Le teorie sono parole, sono solo chiacchiere . . . La soglia di accettabilità superata

Le teorie sono parole, sono solo chiacchiere . . .
La soglia di accettabilità superata
di Elio Fragassi 

Correva l’anno 1973 quando, su segnalazione del prof. Francesco Forte docente di Urbanistica presso la giovane Facoltà di Architettura dell’Università “Gabriele d’Annunzio” di Pescara, fui invitato a partecipare, dal 10 al 19 dicembre, a un convegno organizzato dal FORMEZ, attinente a una teoria urbanistica elaborata da alcuni studiosi e ricercatori della Facoltà di Edimburgo, dal titolo “La teoria della soglia” finalizzata a un razionale controllo della crescita urbana e relativa pianificazione.

La teoria si basa su alcune osservazioni che fanno riferimento alle diverse problematiche connesse alla crescita e sviluppo delle città che in quegli anni del dopoguerra, si stava accelerando non solo in Italia con emigrazioni interne verso poli produttivi e aree industriali oltre che attività del terziario.
Infatti, nel presentare i “Fondamenti teorici all’analisi della soglia” () il gruppo di ricercatori precisa: “La teoria della soglia è basata sulla considerazione che le città incontrano, nella loro espansione, dei limiti dovuti alle loro caratteristiche fisiografiche, alla preesistente destinazione del suolo e ai servizi di infrastruttura. Un’importante conclusione che si trae da queste osservazioni è che la crescita, in senso fisico, delle città non avviene in maniera continua e omogenea ma procede per stadi contrassegnati da successivi limiti che sono stati, appunto, chiamati soglie dello sviluppo” ().

Quando io giovane architetto, negli anni immediatamente successivi, esponevo queste considerazioni e questi concetti sulla crescita urbana riferendoli alla nostra città, mi veniva subito risposto da politici, costruttori e colleghi: “Le teorie sono parale, sono solo chiacchiere, noi abbiamo bisogno di fatti per dare risposte a una città a vocazione turistica in rapida crescita”.

Montesilvano, che nel 1971 () contava 18.265 abitanti pari a una densità di 774,92 abitanti/km2 , aveva la dimensione ottimale per pianificare il proprio sviluppo futuro in quanto: “La città come artefatto, e il sociale nella città possono ritenersi costituire le problematiche che maggiormente hanno sollecitato riflessioni nei recenti studi proposti nel nostro paese sui fatti urbani e territoriali”(). Poiché le teorie sono parole, le differenti classi politiche che dagli anni ’70 in poi hanno governato la città nella sua crescita ne hanno considerato solamente l’aspetto di “artefatto”, dimenticando completamente l’aspetto “sociale” per un animale sociale quale è l’uomo con le sue esigenze non solo abitative ma anche di relazioni. Disconoscendo gli studi teorici e prediligendo solo i “fatti”, oggi ci troviamo a vivere in una città ispirata, “fatto dopo fatto”, esclusivamente da utilità economiche basate su artefatti di edilizia privilegiando esclusivamente il massimo sfruttamento del suolo tanto che oggi il sito del comune riporta una densità pari a 2.302,42 abitanti/km2.

La città di Montesilvano è cresciuta, nel secondo dopoguerra, per poli come centri di attrazione dello spopolamento delle zone interne e con una presunta predisposizione turistica per la presenza del mare e di una spiaggia bassa e sabbiosa tanto da pianificare la nascita di un polo di “grandi alberghi” per l’accoglienza turistica confinato in un angolo del territorio e isolato dal resto della città, come che di questa ne fosse semplicemente un’appendice. Considerando la densità abitativa di 774,92 abitanti/km2 del 1971 si evince che negli anni ’70 del secolo scorso Montesilvano aveva ancora moltissime aree libere da costruzioni per cui si poteva operare seguendo “La emergente filosofia della pianificazione comune a tutte le attività umane che tendono a collocare il presente in rapporto ad un futuro caratterizzato, ha come postulato che il piano è un’operazione razionale, articolata nel tempo e il cui fine è la risoluzione, costante e processuale di problemi complessi”(). Nel passare da 18.265 a 54.268 abitanti alla fine del 2018, la città ha occupato tutte le aree consumando il suolo in modo indiscriminato disconoscendo ogni ostacolo perché, come è ovvio, le città quando devono espandersi trovano sempre degli ostacoli sia di tipo geomorfologico sia di tipo infrastrutturale che di tipo stradale o di approvvigionamento idrico e smaltimento delle acque nere e bianche. Il disconoscimento di questi ostacoli ha portato, ripetutamente, la nostra città sulle pagine di cronaca vuoi per la difficile circolazione vuoi per la mancanza di un piano del traffico, per allagamenti in varie zone o problemi di raccolta e smaltimento dei rifiuti come anche problemi legati all’espansione verso la zona collinare per motivi di stabilità del terreno.

Proprio per agevolare il superamento di questi ostacoli “La teoria della soglia cerca di classificare tali ostacoli e le “soglie” ad essi attinenti tendendo ad individuare i modi attraverso cui tali soglie possono superarsi massimizzando l’utilità economica dell’intervento [cosiddetto artefatto] con il rendere minimo il costo per abitante dello sviluppo urbanistico. [aspetto sociale]” (), ma quegli studi teorici che erano “solo chiacchiere” mai applicati alla programmazione di crescita e alla pianificazione urbanistica avrebbero, certamente, dato forma e consistenza diverse alla nostra città.

E infine per concludere, nel trascorrere del tempo anno dopo anno, le teorie sono rimaste “chiacchiere” mentre i “fatti” sono diventati edifici e complessi di edifici che ci restituiscono oggi una città senza immagine e senza anima (così come una rondine non fa primavera, la presenza del mare non fa di una città costiera una città turistica) carente dal punto di vista del sociale, come messo in evidenza da diversi fatti di cronaca, come l’ultimo accadimento su viale Europa, certamente da condannare, ma che mostra, in forma plateale, il superamento di una “soglia”.

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