Quale Europa abbiamo votato? … Chi lo sa?
di Pasquale Sofi
Continua la fanfara quotidiana di telemeloni che puntualmente celebra le mirabolanti performances economiche e i grandi meriti, in Italia e oltreconfine, della nostra Presidente del Consiglio. La gente però comincia a non crederci più tanto anche perché la crescita è sempre più un miraggio. Sembra che la nostra premier nazionale si stia sempre più specializzando nel gioco delle tre carte, al punto da estenderlo anche in Europa.
Infatti, dopo un lungo e tenace lavorio da abile ruffiana, volto a sedurre Ursula Von Der Leyen, vantando la lotta ai “trafficanti di essere umani” (frase che intende proiettare su altri il razzismo diffuso nel governo), nella votazione per il rinnovo della Presidenza europea, la leader de’ noantri ha votato contro la Von Der Leyen, a suo dire per coerenza politica…. Ma di quale coerenza si tratterebbe? Ci viene spontaneo chiederci e, nel tentativo di fornire una risposta, ci imbattiamo in due progetti politichi di cortissimo respiro: il primo è quello di creare una “nuova Guantánamo“ in Albania, visto che il nord dell’Italia si rifiuta di ospitare i migranti che hanno aggirato un blocco navale presente solo nelle fantasie propagandistiche preelettorali della premier; il secondo riguarda il fumoso piano Mattei, copiato di sana pianta dall’idea di Marco Minniti, ministro del governo Gentiloni, che aveva teorizzato “aiutiamoli a casa loro,” mixando questa ipotesi con il nome di Enrico Mattei, fondatore dell’ENI e stratega dell’autonomia energetica dell’Italia attraverso le ricerche di petrolio e gas in Africa. Oggi, in Africa, le terre produttive sono nel Sahel e sono tutte in mano a Russi e Cinesi, mentre la costa sud del Mediterraneo è diventata un protettorato russo-turco. Vista questa situazione geopolitica, il tanto sbandierato piano Mattei, andrebbe a finanziare tutt’al più una rete autostradale, probabilmente in Tunisia o qualche opera pubblica da qualche altra parte dell’Africa, riproponendo così, dopo novant’anni circa, le gesta del Duce in Libia ed Abissinia…
Con il suo gioco delle tre carte la Meloni ha fatto sparire, lasciandola indeterminata, la sua idea di Europa trincerandosi dietro schieramenti ideologici di destra e di sinistra che vede solo lei, mentre le differenze tra i due vecchi e superati schieramenti sono talmente labili da emergere solo nelle difese delle lobbies di appartenenza. Non ci ha mai detto la Meloni se l’Europa, che i suoi sostenitori hanno votato (credo che almeno il 90% di costoro non abbia contezza di cosa abbia fatto), debba essere coesa ed ergersi a naturale competitor di USA e Cina nel mondo, oppure fare la questua ogni anno per ottenere sforamenti di debito (ma sarebbe ora di finirla) o pietire una più favorevole dilazione per la riduzione dello stesso debito? Il problema sta tutto qui! Nel primo caso si tratterebbe di dare più potere all’Europa, attraverso una netta prevalenza delle direttive europee rispetto a quelle nazionali. Il vessillifero di tale europeismo dovrebbe essere il PPE, che in Italia trova adepti in Forza Italia e in Noi Moderati. Tuttavia, nei giornalieri interventi televisivi di Lupi, leader dei sedicenti moderati, non esiste, contrariamente a quanto ci aveva abituato il suo predecessore Formigoni, una dichiarazione diversa dalle ovvie banalità. Finché reggerà Comunione e Liberazione assisteremo, sempre in televisione, alle passeggiate quotidiane dell’on. Lupi, senza nessun costrutto, ma solo per pubblicità.
Quanto a Forza Italia, non vorrei che le ultime esternazioni sulla politica nazionale, in particolare sul welfare e sul canone Rai, da parte dei figli di Berlusconi fossero un parlare a nuora (Lega) affinché suocera (FI) intenda. Che Tajani non sia tanto lontano dalle idee di Giorgia? Ha tentato fino alla fine di favorire un accordo tra il PPE e i conservatori di ECR, di cui la Meloni è leader, a scapito dei Verdi. Forza Italia e soprattutto Noi Moderati dovrebbero, più degli altri, rappresentare nel centro destra il succedaneo valoriale della Democrazia Cristiana, avendone ereditato quello spirito socialdemocratico sul quale Don Luigi Sturzo aveva improntato il suo Partito Popolare.
Di tutto questo oggi si riscontra poco o nulla nei due partiti succitati che stanno tradendo anche l’afflato liberale berlusconiano. Tuttavia, sarebbe stata, da parte di Tajani, una mossa audace quella di coinvolgere la Meloni nella maggioranza UE, perché l’avrebbe costretta a scegliere anche in vista di decisioni difficili da prendere di qui a un anno, che segneranno le sorti dell’intero pianeta. Il riferimento va alle elezioni in Francia, USA e Germania, ma la Meloni, pronta ancora al gioco delle tre carte, non se l’è sentita di votare diversamente dai “patrioti” di Orban che l’hanno scavalcata a destra e che rappresentano la spina putinista nel fianco della UE. Il neonato gruppo, che annovera oltre a Orban anche la Le Pen e Salvini, tutti dichiarati sostenitori di Putin, tifa apertamente per il ritorno di Trump alla Casa Bianca; in tal caso il mondo intero sarebbe sconvolto con conseguenze tristemente immaginabili per l’Ucraina e per la stessa Europa. Sono ormai note le posizioni di Trump sulla Nato e sul sistema di difesa europeo.
In tale quadro, ecco comparire in tutta evidenza il giochino preferito della Meloni che si presenterebbe come naturale alleata del conservatore Trump (dopo Giuseppi probabilmente avremo Giorgi?) e si potrebbe trovare, avvicinandosi ai “patrioti” nella ridimensionata Europa, in posizione privilegiata rispetto a Germania e Francia. In tale malaugurato scenario, ci troveremmo in balia dei dazi americani (siamo il secondo fornitore di beni per gli USA) e, in quanto privi dell’ombrello americano, succubi delle minacce di Putin. Vedremo così venir meno alcuni capisaldi del nostro benessere quali: la sicurezza garantita fino ad oggi da USA e Nato, l’energia a basso costo, fornitaci fino a poco tempo fa dalla Russia e il libero mercato che ha favorito le nostre esportazioni in ogni parte del mondo. Diversamente, perdesse Trump, tutto rimarrebbe come prima con Presidente del Consiglio in auge per i rapporti cordiali con l’attuale amministrazione democratica.
Comunque, è bene non fasciarsi la testa prima di essersela rotta! In Francia Macron ha per il momento fermato la Le Pen e probabilmente il Fronte Popolare, che ha vinto le elezioni, emarginerà lo spauracchio Melenchon. Nel paese transalpino il futuro prossimo appartiene probabilmente a un governo tra macronisti e gollisti. Tra un anno si voterà anche in Germania e sembra che i sondaggi prevedano il ritorno del partito Cristiano Democratico, che fu della Merkel, mentre tra qualche mese si voterà in America per il successore di Biden. È questa la partita più difficile. Come ha dimostrato l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, Trump è abituato a giocare sporco, e poi Kamala Harris, che sembra il competitor designato, a mio parere non ha i numeri per battere Trump. Nei suoi anni di vicepresidenza non si è mai distinta per azioni significative! La sua candidatura spacca in due l’elettorato di colore (black e latinos) che era stato determinante per il successo di Biden. L’errore lo ha fato il vecchio Presidente che con il suo endorsement ha di fatto tarpato le ali a candidati ben più quotati (come ad es. la governatrice del Michigan Whitmer). A mio parere Michelle Obama (che avrei candidato già nella precedente tornata elettorale) avrebbe stravinto il confronto con il temuto tycoon.
Ma tornando più strettamente ai fatti di casa nostra, e che riguardano in particolare chi vive in una regione del centrosud (ovvero con residuo fiscale negativo), registriamo che è partita la raccolta di firme per un referendum mirato ad abolire la legge sull’autonomia differenziata. Sembra che tale raccolta sia inutile perché, secondo alcuni esperti, sono sufficienti le delibere già votate per gli stessi fini da cinque consigli regionali. La domanda nasce spontanea: come si comporteranno tutti i partiti del centrodestra in Abruzzo? A parere di chi scrive i cittadini avranno l’indicazione dai vertici di partito di disertare le urne, bollando l’iniziativa come la solita nefandezza della sinistra contro una legge che cambierà l’Italia favorendone la crescita e pertanto sarà un’opportunità e una risorsa da non perdere. Nessuno dirà che si tratta di abolire una legge iniqua che toglie soldi alle regioni del centro sud per ridistribuirli a quelle del nord! Qualsiasi altra diceria sull’argomento che contraddice quanto suddetto è un falso che fa perno sull’ignoranza non solo dei cittadini più sprovveduti, ma anche delle persone più acculturate che non hanno trattato in maniera adeguata argomento. La lega è arrivata all’autonomia differenziata dopo quarant’anni di attività politica animata da un retroterra culturale apertamente razzista. Significativo è lo spot “Roma Ladrona” di vecchia ascendenza bossiana che ha accompagnato e accompagna tuttora il pensiero di gran parte degli abitanti del nord Italia. Per potersene rendere conto bisognerebbe vivere qualche mese al nord, dove i figli dei meridionali per poter vivere serenamente con i pari sono costretti a rinnegare e dileggiare le origini dei loro padri.
Ci sarebbe da segnalare infine l’ultimo giochetto del governo Meloni sul Pnrr: l’informazione teleguidata riferisce che siamo primi in Europa per quanto speso fino ad oggi, meritandoci in anticipo le quote spettanti e bla bla bla di questa solfa. Ufficialmente, sembra che abbiamo speso fino ad oggi il 91% di quanto assegnatoci (in Italia la contabilità finanziaria parla di accertamento e impegno di spesa). Altre fonti confermano tale percentuale, ma completano il discorso dicendo che le somme effettivamente spese ammontano a poco più del 30%. Se poi tali somme dovrebbero essere comprensive anche dei vari bonus e crediti d’imposta, allora l’ammontare reale si ridurrebbe ulteriormente. È del tutto comprensibile la strategia per poter disporre di contante, segno inequivocabile che le casse sono vuote, ma speriamo che Dio ce la mandi buona.