I politici e il consenso

 

ricevuta via mail dal Cav. Enrico Gambacorta

Gentile Direttore,

Circa la metà degli italiani non si reca alle urne per votare. L’altra metà, il 50%, esprime la maggioranza con il 25% + 1. Questa striminzita parte di maggioranza prende, legittimamente, il governo del Paese. L’Italia è governata dalla maggioranza della minoranza cioè, come già scritto, dal 25%+1 degli italiani. Il partito che ha preso il 30% dei votanti, in realtà, rappresenta il 15% di tutti gli italiani e quello che ne ha preso il 20%, in realtà, è l’espressione del 10% di tutto il popolo. Questa risicata maggioranza si arroga il diritto di rappresentare il 100% del popolo e, quindi, di governarlo.

Non solo ma c’è di più. Detta maggioranza gestisce la cosa pubblica con questo tipo di consenso a favore di coloro che l’hanno eletta o, si spera, la rieleggeranno. Non dovrebbe essere così. Il politico, una volta eletto, dovrebbe fare lo statista illuminato, dovrebbe (dico, meglio, deve) operare per l’intera comunità, presente e futura.

Ciò premesso, ai fini dello smantellamento del sistema che tutti, universalmente, biasimano e in omaggio alla libertà di parola faccio due proposte:

1)- Gli eletti, a tutti i livelli della pubblica amministrazione, non dovrebbero essere rieletti. Così si porrebbe fine alla spasmodica ricerca del consenso per la rielezione.

2)- E sempre in omaggio alla libertà di parola, a Palazzo Chigi dovrebbero insediarsi i vincitori di una gara internazionale selezionati in base ai curricula e con il potere dell’eventuale “spoil system” dei burocrati di qualsiasi ordine e grado.

I vincitori sarebbero ingaggiati con un contratto a termine e sottoposti a verifiche annuali.

Così facendo si sconvolgerebbe l’incrostato sistema; da raccordare, ovviamente, al nuovo. È quello che si dovrebbe fare. Si tratterebbe di una vera rivoluzione non cruenta.

D’altra parte bisognerebbe farla finita con un sistema che opera solo per cercare di tamponare le emergenze invece di prevedere e scontare il futuro. È meglio capire oggi quello che altri capiranno domani o, forse, mai.

 

La risposta del direttore

Gentilissimo Cav. Gambacorta,

con piacere pubblichiamo la sua missiva ancor più perché Lei dubitava sulla possibilità di veder rilanciate le sue idee. È un dato di fatto purtroppo i governanti sono scelti da una aliquota sempre minore degli aventi diritto al voto, non per questo motivo i vincitori non sono legittimati al Governo. Leggendo oggi i commenti dei fan del cosiddetto Governo del cambiamento, a posteriori mi sarei aspettato una partecipazione più ampia alla consultazione elettorale. Mi pare evidente che molti dei supporter dei governanti attuali sono completamente a digiuno delle regole, modalità e tempi del governare la cosa pubblica e spero siano stati recuperati alla politica dal precedente stato di abulia politica, per questo motivo mi sarei aspettato un incremento dei votanti.

Non concordo con la sua prima proposta perché ritengo la politica sia un’arte che va affinata nel tempo e se obblighiamo il ricambio ad ogni legislatura avremo sempre degli inesperti a governarci.

In merito alla seconda affascinante proposta avrei dei quesiti da porle. Se lasciamo la scelta del premier ad una gara internazionale, chi saranno i giudici? e gli elettori cosa sceglieranno, i giudici? ritiene i curricula in grado di discriminare le competenze? e quello dell’attuale premier come lo valuterebbe a posteriori? chi ne certificherebbe la corrispondenza al vero?

 

Un caro saluto. A presto!

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