LINO CARRARETTO e la luce veneta
LINO CARRARETTO e la luce veneta
di Tonino Bosica
Un viaggio virtuale per arrivare a Casale sul Sile (TV) e parlarvi di un artista singolare. Si chiama Lino Carraretto. Vi è nato nel 1947 dove vive e lavora ancora. Artista autodidatta, dipinge per vocazione seguendo un’intima necessità di espressione emotiva. Arriva tardi alla pittura, quasi per caso, quando sente la necessità di arricchire le spoglie pareti della sua nuova casa, nei primi anni ‘70. Da studente aveva sempre avuto una naturale dimestichezza col disegno e l’acquerello; per l’occasione torna a dipingere, stavolta con l’olio. Dapprima copia tutto quanto accenda il suo interesse: grandi maestri, cartoline; poi, appropriandosi della tecnica pittorica, esce a dipingere en plein air per partecipare a concorsi estemporanei. I risultati sono subito incoraggianti: pieni consensi, dal pubblico e dalla critica più accorta. Infatti conta recensioni e presentazioni, tra le tante anche quella di Marco Goldin, Giorgio Segato, Nicola Micieli, Leo Strozzieri, Maria Cristina Ricciardi.
Inizia a credere al suo lavoro e con impegno organizza la prima personale al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto nel 1982. Risalgono allo stesso periodo le prime partecipazioni a rassegne d’arte e le vincite dei primi premi. Successivamente, con pacate meditazioni, i paesaggi comincia a “confezionarli” nello studio, abbinando con fantasia soggetti reali a quelli sognati, per ottenere una preziosa visione lievitata, evocata. Questa introduzione rappresenta per il maestro una svolta decisiva per la sua arte, che si carica così di straordinaria leggerezza.
Tutta la sua pittura verte ad attirare l’attenzione sul nostro paesaggio, così bello e così labile nel tempo, un paesaggio che non abbiamo il tempo di assaporare perché frastornati dal ritmo frenetico della vita odierna. Attraverso la memoria recupera tutto ciò che parla di poesia e che sta pian piano scomparendo: vecchie ville abbandonate, casolari, barconi. La sua immersione nella natura è totale: con atto di fede o, se si preferisce, di coraggio, Carraretto è alla ricerca di un valore non effimero dell’immagine dipinta. Con animo attento è sempre pronto a raccogliere gli umori della realtà in un rapporto diretto della vita e della verità. Una verità sempre struggente ma tangibile.
È ben lontano dalla pittura fatta di gesti o da invenzioni spettacolari per stupire ad ogni costo; la sua pittura è il risultato di una pratica volta a imprimere dolcezza, sensazioni del tempo, bellezza del creato, fatta con l’animo sincero, che punta direttamente al cuore.
Nel 1993 l’incontro con il mercante Francesco Pasini risulta decisivo per la sua carriera artistica. Titolare della galleria Arstudio di Portomaggiore (FE) e Knokke (Belgio), Pasini offre al maestro Carraretto la possibilità di esporre in spazi pubblici, gallerie private e nei grandi saloni dell’arte contemporanea di Belgio, Olanda, Germania, Francia, Svizzera, Italia. Con grande soddisfazione l’artista vede le sue “poesie” diffondersi in tutta Europa. E dal 2004 in tutto il mondo, giacché la International Graphics Collection tedesca lo ha inserito nel catalogo delle affiches d’autore. Una pubblicazione a distribuzione universale, un’importante vetrina per i maggiori talenti esistenti.
In quarant’anni di attività ha realizzato più di cento rassegne d’arte, esponendo con personali in diverse città italiane ed europee. Le sue opere sono presenti in collezioni private, pubbliche e museali. Nel 2009 Giorgio Di Genova lo inserisce nel volume “Storia dell’Arte Italiana del ‘900” generazione anni Quaranta. Nel 2010 viene incaricato dal Comune di Feltre (BL) di eseguire il “Drappo per il Palio”.
Nel 2016 organizza alla Casa Dei Carraresi di Treviso, luogo deputato solo a grandi mostre di livello internazionale, una sua personale dal titolo: “Venezie, sulle orme di Hemingway”. Per l’occasione pubblica con testo di Lorena Gava, la terza superba monografia, con traduzioni in inglese. Ricca di immagini sì, ma anche di frasi celebri, di metafore, dello stesso Hemingway e di altri personaggi. E tante poesie!
Questa la storia in breve di un artista che io definisco l’ultimo dei chiaristi. Nelle sue opere appare sempre un bagliore soffuso, una luce pallida, tipicamente veneta. Sono realizzate a olio e per velature, una trasparenza lirica indescrivibile.
In questa opera riprodotta, dal titolo: “Luminosità campestre” tutto diventa sospeso. Tutto è espresso con grande leggerezza e delicatezza formale. Si avverte un vapore soffuso, una nebbia dorata, e lamelle di luce che scivolano via. Pittura che diventa dolce sussurro, pittura che è per noi e per l’artista piacere dei sensi, piacere di essere (o di tornare) in armonia con tutto il creato. Ogni opera di Carraretto, qualunque sia il soggetto, ci chiede di abbandonare il chiasso urbano e immergerci nella luce veneta per ascoltare il suono del silenzio. Rappresenta un omaggio alla sua terra, una testimonianza al suo territorio silente. Racchiude un suo vissuto: pulsioni, sogni e passioni, intese come conflitti vitali che sfociano in emozioni forti. Un’opera che nasce dallo sguardo dell’artista sul mondo che lo circonda e giunge a noi poeticamente trasformata, per ridisegnarci l’orizzonte dell’immaginario e dare un nuovo respiro all’arcobaleno del nostro vivere quotidiano.