Ci stiamo giocando fondamenti di democrazia la libertà, la diversità, l’identità
Dopo la Seconda guerra mondiale è stato automatico abbinare l’economia di mercato alla democrazia. Idea questa in contrapposizione con il pensiero, fino ad allora dominante, di raggiungere la propria potenza attraverso regimi totalitari (Unione Sovietica, Germania, Giappone…). Successivamente questo concetto si è invertito per cui l’economia di mercato, accomunata all’idea della democrazia, si è separata da esso coinvolgendo molti Paesi come la Russia, la Turchia, il Brasile… e purtroppo la stessa Europa negli Stati formatisi dalla disgregazione dell’ex Unione Sovietica (Polonia e Ungheria) dove si è avviato un pensiero di commistione tra autoritarismo e mercato, che progressivamente e subdolamente ha iniziato a calpestare diritti fondamentali democratici e a perseguire i mass-media contrari al regime, riorganizzando il sistema giudiziario, fino al controllo del mondo della cultura e della formazione. Riflessioni che terrei a mente.
Sempre dopo la Seconda guerra mondiale, soprattutto nei Paesi occidentali, nella frenesia della ricostruzione e dello sviluppo economico di Società ferite da lutti, sofferenze e povertà, si generano produzioni eccessive di beni ed eccedenze locali. Di conseguenza in questi Paesi la crescita del reddito, del patrimonio e del risparmio (Stati Uniti d’America, Europa occidentale e Giappone) unitamente alle eccedenze di produzione, furono motivo per conquistare nuove quote di mercato diverse da quelle interne. Così, unitamente, esplode in questi anni anche il business pubblicitario che diffonde una nuova e potente religione, “il consumismo” come fonte per il raggiungimento della “beatitudine”. Una Religione, questa, che non conosce barriere, confini, sesso, razza, orientamento politico, religioni e culti, dove i sommi sacerdoti “marketing e pubblicità” dettano il verbo quanto a stili di vita e moda, stigmatizzano la felicità ed il benessere ed indicano la via per raggiungere un EDEN di beatitudine “la fede nel consumismo”.
Crescono i potentati economici e aumentano gli appetiti, così si indirizzano le Società contemporanee a consumare prodotti provenienti da ogni parte del mondo subdolamente. Di seguito, per interessi di una ristretta élite economica e finanziaria e in nome di una “beatitudine globale”, si avvia una ingannevole e progressiva sostituzione degli stili di vita fino alla cancellazione di tradizioni e culture in nome della modernità.
Questa azione prevaricante ebbe maggiore slancio e forza con l’accelerazione negli anni ‘90 del progresso della tecnologia, soprattutto nei trasporti, telecomunicazioni, connessione dati “Internet”. Abbagliati da un presunto progresso e ambiguo benessere, aumenta fortemente la domanda mondiale e di conseguenza gli investimenti sulla produzione hanno una impennata, unitamente alle richieste di materie prime. Questo portò ad una delocalizzazione dai Paesi più industrializzati verso aree economicamente più arretrate per svariati motivi, fondamentali per il profitto e la speculazione:
a) in questi paesi vi erano forze lavoro a basso costo;
b) presenza in loco di materie prime;
c) legislazioni ambientali e tutela del lavoro meno restrittive o assenti;
d) bassa o discreta fiscalità;
e) con l’aumento degli occupati si creano nuovi adepti “consumatori” che permettono ulteriore ampliamento dei mercati e crescita esponenziale dei consumi.
A questa religione consumistica fanno da pendant il Liberismo Economico, la Finanza e la Globalizzazione. Capitali finanziari, la cui legge è dettata dal profitto e da arbitraggi, migrano da mercati saturi, dove per produrre 100 è necessario investire 90, verso mercati in fase di sviluppo, dove per produrre 100 è sufficiente investire 40. Con la crescita di grandi ricchezze in mani di pochi, esplose anche il fenomeno della finanziarizzazione dell’economia con la immancabile speculazione internazionale.
Dietro tutto questo quale menti dominano? Principalmente le multinazionali, le banche, le finanziarie, Stati impresa; in poche parole “l’élite dominante”. Tutto ciò ha implicato e introdotto sempre più effetti condizionanti sulla vita dei popoli coinvolti che si riversano sulle politiche interne ed esterne degli Stati, sulle strutture e sugli strati sociali e sulla loro coesione, sui comportamenti, sugli egoismi e i destini dei singoli individui che, anestetizzati e offuscati da promesse di un futuro Eden per tutti, vengono allontanati dalla cultura delle tradizioni, con l’intento di offuscare le menti per raggiungere l’obiettivo prevaricante dell’annullamento delle identità, in poche parole il dominio sull’uomo.
Fu così che crollarono muri, barriere, e dalla spiritualità che aveva per secoli guidato l’Occidente, l’Europa, ci si indirizzò al laicismo sfrenato; dalla tradizione ci si avviò verso il nuovo mondo, la globalizzazione che Zygmunt Bauman definì “società liquida, un modello di società dove i popoli non conosceranno più la loro identità”. Promettendo stabilità, giustizia e snellezza della burocrazia, nell’interesse di un maggiore controllo della sicurezza, il nuovo potere, servendosi di una tecnologia sempre più sofisticata e invasiva nella vita dei cittadini, come fosse il canto delle Sirene di Ulisse, abolisce subdolamente sempre più spazi di libertà e autodeterminazione.
È nel futuro della Globalizzazione, dove impera il verbo del consumismo, del liberismo economico finanziario, il verbo della delocalizzazione e speculazione produttiva mondiale, lo spirito di asservire sotto la propria gestione ogni servizio, ogni bene prodotto, ogni necessità dell’uomo, diventandone unico produttore e proprietario. Questa nuova religione, inoltre, si serve della paura per modellare le società, come fosse plastilina.
Non dimenticate che l’Europa è nata, nello spirito dei suoi fondatori, come il baluardo della democrazia nel mondo, di conseguenza i responsabili delle istituzioni hanno sì il diritto-dovere di far rispettare le regole condivise e che costituiscono le basi fondamentali di un’Unione a cui i Paesi membri hanno liberamente aderito, ma senza snaturare le loro identità, rispettando culture e religioni. La globalizzazione e i burattinai che la ispirano e la guidano di certo non perseguono gli stessi obiettivi che i Padri Fondatori auspicavano per una grande Europa dei popoli.
Obiettivo importante era fondare l’Europa su idee e valori, non solo quelli dei mercati, ma rispettando la ricchezza culturale e linguistica delle sue diversità, rispettando la dignità umana che è diritto fondamentale. Obiettivi e valori sanciti dal trattato di Lisbona e dalla Carta dei diritti fondanti dell’Unione Europea.
Già nei primi anni Settanta Pasolini denunciava, scrivendo una lettera ad Italo Calvino, il neo conformismo, cioè l’idea di conformarsi a dottrine, usi, opinioni prevalenti socialmente e politicamente. Ci fu chi tacciò Pasolini di idee reazionarie perché certe idee di conservazione, rispetto del passato, della storia e della propria identità da lui espresse, erano considerate prerogativa esclusiva della destra.
La verità è che Pasolini, affermando che “conformarsi alle idee altrui è uccidere la propria creatività” denunciò l’omologazione socio-culturale e la spinta verso la quale ci stavano indirizzando, rompendo con ogni tradizione e peculiarità del passato che sono la base identitaria di un popolo. Denunciava la spinta politico-culturale a conformarsi a modelli e idee altrui.
Le società occidentali erano pervase dalle tradizioni, dalla narrazione, dal sacro, dal divino e dal rito; le società moderne sono al contrario dominate dall’io, dalla tecnologia, dall’economia e dalla finanza.
Il filosofo tedesco di origine coreana, Byung Chul Han afferma che “la società dei nostri tempi si fonda su un esercizio contabile, non sulla narrazione, non si racconta come facevano i nostri padri e i nostri nonni; si è perso il rito, il rapporto con il dolore”. Il voler ignorare la malattia, l’agonia, il lutto dalla vita degli individui, non è altro che il processo di desocializzazione che persegue la società dei nostri tempi.
Una società dove l’uomo non conosce limiti, dove domina l’eccesso, dove non conosce misura, è portata all’auto distruzione e a quella del mondo. Unica fede il denaro e l’eccesso di una laicità sfrenata. Una società la nostra che non sa quanto sia importante fermarsi, ascoltare l’altro, il suo dolore, le sue esigenze; una società che va perdendo ogni contatto con la realtà, con il territorio in cui vive, con le sue foreste, le sue acque, con la fauna, i colori, le conoscenze, gli odori e i sapori. Soprattutto i nostri giovani hanno perso la storia, la cultura millenaria lasciataci dai nostri antenati, la sacralità fonte di vita di tutto ciò che ci circonda. Anestetizzati, storditi dagli eccessi, resi ciechi dalla rincorsa all’arricchimento, al benessere insignificante visto nel consumismo smodato e poi sempre inappagante. Non ci rendiamo conto dell’agonia e della morte verso la quale indirizziamo l’umanità nel fare del male al nostro mondo e alla nostra terra, perseguendo egoistici, eccessivi e futili benefici stiamo desertificando la terra.
La perdita del rispetto e del valore del mondo in cui viviamo, di tutti gli esseri viventi vegetali ed animali, l’annichilimento dell’uomo rispetto al reale significato della vita, il voler ridurre il mondo ad oggetto sta trasformando noi stessi in oggetti insignificanti. La globalizzazione, il consumismo, questa religione materialistica stanno distruggendo il legame sociale e gli ecosistemi necessari per la sopravvivenza dell’umanità.
Stiegler Bernard afferma: “Ci fanno vivere sempre più in una società reticolata, messa in rete da algoritmi che circolano sulle reti e concepiti per essere interamente controllati e calcolati”.
Ma il web, al contrario, non era stato concepito per stimolare dibattiti e confronti scientifici che non sono calcolabili? Stanno disincantando il mondo per diventarne padroni, appiattiscono l’umanità intera servendosi delle paure, dei futili egoismi, propinandoci fatui benefici comprimono le nostre libertà con la promessa di dare maggiore sicurezza, stabilità economica, tranquillità sociale. Il loro disegno è di fare piazza pulita di ogni distinzione, di ogni diversità per giungere alla liquidazione di ogni diritto naturale. Si servono di un razionalismo esasperato che attraverso la paura vuole raggiungere oltre al consenso un’obbedienza cieca.
Così, con il desiderio che si fa norma e sfocia nel Nichilismo, si liquida ogni diritto naturale: la tradizione, la famiglia, l’identità, il diritto all’autodeterminazione, insomma è la fine della nostra civiltà. Oggi, noi occidentali, che abbiamo raggiunto un certo benessere, che non patiamo le guerre con le sue sofferenze e i suoi lutti, stiamo perdendo sempre più la capacità di sopportare il dolore, barattiamo la vita con la sopravvivenza, usiamo per ogni piccolo dolore analgesici, siamo psicologicamente sempre più fragili, alla ricerca di una vita senza alcuna sofferenza, disposti anche ad assumere psicofarmaci e droghe che alterano i comportamenti, gli stati d’animo, la percezione dei sensi, sostanze che modificano il normale funzionamento di aree cerebrali generando effetti gratificanti come euforia, benessere, fatue intimità che generano dipendenze e ci allontanano dalla vita reale.
“Comprare droga è come comprare un biglietto per un mondo fantastico irreale, ma il prezzo di questo biglietto è la vita” Jim Morrison.
Il filosofo tedesco di origine coreana, Byung Chul Han afferma in merito alla società moderna “Preferiamo vivere meno per soffrire meno. Sottrarsi alla storia per sottrarsi ai suoi patimenti”, in parole povere preferiamo vivere alla giornata, fuori dalla realtà della vita, in un’assenza continua e sorda. Ma che vita è questa?
“Senza dolore non c’è poesia, né amore, ricordo, bellezza” Gabriele D’Annunzio.
In un suo articolo Marcello Veneziani afferma che “La nostra società allevia, rinvia, nasconde ed espelle il dolore, la morte, la vecchiaia e la solitudine grazie alla tecnologia, alla medicina, al benessere, alle distrazioni”. Dilaga il Nichilismo, l’annullamento della realtà della vita, i valori, i significati morali e filosofici. Invece che una vita da vivi questa società preferisce una vita da anestetizzati, insensata, vuota, demotivata che dà seguito alla ricerca di sensazioni esasperate, forti e spesso disumane.
Inoltre non vi sembra che, il regolarizzare tutto attraverso un’egemonia culturale-giuridica, facendo piazza pulita di ogni diversità, ogni distinzione, voglia dire liquidare ogni diritto e ogni libertà naturale, comprimere ogni spazio di vita dell’uomo? Non credete che così non si arrivi a salvaguardare i diritti delle minoranze, ma piuttosto alla egemonia delle minoranze? Non si possono pretendere giuridicamente diritti che sono prettamente naturali, richieste delle cosiddette minoranze dei diversi.
Da il quotidiano Il Tempo del 14.3.2017, Marcello Veneziani scrive: “Il mondo capovolto, il diritto a rovescio, l’Italia a testa in giù. I figli non li vuole più nessuno eccetto i gay, le lesbiche e le donne anziane. E via con gli uteri in affitto, l’eterologa, maternità surrogate, le adozioni di coppie dello stesso sesso. E se la politica tentenna, la magistratura accelera, non applica le leggi ma le crea” […] “Ma cos’è questa voglia insana di rovesciare la natura, la storia, la legge, la realtà e l’umanità come finora concepita? Perché smantellare la famiglia, la maternità, la paternità, la nascita, la vita e la morte, nelle forme finora conosciute? Perché smantellare una civiltà giuridica e religiosa, civile e naturale fondata sulla famiglia? Non vi sembra una pazzia? Ciò che non riuscì a guerre, armi atomiche, rivoluzioni e regimi totalitari potrà riuscire nel nome dei diritti, del progresso e della modernità?
Vi chiedo, è preferibile l’omologazione globale in nome dei presunti diritti umani, plasmando il mondo a loro uso e consumo, oppure la difesa dei simboli e delle identità legittime?
Non diamo ascolto ai sacerdoti della globalizzazione, non restiamo immobili, incoscienti, rassegnati, torniamo a partecipare, a comprendere, a decidere il nostro futuro tappandoci le orecchie per non ascoltare le Sirene, “reincantiamo il mondo”, riportiamo nella vita ciò che è magico, misterioso, incalcolabile, le diversità naturali che sono il fondamento del futuro dell’umanità. Il mondo in tutte le sue componenti esiste da milioni di anni grazie alle sue diversità.
Nell’enciclica Fratelli Tutti il Pontefice Francesco ha esortato “ad andare oltre un mondo di soci” che vuol dire un mondo che non persegue la verità nella ricerca, bensì l’indirizzo di un gruppo di utilità, trasformando l’uomo in un corpo morto che si fa portare ovunque e modellare dagli interessi in cui è coinvolto.
Occorre un laicismo basato sul ragionamento, sulla libertà, che dica no alla faziosità e al contrario persegua il libero pensiero, che sia coerente, coraggioso, onesto intellettualmente.
Il filosofo e saggista Vittorio Alberti asserisce “se non ragiono e non ho istruzione, o anche se mi illudo di ragionare e sapere le cose, presto o tardi mi farò guidare da qualcuno che con parole semplici, slogan, mi guiderà come un agnellino al guinzaglio”.
Nel secolo scorso molti hanno creduto che i muri, le sofferenze, le utopie, le promesse di eguaglianza, avrebbero portato ad una società felice. Altri, nel secolo scorso, hanno fatto credere che eliminando il diverso e costruendo “la razza pura” si sarebbe costruita una società di privilegiati e felici.
Oggi le ideologie del Novecento sono state sostituite dalla “globalizzazione” dove impera il consumismo, il dio denaro, la finanza. Tempo fa disquisendo con un amico su queste tematiche di cui sopra ho ampiamente dibattuto, mi disse: “cosa si può fare, oramai il mondo va verso la globalizzazione!” No, no caro amico, molti nel secolo scorso dicevano la stessa cosa nei riguardi di certe ideologie. Studia la storia, poni attenzione e ragione, anche se in forme diverse essa si ripete, importante è avere il coraggio, la forza, l’intelligenza di fare incontrare e confrontare le diversità senza faziosità, per costruire con onestà morale un futuro dell’umanità, con l’uomo ancora al centro dell’universo e rispettando le leggi naturali che lo governano. Altrimenti è ….