Il D’Ascanio una eccellenza

Ricevuta via mail da Johnny Felice

Caro direttore,

ho letto l’articolo apparso su Il sorpasso di questo mese “Tempo di Open Day: Liceo Scientifico Corradino d’Ascanio, pro e contro” e volevo produrre una riflessione su quanto da te scritto.

Faccio una premessa: sono stato studente del Liceo Scientifico di Montesilvano quand’era ancora accorpato all’Istituto Magistrale di Città Sant’Angelo (ai tempi si chiamava ancora “Bertrando Spaventa”); stiamo parlando di circa quindici anni fa e a Montesilvano – una città che ai tempi contava più di quarantamila abitanti – non aveva una sede DEGNA DI QUESTO NOME per il Liceo cittadino.

Noi ragazzi ci dividevamo tra la vecchia sede (una palazzina dotata di ben pochi comfort ubicata sulla via Verrotti) e la cosiddetta “succursale” (che era stata precedentemente un negozio di divani e – a quel tempo, oltra alla scuola – ospitava un noto dancing di musica latina): la palestra era un concetto vago ed ardito, un’utopia a cui dedicare i nostri sogni notturni di adolescenti.

Malgrado questo (e non credo sia poco!) ero contento di fare quella scuola: si, avevo mille timori (sarei stato all’altezza dell’università che avrei scelto? Ero preparato al meglio?) ma – in fin dei conti – ero ben contento di aver scelto Montesilvano e non Pescara, perché vivevo in una scuola tranquilla, in cui i ragazzi erano sani (non vi era traccia di bullismo o di situazioni poco chiare o “grigie”, tra noi studenti) e la classe docente (con sparute eccezioni) era giovane, disponibile ed estremamente preparata.

Ho avuto la fortuna di incontrare docenti straordinari, che mi hanno formato come studente e come uomo: persone magnifiche con cui è rimasto un legame indissolubile di amicizia e di stima. Si, sono stati loro, i miei “piccoli maestri” (per citare un’opera splendida di Luigi Meneghello) a farmi innamorare della letteratura, a darmi i giusti riferimenti umani ed esperienziali, a farmi capire cos’ è l’onestà, la giustizia ed il rispetto. Loro e la mia famiglia, ovviamente.

La scuola, che fa la scuola, pensa un po’. Che forma, educa e costruisce i cittadini di domani.

Una bella fortuna ho avuto, a ben pensarci.

Una fortuna che ho cercato di trasmettere a mia nipote, che frequenta – per l’appunto – il Liceo D’Ascanio con motivazione ed ottimo profitto.

Intanto, infatti, gli anni sono passati: io mi sono trasferito in Emilia-Romagna (a Bologna, per la precisione), mi sono laureato, ho iniziato a lavorare e, colto da nostalgia per le nostre magnifiche terre, sono tornato qui, a Montesilvano, a cercare di costruirmi un futuro e una vita.

Sono stato ben contento – al mio ritorno – di trovare una scuola cambiata, per fortuna in meglio: UNA SCUOLA VERA e MODERNA, guidata da quella che era stata la mia Prof. di Italiano (la mitica Prof.ssa Ciacio), che per prima portò in classe Pavese e Primo Levi, “condannandomi” – ahimè – a una vita di piena e infruttuosa consapevolezza. (ovviamente scherzo!) 🙂

Tornai a farle visita, per rievocare i tempi passati, e trovai una scuola funzionale, gestita con un amore e uno zelo che erano gli stessi che ricordavo di aver visto da studente: stavolta però c’erano laboratori, corsi pomeridiani di straordinario interesse, Premi Scolastici a carattere nazionale (mi riferisco al “Premio Micol Cavicchia”, Olimpiadi della Matematica, dell’Italiano, della Chimica, corsi mattutini e pomeridiani extra-curricolari: insomma, un piccolo universo di merito, una splendida “piccola eccellenza” nel buco nero che è la nostra città.

Ho ritrovato un personale docente motivato e di prim’ordine e un’umanità e una disponibilità che avevo fatto fatica a trovare in altri luoghi.

Proprio per questo, leggere l’articolo mi ha lasciato ben più d’una perplessità: i “contro” dell’articolo non solo sono opinabili, ma sono del tutto soggettivi e non citano le dovute fonti che ne possano garantire l’attendibilità.

Riprendo dal testo:

la scuola è ben dotata di attrezzature, ma non sempre si è nella condizione di poterle sfruttare, ad esempio ci sono classi del corso di scienze applicate che in quattro anni non hanno mai condotto un esperimento di fisica in laboratorio.

Di quali e quanti classi stiamo parlando? Visto che i laboratori ci sono, gli studenti (o i genitori) hanno fatto presente questo eventuale problema alla Preside? O si parla solo di chiecchiericcio tra studenti? (noi tutti siamo stati studenti, e questo era un leit-motiv che anch’io utilizzavo a sedici anni per mostrare il mio scontento, vero o presunto che fosse).

Le attività secondarie risultano poco frequentate con l’unico fine di ottenere i crediti, invece sarebbe il caso di proporle in modo più interessante puntando sui contenuti e scatenando la curiosità degli studenti.

Adagio. Quando io ero ancora studente, il sistema dei crediti era ancora agli albori: non vi era praticamente alcun corso pomeridiano che “regalasse” crediti. Eppure chi voleva poteva scegliere fra una gamma (meno ampia) ma ben fornita di corsi: Ricordo ancora con gioia (e un po’ di nostalgia) i corsi di English Conversation istituiti dalla Prof.ssa Schenkman o le giornate da volontario col Banco Alimentare fatte grazie ai Proff. Frittella e Pacifico.

Tutto questo senza alcun credito in ballo, ma per il solo gusto dello stare insieme e per l’interesse che ciascuno poteva avere nei confronti dell’una o dell’altra materia. Il “sistema dei crediti” ha reso la scelta forse più cinica e meno “romantica”, ma questo – se c’è – è un male endemico della nostra società: io a sedici anni ero contento di passare un pomeriggio a scuola se NE AVEVO L’INTERESSE. I crediti erano un optional a cui neanche pensavo; inoltre, fummo proprio noi studenti a far partire un cine-forum pomeridiano, trovando nei docenti il massimo appoggio e la massima sollecitudine.

Gli studenti sono parte attiva di una scuola: non devono soltanto attendere passivamente che qualcuno proponga, faccia, disponga.

LORO SONO LA SCUOLA: è un onere ma anche un onore per loro il mettersi in ballo.

Insomma, evito gli altri punti perché mi sono dilungato sin troppo: in sostanza, mi è sembrato che i “contro” dell’articolo fossero estremamente soggettivi e limitati a un campione di studenti non chiaro (quanti sono i ragazzi intervistati? Uno, dieci, cento?).

Credo che l’attendibilità delle fonti sia centrale e assolutamente necessaria: in questo caso mi sembra che i dati raccolti siano parziali ed estremamente limitati e non abbiano (proprio per questo) l’autorevolezza per essere presi come riferimento attendibile.

Le critiche sono giuste, ma devono essere suffragate da numeri e fonti chiare, diffuse e attendibili.

Altrimenti non facciamo cronaca, ma chiacchiere da bar.

Sia chiaro: il mio non vuole essere un attacco, perché ritengo Il Sorpasso uno strumento di crescita collettiva e proprio per questo mi sono permesso di evidenziare ciò che – nel leggere questo articolo – è stato per me fonte di perplessità.

Abbiamo poche eccellenze, in questa città. Una di queste è sicuramente il nostro amato Liceo Scientifico: difendiamolo, preserviamolo, critichiamolo pure. Ma facciamolo con basi solide: altrimenti la critica diviene calunnia, l’eccellenza diviene mediocrità.

Scusami questo sfogo da ex-studente!

Un abbraccio

 

La risposta del direttore

caro Johnny, da ex studente del Liceo, ai miei tempi sede staccata del Galilei di Pescara, accetto con piacere la tua missiva, perché purtroppo lo scorso numero è stato accolto negativamente dalla comunità liceale. Noi abbiamo sempre lavorato per costruire e mai per distruggere. Sono rammaricato del clima ingenerato dal nostro approfondimento e me ne scuso personalmente con il Liceo tutto.

Anche io serbo ricordi estremamente positivi dell’esperienza liceale a Montesilvano, iniziata nei garage della sede di Via Settembrini e terminata nella sede di Via Verrotti e sono felicissimo quando entro nella attuale sede, che dobbiamo forse alle mie e, probabilmente anche alle tue, richieste di una sede degna per il liceo cittadino quando eravamo studenti.

Per rispondere alle tue puntualizzazioni rispetto alle statistiche o rilevazioni scientifiche, abbiamo semplicemente raccolto le voci di diversi ragazzi all’entrata mattutina del cancello.

Valutando le reazioni successive alla pubblicazione dell’articolo comprendo non sia stato chiaro l’obiettivo di stimolo al miglioramento continuo. Nel ciclo di Deming (Plan – Do – Check – Act), metodo di gestione iterativo della qualità, nella fase controllo (Check) si verificano le differenze tra il piano e ciò che si è realizzato e così si è in grado di mettere in atto azioni correttive.

Mi ripeto nuovamente nell’affermare che il nostro è stato uno stimolo nella direzione del miglioramento e non della messa in discussione dell’istituzione culturale per eccellenza della nostra città, che svolge egregiamente il lavoro più importante del mondo, quello di formare i nostri futuri cittadini attivi, amministratori compresi.

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