Riflessioni sull’arte
Riflessioni sull’arte
di Gresia Bianca
Siamo sommersi da una cultura nascosta tra le radici dell’ignoranza, inondata da eventi di natura mediocre che camuffano il vero scopo dell’arte ossia quello di stupire. Ormai siamo parte di una comunità che affronta il proprio percorso di vita con il capo chino sul cellulare, senza mai guardare in alto, senza mai osservare quel dettaglio che stupisce.
Abbiamo bisogno di stimoli e la prima cosa a cui pensiamo è proprio quella di evadere cercando la meta che possa soddisfarci. Ci basta uno svago, un concerto o una mostra per essere più leggeri e senza preoccupazioni almeno per quell’unico momento.
L’arte in cui ci rifugiamo prende varie sembianze, da quelle astratte a quelle più contemporanee; essa ha sempre un fine, ovvero quello di renderci senza parole davanti all’unicità dell’opera, ma soprattutto lo scopo di essere partecipi di qualcosa che ha caratterizzato la nostra storia.
Arte significa guardare oltre, essere a contatto con una storia che il nostro occhio scrive e potremmo essere circondati da miliardi di persone ma ci sarà sempre quel particolare del viso, quel dettaglio dietro l’angolo che ci catturerà e farà di noi vittime, perché l’arte rende fragili ed è per questo che non ci facciamo abbracciare. L’arte deve trasmettere emozioni sia buone che “cattive”, perché tocca la sensibilità di ognuno, perché ogni capolavoro deve urtarci nel profondo e scombussolare le nostre percezioni. Deve estraniare perché senza questa dote non potremmo divenire protagonisti di una nostra realtà apparente. Lo stesso d’Annunzio parlava del culto della bellezza per sopraelevare lo spirito attraverso l’arte, perché ai tempi le persone sarebbero potute divenire grandi, con elevate capacità oratorie e con un patrimonio intellettuale particolarmente variegato. In termini più concreti l’arte è l’estrema realizzazione di sé stessi su qualunque supporto esistente e ogni stile ha un significato, qualcosa che rivoluziona rendendo per ognuno di noi diversa l’interpretazione. In questo preciso istante credo che sia di particolare importanza ritornare al vecchio studio umanistico per saper parlare e conoscere ciò che appare diverso.
Non si può sempre ignorare.
Di arte oggi non si vive, ma per arricchirci dobbiamo essere consapevoli che in Italia abbiamo una cultura talmente vasta che spesso ci perdiamo nei soliti quattro monumenti e non si ha bene la percezione di ciò che possediamo. In Abruzzo, terra di Flaiano, dello stesso d’Annunzio già citato nel testo, di Silone, Michetti, Tosti, vantiamo una bellezza inestimabile che però nessuno nota.
Ruderi in mezzo le montagne come nella cittadina di Gessopalena, castelli sopraelevati quasi misteriosi come quello di Roccascalegna, anfiteatri romani come quello del sito archeologico di Alba Fucens, ci fanno capire come la nostra regione sia importante e come soprattutto dovremmo iniziarla a valorizzare partendo dalle radici, quindi dalla conoscenza.
Allora in quell’istante sovviene la volontà di utilizzare l’arte come sintomo di innovazione, aprendo la mente ad avventure intellettuali, per divulgare ciò che ai nostri occhi appare scontato. Ma allora perché appassionarci all’arte? Perché essa è la rappresentazione di noi stessi, ovverosia interpretazione del nostro passato e di quello che saremo.
Si deve dare sfogo alla rinascita, bisogna far vivere una nuova resurrezione al sapere che ci circonda.
La necessità di riscoperta deve partire dalle nuove espressioni artistiche che dovrebbero essere estese non solo a un pubblico elitario, ma a tutte quelle persone che vogliono avvicinarsi a un’innovazione più somigliante a loro stessi.
Urge essere consapevoli che ogni oggetto d’arte deve essere rispettato e studiato per essere ancor più vicini al vero significato che lo descrive.
Alla fine di ogni atto però la volontà deve mischiarsi alla passione artistica che guida il nostro ardore di mutamento verso nuove mete, senza mai smettere di puntare in alto, scavando dentro il fatto, proteggendo il simbolo appartenente, prendendo in considerazione qualsiasi azione che sembrava non essere rilevante ma che, in quel preciso attimo, diventa fondamentale.