Lo scultore Nicola D’ Antino
Nicola Eugenio D’Antino, figlio di Vincenzo e di Floridea Tirone, nacque a Caramanico Terme il 31 ottobre 1880.
All’età di dieci anni ebbe come maestro Francesco Paolo Michetti che solitamente trascorreva le proprie vacanze a Caramanico.
Dal 1898 studiò a Roma sotto la guida dello scultore Ettore Ximenes.
Successivamente frequentò l’Accademia di belle arti di Napoli seguendo le lezioni di Achille D’Orsi.
Durante il soggiorno napoletano ebbe modo di conoscere “o scultore pazzo” Vincenzo Gemito, Edoardo Scarfoglio ed Antonio Mancini.
Nel 1906 tornò a Roma ed esordì alla Esposizione degli amatori e cultori di belle arti dello stesso anno.
Il clima romano era allora dominato da due principali linee di tendenza: una legata alle espressioni grafiche di gusto liberty, che facevano capo ad Aleardo Terzi ed a Duilio Cambellotti, collaboratori della rivista annuale Novissima, e l’altra del divisionismo pittorico di Enrico Lionne, Camillo Innocenti, Arturo Noci, Giovanni Battista Crema e Maurizio Barricelli.
In tale periodo D’Antino elaborò un suo modo elegante e originale di stilizzare la figura esaltandone le linee slanciate.
Fu presente all’Esposizione degli amatori e scultori di belle arti del 1909 con “Particolare d’un monumento funebre” e “Ritratto di signorina”.
In occasione della Esposizione del 1910 alla quale partecipò con tre bronzi ed una piccola terracotta, il critico Arduino Colasanti scrisse di lui:
“scultore ad un tempo vigoroso e delicato, capace di ravvivare una bella forma con un profondo sentimento. Espone un nudino di donna di rara solidità e un Ritratto di bambino che, per la vivacità e per la modellatura franca, nervosa, efficacissima, è una delle sculture più ammirate della mostra.”
Prese parte nel 1911 all’Esposizione internazionale di Roma con “Signora”.
L’anno successivo espose nella sala romana della prima Mostra d’arte giovanile a Napoli con i pittori Arturo Noci, Carlo Alberto Petrucci, Nino Bertoletti e gli scultori Arturo Dazzi, Giovanni Nicolini, Giovanni Prini ed Amleto Cataldi, assieme ai quali partecipò, nell’estate dello stesso anno con il marmo “Ritratto della baronessina De Rubeis” e due figure in bronzo alla Mostra del ritratto, allestita nei locali del Circolo artistico di Roma.
Negli anni dal 1913 al 1916 venne maggiormente apprezzato dal pubblico e dai critici che lo definirono elegante, raffinato, squisito e vigoroso.
Nel 1918 tenne una mostra personale alla galleria A. De Conciliis di Milano assieme al pittore Umberto Prencipe esponendovi ventuno opere.
In quegli anni si dedicò in maniera quasi esclusiva allo studio del nudo femminile e sviluppò una sua personale ricerca sulla espressività del corpo nello spazio scolpendolo in atteggiamento di passo di danza e proteso in un gesto di offerta.
Nel 1921 Vittorio Pica, presentando quindici opere dello scultore abruzzese alla collettiva della galleria Pesaro, parlava della “equilibrata armonia delle masse” e della “delicata grazia dei particolari” delle “vaghissime statue in bronzo”.
Sempre nel 1921 D’Antino collaborò alla rivista “Cronache d’attualità”, diretta a Roma da Anton Giulio Bragaglia, pubblicando un gruppo di disegni; nello stesso anno fu membro della Commissione ordinatrice della Biennale romana, mostra alla quale parteciperà nel 1923 e 1925.
Partecipò per cinque volte alla Biennale di Venezia ed espose quattro volte alle Sindacali romane e tre volte alle Quadriennali di Roma.
Realizzò inoltre grandi opere plastiche, come le due statue di atleti in marmo, Il timoniere e Lo sciatore del Foro italico a Roma tra il 1929 ed il 1931, la grande fontana luminosa dell’Aquila nel 1933, la statua in bronzo raffigurante Francesco Paolo Michetti eretta nel 1938 davanti al convento di Santa Maria del Gesù di Francavilla al Mare ed il Ritratto di D’Annunzio nel 1940.
Dopo l’inaugurazione il 14 agosto 1933 a Pescara del Ponte Littorio, progettato dall’ architetto Cesare Bazzani, progettista anche del Palazzo delle Poste e della Chiesa di San Cetteo, Nicola D’Antino ricevette l’incarico per una cifra di 130.000 lire di realizzare quattro sculture in bronzo per decorare il ponte da consegnare entro il 14 agosto 1935.
Lo scultore rispettò i tempi concordati e consegnò le statue in bronzo di natura allegorica; erano nudi femminili adagiati su basamenti posizionati due per parte lungo il parapetto del ponte.
Le figure rappresentavano le quattro attività economiche principali della regione Abruzzo: la pastorizia, la pesca, l’agricoltura e l’industria.
Le sculture furono trafugate e scomparvero durante la seconda guerra mondiale poco prima che i tedeschi in ritirata facessero saltare il ponte Littorio.
Nicola D’Antino venne anche insignito del titolo di Grande Ufficiale della Corona d’Italia ed ebbe tra i suoi estimatori il conterraneo Gabriele D’Annunzio, che come lui aveva frequentato il cenacolo Michetti del Convento di Francavilla al Mare, dove aveva avuto modo di conoscere anche Francesco Paolo Tosti e Basilio Cascella.
Trascorse gli ultimi anni di vita tra i ricordi dell’apprezzata carriera di scultore e la ripresa della pratica della pittura con la quale si era presentato alla Biennale di Venezia del 1934.
Nel 1947 partecipò con Renato Brozzi ed Amedeo Bocchi alla mostra collettiva di pittura alla galleria Addeo di Roma.
Morì a Roma il 3 novembre 1966, lasciando una situazione ereditaria confusa che ha reso difficile una catalogazione complessiva della sua opera.