Hieronymus Bosch e “Il Giardino delle delizie terrene”
di Gabriella Toritto
Nel novembre 2017 è stato proiettato al cinema un docufilm: “Hieronymus Bosch”, successivamente trasmesso anche su SkyArte mercoledì 19 maggio scorso (2021).
Il docufilm, di José Luis López-Linares, è un viaggio tra i misteri e i simboli raffigurati sul trittico “Il Giardino delle delizie terrene”, opera avvincente e misteriosa del pittore fiammingo Hieronymus Bosch, che anticipa il Surrealismo di S. Dalì.
Il trittico “Il Giardino delle delizie terrene” è attualissimo ai nostri giorni fra gli artisti e gli scienziati che hanno a cuore le sorti del pianeta Terra, fra loro Leonardo di Caprio.
“Punto di non ritorno” – “Before the Flood” – è un documentario del 2016 di Fisher Stevens sul cambiamento climatico, in cui Leonardo Di Caprio, attore, produttore, nonché attivista statunitense, dibatte sul cambiamento climatico in corso con le più importanti personalità del pianeta.
Chi era Hieronymus Bosch? Hieronymus Bosch vive fra il XV e il XVI secolo, a Sud dei Paesi Bassi. Nasce in una famiglia di artisti, tutti pittori. “Il Giardino delle delizie terrene”, attualmente esposto al Museo “el Prado” di Madrid, è un grande trittico, costituito da una tavola centrale e da due laterali, raffigurante la storia dell’umanità in una sequenza temporale che va dagli albori paradisiaci e celestiali (sull’ala destra) fino alla degenerazione (ala sinistra) che comporta lutti, miserie, malattie.
La prima tavola raffigura il giardino dell’Eden. Sulla tavola centrale è narrato il caos provocato dai “piaceri effimeri” – le delizie – della vita terrena. Il terzo pannello, dalle tonalità fosche e tenebrose, prefigura le conseguenze dei comportamenti irresponsabili dell’umanità fino alla dannazione nell’inferno.
Sulla tavola centrale, verso l’ala sinistra del trittico (quell’ala che precede la decadenza e la putrefazione dell’umanità) si osserva una grande sfera grigia, metallica nell’aspetto, caratterizzato da robusti aculei metallici. Essa stride fortemente con la vita rappresentata intorno, seppur vita votata alla dissolutezza dei costumi. La sfera, grigia e metallica, sforna da uno squarcio personaggi cinerei, dalle posture e sembianze animalesche. Sembrano scimmie.
La rappresentazione della sfera preconizza un’arma letale, come le mine esplosive, armi da guerra, ma evoca anche la forma del virus contro cui attualmente stiamo combattendo.
L’opera è unica ed enigmatica, concepita secondo i canoni della dottrina cristiana medioevale attraverso immagini allegoriche, che traggono ispirazione dalle Sacre Scritture e dalla Tradizione.