Questo mese sorpassiamo… la libertà indecente

La libertà indecente.

di Vittorio Gervasi (num. Novembre 2018)

Questa vita ci ha puniti già

L’insoddisfazione è qua

Ci ha raggiunti facilmente

Così poco abili anche noi

A non dubitare mai

Di una libertà indecente”.

 

Chi di voi leggendo questo testo ha riconosciuto la canzone?

L’autore è famoso per tanti bellissimi brani, ma questo ha qualcosa di particolare che meriterebbe di essere commentato parola per parola.

È lui, stiamo parlando di Renato Zero, conosciuto da molti come “il re dei sorcini”.

Per anni considerato un personaggio trasgressivo – forse lo è anche stato – ma oramai direi che sprizza spiritualità da tutti i pori.

La canzone che ha ispirato questo articolo è “Cercami”.

Vale la pena ascoltarla e riascoltarla.

Qui la commentiamo.

Cosa cerca l’Umanità, cosa cerca l’Uomo, cosa cerca ciascuno di noi?

Abbiamo nostalgia di bene, di felicità sin dalla nascita. Ma come si può avere nostalgia di qualcosa quando ci siamo appena affacciati alla vita?

L’uomo nasce nostalgico perché dal primo vagito sente già il bisogno di bene, di totalità, di perfezione assoluta. Nel corso della vita sono molteplici i tentativi di soffocare questo anelito insopprimibile di assoluto, di possedere qualcosa di profondo; ma, paradossalmente, più lo soffochi e più riemerge imperioso, cerca la strada per ottenerlo sempre di più.

Non tutte le strade portano a destinazione, alcune sono complanari, ti danno l’impressione di viaggiare sulla strada principale ma l’affiancano soltanto.

Altre sono carrarecce che offrono buche e garantiscono ribaltamenti.

Altre ancora sono mulattiere, adatte per animali da soma ma non certo per cavalli di razza.

Altre sono sentieri, possono promettere di raggiungere una meta ma non garantiscono il risultato.

Ci sono poi le autostrade: tutto è segnalato, il servizio è garantito, si entra e se ne esce solo se siamo arrivati a destinazione; indubbiamente il percorso migliore per viaggiare senza perdere troppo tempo.

Ma la libertà resta sempre un fatto personale che appartiene a ciascuno.

Ciascuno può usarla come e quando vuole. Ciascuno deve esercitarla fino in fondo per scoprirne la grandezza e la bellezza. Ciascuno può scegliere che strada prendere. E ogni giorno facciamo delle scelte. Ogni giorno attraversiamo un bivio e decidiamo che strada prendere. Non c’è giorno, non c’è ora che non ci chieda di fare una scelta, di avere una destinazione. La scelta è spesso condizionata da tanti fattori, ma la scelta migliore è quella fatta in piena libertà di coscienza. La libertà implica l’errore. Si può sbagliare e si può riparare. Ma non conviene essere stupidi. Non si può non “dubitare di una libertà indecente” come ci ricorda Renato!

Quante libertà indecenti hanno sepolto l’anelito di felicità, il bisogno innato di perfezione. Ho in mente il volto di quel tossico che voleva liberarsi da quella tremenda schiavitù: all’inizio gli sembrava un viaggio verso la felicità, adesso è uno spettro che chiede giustizia di quella falsa illusione.

Ho in mente quella ragazza che credeva di far uso del suo corpo senza conoscerne il significato sacro che portava dentro e adesso non trova più senso in nulla consumata nell’anima e nel corpo. Poveri schiavi, così poco liberi perché ancora non hanno capito del perché stanno al mondo.

 

P.S. Questa rubrica, che adotta lo stesso nome del giornale, è per me uno strumento di riflessione e spero anche di azione personale, nella convinzione che questa profonda crisi che stiamo attraversando è crisi di significato, è crisi di senso, è crisi di destinazione, come se non avessimo una meta più grande da raggiungere capace di colmare i vuoti che spesso riempiamo con falsi miti di successo, incapaci di sorpassarli senza indugio.

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