Parco Nazionale della Majella: un territorio da vivere
Parco Nazionale della Majella: un territorio da vivere
di Simona Speziale
“Per le genti d’Abruzzo la Majella è la Madre, il simbolo della terra d’Abruzzo, della fertilità, della terra è … la Terra stessa.”- Terre di Maja
Il Parco Nazionale della Majella istituito nel 1991 si trova in Abruzzo e occupa circa 35 km di territorio estremamente eterogeneo dal punto di vista morfologico.
Il panorama spazia dal Gargano ai Monti Sibillini, affacciando sul Mare Adriatico con le coste della Dalmazia visibili in particolari condizioni: non si può neanche immaginare lo spettacolo che offre il mare visto da 2070 mt. di altitudine né il cielo all’alba e al tramonto o gli incantevoli tappeti di nuvole.
La montagna scende a valle compatta tra pascoli intercalati a dirupi, rocce, selve e ghiaioni.
Verso il basso i fenomeni carsici hanno creato cavità sotterranee e grotte: le più note sono le Grotte del Cavallone dette della Figlia di Iorio, una scalinata intagliata nella roccia viva con 174 gradini su una parete rocciosa larga 15 mt e alta 30 mt permette l’accesso all’abisso che si articola in gallerie, strettoie, ramificazioni e duomi alti fino a 80 mt.
Da Passo Lanciano alla vetta del Monte Amaro ci sono quattro rifugi: il primo a 1350 mt è il Rifugio Paolucci; a 1620 mt il famoso albergo Mamma Rosa, vicino alle piste attrezzate; il Rifugio Pomilio in località Majelletta a 1888 mt al termine della strada di proprietà dell’ente Parco Majella che da Pretoro sale al Blockhaus.
Quest’ultimo deve il suo nome ad un fortino che anticamente sorgeva sul posto e difendeva le zone limitrofe dai briganti dediti al banditismo: proprio qui finisce la strada transitabile in macchina ed insieme a lei tutto ciò che riguarda la ricettività turistica.
Salendo verso la Sella di Acquaviva si incontra il Bivacco Carlo Fusco a 150 mt circa dalla vetta del Monte Amaro, che affacciato sulla Valle della Femmina Morta è secondo per altitudine dopo il Gran Sasso. Dopo il Rifugio Manzini che può ospitare non più di otto persone si giunge alla vetta della Majella. La vegetazione selvatica profumata di erbe aromatiche ha per protagonista il pino nero, mentre per la fauna ricchissima i protagonisti sono: lupo e aquila reale con volpi, ghiri, orsi e picchi muraioli.
Il posto ha subito un forte sviluppo turistico con alberghi e impianti per lo sci concentrati a tavola rotonda in modo da preservare l’equilibrio naturale. Il comprensorio è diviso in due stazioni: Passo Lanciano da 1300 a 1650 mt, con piste che si snodano nella folta faggeta e la Majelletta da 1650 a 1995 mt, con attrezzato snowpark e ampi campi di neve per carving, fondo, sci-alpinismo, trekking e ciaspolate. I piccoli borghi che circondano il massiccio come Pretoro, Pennapiedimonte, Roccamorice, Fonte Romana, da Pacentro a Campo di Giove, Fara San Martino, Sant’Eufemia a Majella e così via fino a valle ne fanno un’ambita meta del turismo esperenziale, nonché religioso con il Sentiero dello Spirito sul cammino di Celestino V. Notevoli le aree naturalistiche: il fitto bosco di Lamabianca nella Valle Giumentina con le fonti che offrono refrigerio; la Valle del fiume Orfento; la Valle del fiume Orta, con la Grotta scura e la Cascata della Cisterna.
I tour enogastronomici possono contare su ottimi prodotti handmade tra cui olio evo e vino abruzzesi e piatti tradizionali come le “Sette sorelle della Maiella” che sono in ordine:
Pancotto pastorale con gli òrapi: spinaci selvatici che cotti a parte si mischiano al pane secco, al siero e alla ricotta;
Spaghetti alla trappittara: preparati con l’olio nuovo, aglio, peperoni dolci di Altino e alici salate;
Pallotte cace e ov: polpette di formaggio, uova e pane raffermo, senza carne, fritte e poi ripassate al sugo di pomodoro;
Brodo di cardone: con tacchino o gallina, coste di cardo lessate, polpettine di vitello magro, uova e parmigiano;
Frascarielli e fagioli: ritagli di polenta con fagioli lessati con aglio e rosmarino, conditi con un soffritto di sfrizzoli, un misto di pancetta a cubetti, salsicce a pezzi, spuntature e peperoncino fritti;
Pizza e fuije: verdure di vario tipo selvatiche e coltivate, come il cacigno e le fuije de cole (una specie di verza) si lessano con le patate e si ripassano con aglio soffritto in olio evo, e si mangiano con la pizza di granturco, detto in dialetto randìnje, sardelle e peperoni secchi fritti;
Minestra di farricello: si ottiene unendo al soffritto di lardo battuto, trito di cipolle, sedano e carota in olio evo, il brodo vegetale nel quale si cuoce il farricello.
Posso assicurarvi che non basta il tempo di una vacanza, la Majella va vissuta perché colpisce, emoziona e regala un’esperienza unica ed irripetibile.
Immagine di copertina di Silvia Falcone.
INFO e IMMAGINI https://www.italytravelweb.it/majella-parco-nazionale-della-majella-blockhaus/