MA BOCCIAMOLI TUTTI!!!

MA BOCCIAMOLI TUTTI!!!

di Raffaele Simoncini

Ricordo, indelebile, un antico “valore” della scuola del passato, che la mia maestra delle scuole elementari era solita ripeterci, fino alla nausea, come preavviso intimidatorio: “Vi boccio tutti! La scuola è una cosa seria e chi non vuole studiare vada a lavorare!!” A parte il richiamo punitivo al lavoro, come fatto dequalificante rispetto alla scuola e al sapere (nell’attualità, “andate a lavorare” sarebbe un invito molto apprezzato!!…), mi sono posto spesso dinanzi ad un interrogativo di tal tipo e l’ho sempre pregiudizialmente rifiutato; sull’onda dell’esplosione della scuola di massa, da professore alle prime armi, ho ritenuto che la scuola pubblica dovesse comunque promuovere e che si dovesse e potesse lasciare alla cosiddetta “vita” il gravoso compito di bocciare “gli asini”. Ma è proprio così? Non sarebbe molto più giusto e democratico bocciarli tutti, i cosiddetti “asini”? Ma certo, bocciamoli tutti!
Alcuni piccoli, marginali, irrilevanti esempi, ci dimostreranno quanto sia stato utile bocciare studenti non bravi, nel corso dei secoli.
Muoviamo questa breve indagine dal mondo della scienza. Isacco Newton (1643-1727) fisico e matematico inglese, teorico della gravitazione universale, non fu, come ci narrano le biografie, un allievo encomiabile negli studi umanistici e in quelli matematici. E refrattario agli studi matematici fu anche Benjamin Franklin (1706-1790), che fece numerose invenzioni, tra le quali abitualmente si ricorda quella del parafulmine. Particolarmente rilevante fu anche la carriera scolastica di Gregor Mendel (1822-1884), monaco agostiniano: egli fu più volte bocciato e non riuscì ad ottenere il diploma di insegnante. A lui si devono gli studi che, attraverso la coltivazione combinata di fagioli, gli consentirono di formulare le celebri “leggi di Mendel”, alla base delle leggi evolutive dell’ereditarietà: una conferma sperimentale delle teorie evolutive di Charles Darwin, contenute ne L’origine della specie (1859). E che dire di Louis Pasteur (1822-1895)? Egli è considerato il fondatore della microbiologia: fisico e anche chimico, fece molte scoperte: basti ricordare la fermentazione del vino e dell’aceto e il fenomeno della pastorizzazione. Neppure Pasteur fu considerato uno studente esemplare e – guarda caso – risultò mediocre in chimica! Forse, sarebbe ancora da ricordare un certo Galileo Galilei (1564-1642), fondatore della scienza moderna, fisico, chimico, filosofo, astronomo, matematico: di certo, il fondatore del metodo scientifico e il più grande scienziato della sua epoca e dei secoli successivi. Ebbene, indirizzato agli studi di medicina dal padre, nel 1580, nella università di Pisa, egli li abbandonò definitivamente nel 1585 e proseguì i suoi studi di matematica e fisica a Firenze e poi a Padova. Ovviamente, Galileo non conseguì mai un titolo di studio o una laurea. Sia Sigmund Freud (1856-1939), fondatore della psicoanalisi, sia Carl Gustav Jung (1875-1961), suo amico e allievo per qualche tempo, ebbero qualche problema con la scuola; Freud riuscì a laurearsi solo da fuoricorso, con due anni di ritardo, mentre Jung fu qualificato, in verde età, irrimediabilmente “stupido”. Non può mancare, in questa breve e lacunosa rassegna, il riferimento a Ronald Ross (1857-1932), premio Nobel per la medicina nel 1902, famoso per aver individuato il parassita della malaria; anche questo povero scienziato da strapazzo fu bollato dalla scuola come “stupido”! E come non concludere con due italiani poco noti e conosciuti, ovvero Alessandro Volta (1745-1827), inventore della pila, e Guglielmo Marconi (1874-1937), cui si deve la scoperta del telegrafo senza fili? Ambedue furono bocciati in fisica e lasciarono la scuola!
Se dalla scienza ci spostiamo verso la letteratura, scopriremo molte cose interessanti e inaspettate. William Skakespeare (1564-1616), senza alcun dubbio il più grande drammaturgo di tutta la tradizione culturale occidentale, non andò oltre la cosiddetta scuola media; Lev Tolstoj (1828-1910), uno dei più grandi scrittori della letteratura russa ed europea, autore, tra l’altro, di Guerra e pace (1869) e di Anna Karenina (1877), fu bollato dalla scuola con l’infamante termine “irrecuperabile”. Qualcosa di simile accadde a Honorè de Balzac (1799-1850), considerato tra i personaggi più importanti della sua epoca, precursore del naturalismo francese: autore di opere famose anche in ogni altra cultura non francofona [da ricordare, almeno, i romanzi Eugenia Grandet (1833), Papà Goriot (1835), Illusioni perdute (1837)], egli fu ritenuto un allievo “svogliato e disubbidiente”. In quanto a Jean de La Fontaine (1621-1695), autore, tra le altre cose, di celebri e notissime favole, che hanno da sempre incantato l’infanzia di generazioni intere, perché aventi per protagonisti gli animali, fu dichiarato, dai maestri della sua epoca, un “pessimo scolaro”. Gustave Flaubert (1821-1880), autore della celeberrima opera Madame Bovary (1856) e dell’altro conosciutissimo romanzo L’educazione sentimentale (1869), fu considerato, da bambino, “l’idiota della famiglia”, perché faticava non poco ad apprendere a leggere e otteneva stabilmente scarsi risultati. Egli, da tutti ritenuto uno dei più grandi scrittori francesi di sempre, ebbe un notevole riconoscimento letterario da parte di Jean Paul Sartre (1905-1980), che a lui dedicò il saggio L’idiota di famiglia – Saggio su Flaubert (1971-72). Per restare nel mondo francese, c’è un altro clamoroso esempio di fallimenti scolastici: questo personaggio, infatti, ebbe zero in letteratura, nel suo liceo, e agli esami di maturità fu bocciato per ben due volte!! Di chi si tratta? Ma di Emile Zola (1840-1902), fondatore del naturalismo, che era una diretta emanazione del realismo, Zola è tra i massimi scrittori della cultura europea ottocentesca e uno dei personaggi più noti al mondo, per la sua particolare aderenza al vero, in tutti i suoi numerosi e famosi romanzi del ciclo dei Rougon-Macquart. Disse di lui il suo capoufficio al Ministero della Marina, stendendo le sue note caratteriali: “impiegato coscienzioso, che però non sa scrivere”. Si tratta di Guy de Maupassant (1850-1893), allievo di Gustave Flaubert, scrittore di assoluto rilievo, autore, tra le altre opere, dei romanzi Una vita (1883) e Bel ami (1885). Infine, da pescarese di adozione, mi pare opportuno ricordare che Gabriele D’Annunzio (1863-1938) fu bocciato in italiano.
Dopo questo elenco “strano”, apparentemente “paradossale”, mi convinco sempre più che non depone a mio favore l’aver conseguito una laurea; ma che, se possibile, peggioro notevolmente la mia situazione, continuando a scrivere per Il Sorpasso…

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