Evoluzione e intelligenza artificiale
di Elio Fragassi (https://www.eliofragassi.it/)
Anno 1982
Esce l’album di Franco Battiato “L’arca di Noè” dove troviamo una canzone dal titolo “New Frontiers” che inizia con la seguente frase: “L’evoluzione non serve al popolo se non è preceduta da un’evoluzione di pensiero”.
Anno 1983
In quell’anno acquistai il primo computer Apple IIE.
Iniziai a studiare i flussi di programmazione in BASIC per il sistema di programmazione MS DOS e quale insegnante cominciai ad utilizzare il P.C. come strumento di sostegno all’azione didattica. Ricordo come molti colleghi, e non, mi guardavano come uno “scansafatiche” perché essi pensavano, a detta loro: “tanto il computer fa tutto da solo”. E pensare che era il tempo dei comandi testuali per sistema operativo a disco per singolo utente.
Anno 2023
“Sul significato del termine evoluzione si potrebbe scrivere tantissimo perché le ottiche sull’evoluzione e sull’idea di progresso come qualità tipicamente umana sono davvero tante. Il problema e che … oggi purtroppo finisce per avere la meglio la visione scientifica e tecnologica, per cui evolversi vuol dire migliorare oltremodo gli strumenti che utilizziamo per approcciarci alla realtà”. (1)
Nel 1968 Stanley KubricK aveva già girato “2001: Odissea nello spazio” dal romanzo di Artur C. Clarck. Nel film è presente il supercomputer HAL 9000 dotato di intelligenza artificiale molto evoluta capace di leggere il labiale tanto da essere in grado di difendere la sua incolumità con un senso di raggiunta autocoscienza. Il passaggio dall’”essere strumento” all’”essere senziente” avviene nel momento in cui ha la capacità di gestire e manipolare una grande mole di dati grazie al deep learning, cioè a quella tecnologia di apprendimento automatico studiata fin dagli anni ottanta del secolo scorso. Nel frattempo, nato negli anni ’60 del secolo scorso, internet si diffonde affermandosi, nel 1995, come rete pubblica con un primo motore di ricerca denominato “Alta Vista”.
Intanto dopo le numerose esperienze sia didattiche che professionali, sviluppate in coerenza con nuovi programmi e relativi aggiornamenti e la nascita dei primi programmi social media, nel 2008 scrissi questa prima riflessione dal titolo: “Computer, coltello, tizzone e fantasia” nella quale affermavo: “Il tempo che stiamo vivendo custodisce, nel suo cuore e nella parte più interna del suo nucleo, una rivoluzione silenziosa che, man mano, si espande in ogni dove: la rivoluzione tecnologica. In particolare, in questo caso, mi riferisco a quella dell’informazione e della comunicazione o, meglio, la rivoluzione informatica o digitale. Questa rivoluzione che investe, spesso senza che ce ne accorgiamo, la nostra vita, il nostro spazio, il nostro tempo, i nostri sentimenti, la nostra mente è una rivoluzione talmente profonda che sconvolgerà, al termine, il nostro pensiero se non saremmo vigili e capaci di governarla perché, proprio per le sue caratteristiche di a-spazialità ed immaterialità, è in grado di penetrare in ogni dove, ed in profondità, anche in modo subdolo, senza farsi notare evitando, così, che ci si accorga della sua invisibile infiltrazione”.(2)
Ora, tornando alla frase iniziale di Battiato mi chiedo come può verificarsi una “evoluzione di pensiero” se i nostri giovani a seguito della rivoluzione informatica e digitale conoscono sempre meno parole, come presentato nella seguente ricerca di Tullio De Mauro: “Ricordo che nel 1976 il linguista Tullio De Mauro, di recente scomparso, aveva fatto una ricerca per vedere quante parole conosceva un ginnasiale: il risultato fu circa 1600. Ripetuto il sondaggio vent’anni dopo, il risultato fu che i ginnasiali del 1996 conoscevano dalle 600 alle 700 parole. Oggi io penso che se la cavino con 300 parole, se non di meno”. (3)
Se il nostro cervello lo paragoniamo al serbatoio di una macchina accade che con pochi litri di carburante si fanno pochi chilometri mentre con un serbatoio pieno si possono fare centinaia e centinaia di chilometri; quindi, più parole si conoscono più sono le combinazioni lessicali che ci possono guidare verso un pensiero critico e costruttivo. Avendo notato che i nostri giovani erano sempre più carenti di parole nel 2001 partecipando al Forum del MIUR “Una scuola per crescere” annotai che “i miei piani di lavoro attuali si sono dimezzati rispetto a quelli di dieci anni fa; conseguentemente gli alunni di oggi acquisiscono metà delle conoscenze degli stessi di dieci anni fa; in compenso però, la società di oggi richiede maggiori prestazioni e capacità di pensiero. Ecco, quindi, che la forbice tra “scuola” e “società” si allarga sempre di più con grave danno per tutti noi che ci troviamo sempre di più di fronte a diplomati sempre meno preparati in una società che, evolvendo, richiede, invece, molteplici capacità e differenziate competenze “. (4)
In questo tempo in cui l’evoluzione scientifica e tecnologica è arrivata a un punto tale da superare anche la fantascienza accade che l’intelligenza artificiale preoccupi anche chi l’ha studiata e creata come Geoffrey Hinton che ha parlato proprio dei pericoli per l’intera umanità. Allo stesso modo Yudkowsky, altro scienziato americano, sostiene che “la cosa più probabile che possa capitare, visto che non abbiamo ancora modo di instillare i valori umani in questi sistemi è che queste intelligenze non vogliano quello che vogliamo noi e non abbiano nessuna cura per i loro creatori. Saremo solo atomi che potranno essere utilizzati e loro saranno molto più intelligenti di noi” (5) e ancora oltre nello stesso articolo si legge”… la sperimentazione sulle intelligenze artificiali va sospesa fino a data da destinarsi, ovvero fino a quando non saremo sicuri di saper gestire questa tecnologia, perché un solo errore ci condannerebbe alla catastrofe”. Secondo questi e altri studiosi del settore, se non saremmo capaci di fermarci accadrà che ci porremo… “in una posizione di sudditanza verso la macchina stessa, posizione che tende, sostanzialmente, ad “umanizzare” la macchina: cliccando qui lui ti esegue . . ., la macchina ti fa . . ., dagli questo comando e . . . , ed a “macchinizzare ” l’individuo: basta premere un tasto e . . ., premi invio e . . ., clicca sul pulsante destro e si apre . . ., clicca . . . e . . ..”. (6)
È necessario quindi scegliere tra “evoluzione” intesa come “…processo di trasformazione, graduale e continuo, per cui una data realtà passa da uno stato all’altro – quest’ultimo inteso generalmente come più perfezionato – attraverso cambiamenti successivi:”(7) o “progresso” visto come”… sviluppo verso forme di vita più elevate e più complesse, perseguito attraverso l’avanzamento della cultura, delle conoscenze scientifiche e tecnologiche, dell’organizzazione sociale, il raggiungimento delle libertà politiche e del benessere economico, al fine di procurare all’umanità un miglioramento generale del tenore di vita, e un grado maggiore di liberazione dai disagi. ”(8)
Noi, superstiti del diluvio universale e salvati dall’Arca di Noè rischiamo di annegare e scomparire a causa di macchine i cui algoritmi pescano ed elaborano dati nell’immenso oceano di informazioni di internet e dei social che, come disse Umberto Eco nel 2015, “… danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel”. (9) Pertanto, conclude Yudkowsky: “Ci sono voluti più di sessant’anni da quando il concetto di intelligenza artificiale è stato creato fino ad arrivare alle potenzialità che abbiamo raggiunto oggi. Non siamo ancora pronti e non c’è nessun indizio che saremo pronti nel prossimo futuro, fermate tutto prima che sia troppo tardi, fatelo per i nostri bambini. ”(10)
Per concludere con le parole di Marco Tabellione: “Abbiamo perso ideali ed utopie, abbiamo perso l’innocenza e la spontaneità, siamo diventati tutti grandi comunicatori “. (11) È necessario perciò “tornare ad esempio a rivalutare il versante del mito, del valore filosofico, l’idea stessa del sacro come fondamento dell’agire concreto, tornare ad esperienze di spiritualità interiore che non vadano confuse con un po’ di yoga o di retorica sentimentale”. (12)
1) Marco Tabellione “Quale evoluzione” – Il grande sorpasso – n° 1 – Anno IX
11) Marco Tabellione, op. cit
12) Marco Tabellione, op. cit.