La classe pallonara va in paradiso

di Passuale Sofi

E’ grande la soddisfazione degli italiani tutti, tifosi e non, per aver vinto con pieno merito il campionato Europeo di calcio per nazionali, battendo in finale una squadra extracomunitaria. A contendere all’Italia in finale la COPPA UEFA EURO 2000, è stata l’Inghilterra! La “Perfida Albione” che nel caso corrente ha ribadito, qualora ci fosse ulteriore bisogno, quanto appropriato fosse stato l’averle attribuito quel soprannome di incerte origini e coniato nella notte dei tempi. Ad incarnare la perfidia inglese ci ha pensato, giustamente, il suo primo ministro Boris Johnson che, tramando con i vertici UEFA, è riuscito a giocare sei partite su sette nello stadio amico di Londra in presenza di oltre sessantacinquemila spettatori, in gran parte supporter urlatori inebriati di tifo e birra. La feroce volontà del premier inglese di primeggiare nei confronti dell’EU, per poter dare così un significato ancora più concreto alla sua Brexit, ha giustificato l’audacia e la spregiudicatezza dei suoi comportamenti; connotando così la recente disputa sportiva anche di un significato fortemente politico. Nel suo braccio di ferro con la UE Johnson ha scommesso e vinto la battaglia sui vaccini acquistando dall’americana Pfizer, prima ancora dell’approvazione della stessa agenzia europea EMA (e dello stesso vaccino anglo-svedese Astra Zeneca), dosi importanti del farmaco che gli hanno consentito, di anticipare rispetto a tutti gli altri paesi la vaccinazione utile a far ripartire prima degli altri il sistema paese (oggi in parte minato dalla variante delta). E non ha resistito al tentativo di umiliare calcisticamente l’odiata Europa. Ha colto al volo, infatti, l’occasione offertagli dal goffo, anche perché comunicato frettolosamente e male, tentativo di progetto Superlega ordito da 12 top club fondatori, sei dei quali inglesi, capeggiati da Real Madrid, Barcellona e Juventus. Scopo della Superlega era quella di creare un campionato di calcio continentale elitario, fuori o dentro la UEFA, sul modello della NBA americana di Basket, per ragioni che erano e rimangono prettamente economiche. La reazione furente alla Superlega, per ovvie ragioni anch’esse di interesse economico, da parte del capo dell’UEFA Alexander Ceferin, trovava immediato sostegno nel biondo leader britannico che in poche ore con decise azioni coercitive, costringeva le squadre inglesi a ritirare l’adesione al progetto, segnando così la momentanea fine della Superlega e acquisendo crediti enormi in seno alla UEFA.

Ovviamente il presidente Ceferin ha onorato il debito contratto organizzando il torneo in maniera tale che la squadra inglese avesse una corsia preferenziale per raggiungere la finale (prevista con la Francia) o quantomeno il suo approdo in una semifinale; e soprattutto giocasse a Wembley quasi tutte le partite davanti al pubblico amico, con i supporters delle squadre avversarie fortemente penalizzati nel numero per il risibile quantitativo di biglietti loro concesso. Tra gli amici di Ceferin è da annoverare anche Il presidente della FIGC (federazione italiana gioco calcio) Gabriele Gravina, novello Grand’Ufficiale, che ha protestato sottovoce per l’esiguo numero di tagliandi riservati agli italiani per la finale. Ma non avrebbe potuto alzare di più la voce visto che l’aver soltanto minacciato la Juventus della non partecipazione al prossimo campionato italiano di calcio se non avesse rinunciato alla Superlega, gli è valso l’ingresso nel consiglio dell’UEFA passando da uno stipendio annuo di 29.000 a ben 290.000 euro. Pecunia non olet dicevano i latini …..

Ma si sa che non tutte le ciambelle riescono col buco! Almeno per gli inglesi, perché eliminato, a sorpresa dalla modesta Svizzera, lo spauracchio Francia e trovato in finale l’outsider Italia, tutto sembrava andare per verso auspicato dai sudditi di S.M. Elisabetta II. E a questo punto, il biondo primo ministro, già confortato e supportato dall’ausilio del Sultano del calcio Europeo, poteva godere anche del favore dei pronostici, tutti o quasi favorevoli ai giocatori d’oltremanica.

Arrivati al dunque della finale, provate a immaginare quali livelli di euforia raggiunge il popolo inglese che vede dopo pochi minuti dal calcio d’avvio la sua squadra già in vantaggio su quella italiana. Ma la nostra è una squadra ricca di valori e risorse, costantemente evidenziate nel corso del torneo che dopo aver balbettato per tutto il primo tempo si riorganizza nel secondo e con un pizzico di fortuna riesce a pareggiare a conclusione di un’azione concitata. Si va quindi alla lotteria dei rigori che vedono gli inglesi portarsi in vantaggio per l’errore iniziale del nostro primo rigorista. Ma ad un passo dal trionfo inglese quasi all’apice dell’estasi goduriosa, si erge a protagonista assoluto un giovane gigante, nativo di Castellammare di Stabia, che con i suoi gesti atletici stravolge le risultanze della contesa portando il popolo italiano in paradiso e gettato nello sconforto e nella più profonda disperazione quello inglese. E’ il trionfo italiano dell’allenatore Mancini che vince giocando un calcio godibile e non più catenacciaro come da stantia tradizione nazionale. Il lungo fraseggio a centrocampo, una difesa non sempre altissima ma capace di rappresentare un unicum con il centrocampo e un attacco dove gli esterni hanno potuto sempre usufruire dei varchi prodotti dai movimenti dell’unica punta, sono stati la costante di un gioco di squadra gradevole, a tratti brillante, che ha trovato nel suo giovane portiere un protagonista assoluto, tale da meritare la palma di miglior giocatore del torneo.

Di contro abbiamo visto l’affievolirsi dell’arroganza inglese e riscontrato la classica incapacità di affrontare la sconfitta, denominatore pressochè comune a tutte le squadre, con l’eccezione della Spagna di Luis Enrique. Un atroce destino (la perdita di una figlia di nove anni per una grave malattia), purtroppo, lo ha messo in condizione di discernere, dando il giusto peso serenamente e con il sorriso sulle labbra tra una tragedia umana e una pallonara.

Alla stessa stregua eviterei polemiche risibili come quella sulle medaglie “quasi rifiutate” invitando coloro che hanno una memoria labile di fare uno sforzo per ricordare quali e quanti dei nostri calciatori (qualcuno presente anche in questo torneo) si è reso protagonista di un simile gesto. Indigna invece l’attacco razzista, feroce e vomitevole dei sedicenti tifosi inglesi, a mezzo social, contro i tre calciatori di colore rei di avere sbagliato i rigori contro l’Italia.

L’indignazione non è pari, ma è comunque degna di annotazione per l’arroganza da un lato e il servilismo dall’altro, quella di pretendere con il sussiego dei conquistatori il giro in pullman scoperto per le strade di Roma offuscando in parte la gloria per l’impresa sportiva. Spiace la mancanza di senso civico, ormai assunto a male cronico nazionale, da parte di chi dovrebbe dare l’esempio e al contempo l’assenza di rigore giuridico e morale da parte di chi è preposto alla salvaguardia della salute pubblica. In ogni caso W l’Italia.

                     

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