, quanto conti la concertazione, la visione condivisa. Questo modus operandi, pur nel rispetto delle norme sulla sicurezza, della tutela della sicurezza della collettività, consente di far emerge più soluzioni, più opportunità operative, più creatività, senza alzare a priori la barriera della burocrazia e del “si è fatto sempre così” che sono deleteri per il turismo e per eventi di grande impatto. Purtroppo sono molti gli esempi in cui una comunità è condannata a non fare nulla perché si vede il pericolo ovunque. Spesso la burocrazia si ripara per pigrizia dietro il dito della sicurezza pur di non trovare una soluzione altrettanto fattibile e non per questo meno rispettosa della legge.

D. L’evento Jova Beach Party come l’ha vissuto da cittadina? E da imprenditrice ne ha tratto benefici?
R. Come cittadina sono stata assai contenta perché è stata l’occasione per sfatare l’immagine di Montesilvano spesso considerata “città dormitorio”. Come imprenditrice nello specifico, sebbene si sia parlato spesso di sold out, non ho avuto un grande ritorno ma il motivo è dovuto al fatto che non avevo stanze d’albergo disponibili per lo specifico evento di Jovanotti. Capisce che di fronte a prenotazioni raccolte durante l’intero anno non potevo non considerare gli impegni pregressi senza incorrere in pesanti penali. Ovviamente questo non vuol dire che non abbiamo dato anche noi un contributo mettendo a disposizione le poche stanze libere. Sicuramente il sold out è stato registrato dai colleghi di Silvi, Città S. Angelo, ovvero nelle zone limitrofe a Montesilvano. La categoria degli albergatori di Montesilvano, di fronte a un evento programmato a Vasto e non a Montesilvano, ha dovuto far fronte anche a una serie di contingenze come un mese di giugno non proprio eccellente. Quest’ultimo aspetto ha spinto molti turisti a ripetere la loro vacanza proprio a settembre prenotando dei weekend lunghi da giovedì a domenica, approfittando anche dello spostamento in avanti dell’apertura delle scuole. Il weekend del Jova Beach Party coincideva inoltre con altri eventi sportivi tra cui l’atletica nazionale, il nuoto e altri eventi che, a noi albergatori, ci hanno visti impegnati già con prenotazioni fatte molti mesi prima. Ciononostante non si può negare la bravura di aver in poco tempo concretizzato un grande evento a Montesilvano ottenendo tutte le autorizzazioni del caso.

D. Ritiene ci sia stata qualche sbavatura nell’organizzazione del Jova Beach Party migliorabile?
R. Forse solo la comunicazione post evento in quanto a oggi la riviera (10 settembre 2019 per chi legge n.d.r.) è ancora chiusa e molte persone non lo sanno. Il problema è sempre lo stesso, ci si concentra sull’evento, l’evento casomai si conclude con successo, ma poi ci si dimentica della gestione della comunicazione post evento che non è meno importante delle fasi organizzative precedenti. Questa mancata gestione potrebbe vanificare gli sforzi precedenti e lasciare scontenti i cittadini.

D. Montesilvano è pronta per altri eventi?
R. Certamente, Montesilvano è pronta da molto tempo. Finalmente può camminare anche su gambe proprie. Purtroppo, anche per via della dotazione di posti letto, siamo sempre stati la spalla di Pescara per molti eventi fatti in passato, uno fra tutti i Giochi del Mediterraneo e non solo. Con il Jova Beach Party abbiamo dimostrato che al di là dell’ospitalità legata ai posti letto possiamo evolverci magari facendo vedere che alcune zone, come la spiaggia, possono avere una destinazione diversa. Spero che in futuro si inizi a pensare seriamente di chiudere non solo il tratto della riviera dalla zona dei grandi alberghi a via Marinelli, ma anche la riviera sud fino a confine con Pescara. Il water front di Montesilvano dovrebbe essere concepito in maniera unica perché su tutta la riviera incidono strutture alberghiere. Ovviamente un’eventuale chiusura di tutta la riviera avrà senso se però si penserà anche a come animarla.

D. Questo evento può essere considerato una sorta di banco di prova di come si debba lavorare nella futura Grande Pescara.
R. Spero che la Grande Pescara non sia solo uno slogan politico. Noi abbiamo perso grandi occasioni come l’Ironman, oppure i mondiali di handball del 2020. In quest’ultimo caso quattro comuni (Montesilvano-Pescara-Chieti-Francavilla), tra cui due non facenti parte della Grande Pescara, si erano messi insieme per ottenere la canditura. Vede al di là del fatto che la Grande Pescara si faccia o meno, spero solo che di fronte a un evento importante si ragioni uscendo fuori dai confini territoriali. Parlavo prima di Ironman. Ad aver perso l’evento non è stata Pescara ma l’intera regione Abruzzo. Oggi quel brand è invece ostentato con orgoglio dalla regione Emilia Romagna. Quindi ben venga la Grande Pescara ma sarebbe grave se questa fusione fosse solo il conseguimento di un obiettivo economico o politico limitato alle città coinvolte nel progetto. Spero invece che la visione politica sia capace di ampie vedute e guardi oltre il cartello stradale che segna il limite del territorio comunale. La sinergia anche infrastrutturale, di fronte a certi eventi, non deve avere confini. Il Jova Beach Party lo ha dimostrato.

D. Quindi tutto bene con il Jova Beach Party, tutti soddisfatti, ma secondo lei c’è chi veramente ha vinto più altri?
R. Ha vinto la città di Montesilvano perché i cittadini avevano bisogno di un’onda energetica fatta di positività che mi auguro sia contagiosa e duratura nel tempo. Spero spazzi via quel lassismo, quel pessimismo atavico che ci ha portato a non vivere la città. Spero che questo sia l’inizio di tanti altri bei momenti. Mi auguro che i montesilvanesi incontrandosi, si possano contagiare di spensieratezza, di leggerezza e abbiano più voglia di uscire di casa e non preferire i social su cui vomitare negatività e cose che non vanno bene. Spero che la gente sia più attenta, più sensibili a quelle occasioni che invece sono portatrici di felicità. Del resto anche un tramonto, o un uccellino su albero non sono momenti meno felici.

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